Le lacrime che sgorgano dal volto stanco di Cecchinato dopo il match point custodiscono teneramente l’ingenuità mista alla timida consapevolezza di chi sta vivendo un sogno.
L’incredulità che avvolge tutti fa sfondo emotivo ad uno scenario degno della più affascinante trama hollywoodiana.
La partita è un’altalena di emozioni, pathos, gladiatorio ardore ed empatia palpabile di un’intera nazione, che meravigliata ammira l’artista dipingere un tennis coraggioso e spumeggiante supportato da gambe leggiadre e dalla scaltrezza di chi è abile nel cogliere l’attimo destinato ad estendersi all’eternità sportiva.
Il pianto e l’abbraccio finale con il “plastico” rivale serbo sono memorabile testimonianza del miracolo sportivo ed umano del quale si è reso protagonista il tennista nostrano.
Un’impresa sconfinata nella più romantica ed irrazionale avventura fiabesca che pare non conoscere fine.
Cecchinato incarna il desiderio utopico che diviene concreta realtà sportiva, la passione, l’impavidità ed il disincanto di chi supera un’illusione e di chi non vuole smettere di meravigliare e meravigliarsi.
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