Carlos Moyà 21 anni fa diventava numero 1 al mondo

È il 15 marzo 1999, finale del Super 9 (corrispondente dei Masters 1000 attuali) di Indian Wells: Carlos Moyà perde al quinto set una bellissima e combattuta finale contro Mark Philippoussis. Poco importa però, perché grazie a quel risultato il maiorchino supera Pete Sampras in classifica e diventa il primo spagnolo numero 1 del mondo dal 1973. A fare la differenza però, è stato il 1998 stratosferico dell’iberico: vittoria a Montecarlo, primo di 3 Super 9 in carriera, al Roland Garros in finale contro il connazionale Alex Corretja, semifinale allo US Open dove perde in 4 set ancora con Mark Philippoussis, finale a Maiorca (equivalente degli ATP 250 attuali), persa con Gustavo Kuerten e finale alla Tennis Masters Cup (corrispondente alle ATP Finals oggi) persa con Alex Corretja al quinto set dopo essere andato in vantaggio per 2 set a 0.

Tutti questi risultati gli hanno fatto raggiungere il posto più alto del ranking, anche se solamente per 2 settimane, perché è stato risuperato da Sampras. Successivamente però è calato notevolmente in classifica, uscendo anche dalla top 50 nel 2000. Si riaffaccia nuovamente alle vette del ranking tra il 2002 e il 2005, rimanendo stabilmente in top 10, senza però mai superare il 4 posto.

Carlos Moyà si può dire che ha avuto una carriera da spagnolo, che notoriamente sono più prestanti sulla terra rossa, con qualche exploit sul cemento e grosse difficoltà sull’erba: infatti su 20 trofei conquistati di cui 1 slam e 3 Masters, 16 erano sulla terra rossa e quattro sul cemento, con il più importante ottenuto a Cincinnati contro Lleyton Hewitt. Considerando anche le 24 finali perse si aggiungono 12 finali su terra e altre 12 su cemento, delle quali la più prestigiosa è certamente quella raggiunta all’Australian Open. Come appunto accennato in precedenza, l’erba non figura da nessuna parte nella carriera dell’iberico e infatti il miglior risultato a Wimbledon è stato un quarto turno nel 2004. Ritiratosi nel 2010 ha intrapreso la carriera da allenatore che lo ha portato a diventare il coach di Rafael Nadal nel 2017, anno in cui è tornato a vincere 2 slam dopo due anni di astinenza.

E allora buon “anniversario” a uno dei più grandi esponenti del nuovo movimento spagnolo, che prima del 2000 non aveva mai vinto una Davis e che nelle ultime 20 edizioni ne ha vinte 6, anche grazie a un certo Rafael Nadal, ma questa è un’altra storia.

Di Thomas Scarinzi

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