BARAZZUTTI E MONTECARLO – Corrado Barazzutti ha un feeling speciale con quel meraviglioso salotto tennistico che è il Country Club di Montecarlo. Tra l’azzurro del mare che si confonde con il cielo, al cospetto di qualche testa coronata e pure con il profilo dei panfili che si stagliano all’orizzonte, il “soldatino” ha già qualche bell’impresa da vantare al suo curriculum.
Da queste parti Barazzutti esordì 20enne, nel 1973, passando due turni con Warwick e Orantes prima di cedere 6-2 6-3 alla glaciale regolarità di un giovanotto svedese di bellissime speranze, tale Bjorn Borg, per poi guadagnare un posto in finale nel 1977, proprio con Borg, dopo aver liquidato rivali non certo di secondo piano, nell’ordine l’olandese volante Okker, l’ungherese Taroczy ed il cecoslovacco d’avanguardia, Kodes, perdendo all’atto conclusivo con l’onorevole punteggio di 6-3 7-5 6-0. L’anno dopo, 1978, cede in semifinale a Tomas Smid, 6-3 6-1 in verità troppo severo per le ambizioni e le credenziali sul rosso di Corrado, che da quel dì collezionerà poi tre sconfitte al primo turno ed una al secondo con McEnroe nel 1980.
L’EDIZIONE DEL 1983 – Eccoci dunque al 1983. Nel frattempo Barazzutti, evidentemente già entrato nella fase discendente di una carriera impreziosita da una vittoria in Coppa Davis in Cile nel 1976 e tre altre finali nel 1977, 1979, 1980, due semifinali Slam a Forest Hills nel 1977 (battuto 7-5 6-3 7-5 da Connors) e a Roland-Garros nel 1978 (demolito, ma poteva essere altrimenti?, da Borg 6-0 6-1 6-0), una partecipazione al Masters e si è arrampicato ad un’eccellente settima posizione del ranking ad agosto, come solo Pietrangeli e Panatta prima di lui, è sceso oltre la centesima piazza in classifica, obbligato pertanto a passare attraverso le forche caudine delle qualificazioni per garantirsi un posto in tabellone.
Il torneo di Montecarlo ha in Lendl, testa di serie numero 1 e gran favorito alla vittoria, e in Vilas, numero 2 del seeding e detentore del titolo proprio contro il cecoslovacco nonchè finalista nelle ultime tre edizioni, i due protagonisti più attesi, con l’altro argentino di grido, Clerc, il pallettaro spagnolo, Higueras, lo svedese rampante, Wilander, l’idolo di casa, Noah, il recente re di Roma, Gomez, e il primo prodotto di Bollettieri, Arias, a completare la lista dei primi otto giocatori candidati al successo finale.
Ma che sarà un torneo non certo avaro di sorprese è chiaro fin da subito, quando il tennis imprevedibile dell’israeliano Shlomo Glickestein produce d’entrata la clamorosa eliminazione di Lendl, battuto in tre set 6-2 3-6 7-5, a cui fanno seguito le premature eliminazioni al debutto di Clerc, estromesso dall’ultimo Borg capace di vincere una partita di tennis prima del ritiro dall’attività, 6-1 6-3, Higueras, fatto fuori nel derby iberico dal “vecchio” Orantes, 6-4 6-2, Gomez, che inciampa in Edmondson, 7-5 0-6 6-3, e Arias, prima vittima di quell’inatteso ospite a questi livelli che è l’americano mel Purcell, 6-4 6-1.
E tra tanti pezzi da novanta che anzitempo riprendono la strada per tornare a casa, ecco che Barazzutti trova la sua liberata da qualche ingombro di troppo, per disegnare la settimana perfetta, o quasi, a suggello dell’eccellente carriera. Il friulano, nato ad Udine il 18 febbraio 1953, entra in lizza sbarazzandosi agevolmente di un altro vecchio marpione del circuito, l’americano Harald Solomon, che fu avversario di Panatta nella gloriosa finale parigina del 1976 e che con il nostro ha un bilancio di 6 vittorie a 0, che beneficia di una wild-card in qualità di presidente dell’associazione dei tennisti per venir poi seccamente battuto dal portacolori azzurro con un duplice 6-3. Fuori Gomez, al secondo turno Corrado incrocia Edmondson, che non è uno specialista della terra battuta, che ha pure il poco invidiabile record di essere il vincitore con la peggior classifica di una prova del Grande Slam, numero 212 quando nello stesso 1976 trionfò in finale agli Australian Open contro Newcombe, che si arrende al nostro in due set, 7-5 6-1.
L’IMPRESA CONTRO VILAS – Barazzutti è in fiducia, e gioca pure un ottimo tennis, al solito affidandosi a corsa, regolarità e precisione nel gioco da fondocampo. Ma l’ostacolo che si para al suo cospetto ai quarti di finale, vale a dire Guillermo Vilas, è di quelli da far tremare i polsi. E ad onor del vero i pronostici sembrano proprio condannare Corrado, così come i precedenti, ben sei, tutti a favore del sudamericano e senza neanche il conforto di un set vinto, a Teheran nel 1975, a Roma e al Roland-Garros nel 1976 e le tre volte successive alla Coppa delle Nazioni a Dusseldorf. Ma a Montecarlo è l’ora di infrangere il tabù, in un match che slitta al sabato mattina a causa del perdurare del maltempo, anche se il primo set, messo in saccoccia da Vilas con un netto 6-2, non pare dover smentire le indicazioni del ranking mondiale. Nel secondo set, quando meno te lo aspetti, invece, il copione del match cambia radicalmente. Barazzutti è sempre più incisivo nel gioco di difesa, Vilas smarrisce l’ispirazione e il 6-3 che rimanda al set decisivo è cosa fatta. Al terzo set l’argentino sale 3-0 ma non basta, l’italiano infila cinque giochi consecutivi, sul 5-3 vanifica tre match-point, vede il grande avversario rifarsi sotto sul 5-4, infine chiude la sfida 6-4 qualificandosi alla semifinale con Wilander.
La bella storia di Barazzutti a Montecarlo termina qui. La fatica accumulata nel match con Vilas si fa sentire un’ora dopo quando Corrado è chiamatao alla sfida di semifinale con Wilander, che con Taroczy, il connazionale Sundstrom e il talento incostante di Leconte si impone comodamente in due set, per fare altrettanto con Barazzutti, 6-2 6-3.
Mats porterà a termine vittoriasamente la sua “campagna monegasca“, battendo in finale Purcell, già proprio lui, l’inatteso che non ti aspetti, 6-1 6-2 6-3, ma quel che resta è quel Barazzutti stoico, battagliero e infine pure vincente. Da vero, buon “soldatino“.
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