Categories: TENNIS HISTORY

La rivalità tra Federer e Nadal: l’interruzione del “duopolio”

Leggi anche la prima parte, la seconda parte e la terza parte.

Il 2010 è l’anno in cui il duopolio dei due fenomeni inizia ad entrare in crisi: Djokovic, Murray, Del Potro e Soderling sono i principali artefici di tale processo; questi “nuovi” talenti si oppongono con forza alla storia che procede, intralciando più e più volte il cammino di Nadal e Federer. Essi si incontrano soltanto in due occasioni durante l’anno: a Madrid, nella rivincita della precedente edizione, Rafa conferma la sua supremazia sulla terra battuta, scardinando la difesa di Roger e conquistando il titolo. A fine anno, lo spagnolo porterà a casa il premio “Best comeback of the year” grazie ad una continuità disarmante, che lo vede nuovamente ottenere la doppietta Roland Garros-Wimbledon, senza però mai incontrare il rivale. Ritorna così in cima alla classifica e, non sazio di vittorie, conquista anche lo US Open, sconfiggendo Djokovic in finale. La seconda sfida dell’anno si disputa nella O2 Arena di Londra in occasione del Masters di fine anno: Roger la spunta al terzo set, troppo superiore sulle superfici indoor, concludendo così la sua annata con un Australian Open e le Finals in tasca.

Nel 2011 ci sono ben altre quattro tessere da aggiungere al meraviglioso mosaico. Nadal si impone a Miami ed a Madrid. Le altre due sfide, sicuramente più sintomatiche di ciò che i due hanno mostrato in questi anni, si disputano al Roland Garros ed al Masters. Nel primo caso, il re della terra battuta rafforza la sua supremazia su questa superficie; nella seconda occasione, Roger sistema le cose con un perentorio 6-3 6-0. Iniziano ora le due ultime annate vere, con i giocatori ad alto livello. Nel 2012 una vittoria per parte, nel 2013 quattro su quattro per Nadal. Significative, a tal proposito, principalmente due sfide, una per anno. A Miami 2012, Federer sconfigge Nadal e ciò non accadeva (su cemento outdoor) dal 2005; nella stagione successiva, invece, Rafa lo sorprende al Masters di fine anno, battendolo indoor per la prima volta.

Da qui in poi, nonostante le speranze dei tifosi, solo due incontri: Nadal batte Federer in semifinale all’Australian Open nel 2014, lo svizzero si prende la rivincita nel torneo di casa, a Basilea, alzando al cielo la “sua” coppa. Il rendimento di entrambi inizia gradualmente a calare. Si assiste solo sporadicamente a partite di alto livello da parte loro; l’aspetto più demoralizzante è rappresentato dal loro essere ormai “umani”, dal fatto di costituire facile preda per giocatori che in passato non riuscivano a conquistare che pochi game. Insomma, Nadal e Federer non riescono più a far valere il loro vantaggio psicologico. Soprattutto Rafa, in tal senso, non incute più quel timore reverenziale che lo rendeva, agli occhi dell’avversario, una montagna da scalare. Lo svizzero paga lo scotto dell’età e dei tanti anni trascorsi ai massimi livelli; lo spagnolo deve fronteggiare continui problemi fisici derivanti dal logorio a cui ha sottoposto il suo corpo durante la sua carriera.

Certo, un ruolo di primaria importanza nello sgretolamento delle loro certezze è stato ricoperto da Djokovic e Murray su tutti. Lo scozzese si è imposto da poco in modo netto, ma il serbo ha dominato nel circuito in modo imperioso negli ultimi anni. Un mix tra problemi fisici e un’aumentata concorrenza ha posto le basi per le rispettive cadute dalla vetta. Che poi, in realtà, solo di recente i due hanno abbandonato i primi posti della classifica nonostante il rendimento non all’altezza; ciò testimonia ancor di più la loro immensa grandezza.

I numeri, ovviamente, non fanno altro che confermare tutto questo discorso ed anche, perché è giusto che sia così, fomentare la sfida tra i tifosi. Federer è il tennista con il maggior numero di Slam nella storia del tennis nell’era Open, stabile a quota 17. Al secondo posto di questa speciale classifica, tanto per cambiare, si colloca Nadal, a quota 14. Nei confronti disputatisi negli Slam, però, Rafa è in vantaggio 9-2 (6-2 in finale); anche con questo dato, si spiega l’impressionante 23-11 in suo favore negli scontri diretti. Il maiorchino è stato l’unico a dominare in modo così netto lo svizzero, sì fisicamente ma soprattutto mentalmente. Entrambi hanno poi conquistato il Career Grand Slam: altrimenti non poteva essere per giocatori di questo calibro. Affascinanti, però, non sono soltanto i numeri, ma le differenti idee nello stare sul campo che a breve scopriremo.

Articolo pubblicato originariamente nel blog “Penne Sportive” (Pagina Facebook).

Simone Marasi

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