Coppa Davis: tra miracoli, giochi di prestigio e saluti eccellenti

Storie di Davis e di colori nazionali, con il cuore che spesso vale più di cento posizioni nel ranking mondiale.

A volte succede, altre semplicemente no. A volte non puoi neanche sperare, a volte tutto sembra venire fuori dal nulla. Sono storie di Davis, quell’unico, caldo luogo tranquillo in cui un tennista non è solo, in cui qualcuno può dirgli con esattezza cosa sta succedendo, e nel quale il solito tesissimo tennista viene tifato incondizionatamente da tante persone all’unisono, tutti insieme uniti per uno stesso obiettivo o, in molti casi, uno splendido sogno ad occhi aperti.

L’ItalTennis, sogni e orgoglio a parte, dalla trasferta elvetica non si aspettava niente di particolare vista soprattutto la disparità di valori assoluti in campo, la quale proprio non si può ignorare. Federer, Wawrinka e tutti sotto la doccia. Grande merito va comunque all’Italia che ci crede, che si presenta con i suoi effettivi migliori, a differenza di altre compagini, e che da comunque del filo da torcere agli avversari, soprattutto con un ritrovatissimo Simone Bolelli che riagguanta i livelli che gli competono dopo l’operazione al polso della scorsa primavera.

Finale: Suisse-France. Poteva esserci miglior epilogo per questa Davis Cup 2014? Obiettivamente le formazioni che si affronteranno nell’ultimo atto della competizione sono di gran lunga superiori alle altre in gara, anche visti gli esclusi eccellenti ai quali faremo riferimento più tardi. Da una parte Roger Federer e Stan Wawrinka, dall’altra Richard Gasquet e Jo-Wilfried Tsonga; se la Svizzera dietro ai due artiglieri principali non può vantare dei validi rincalzi (Lammer e Chiudinelli non sono paragonabili ai titolari), la Francia può vantare seconde linee di valore, come Gael Monfils, Gilles Simon e due doppisti d’eccezione come Julien Benneteau e Edouard Roger-Vasselin, in caso la coppia titolare avesse bisogno di tirare un po’ il fiato.

D’altronde si è visto perfettamente lo scorso anno nella finale tra Serbia e Rep.Ceca, o nell’incontro tra Italia e Gran Bretagna (nonostante il miracolo-Fognini), che con un solo grande campione la coppa è tutt’altro che alla portata, nonostante i plausibili 2 punti su 5 già in cascina, come fu per Djokovic nella finale di Belgrado.

Semifinali ormai concluse e una finale della quale si parlerà anche troppo nel prossimo futuro. Tutto qui, dunque?

Non ci siamo scordati affatto dei playoff, vera fucina di spettacolo dello scorso weekend: L’Olanda ha vissuto una situazione tipo “Il Signore degli Anelli”, quando tutto sembra già deciso e da un momento all’altro, in sella al suo bianco destriero, si palesa un certo Marin Cilic, recente campione US Open che viene da un periodo niente male, e toglie le castagne dal fuoco per il Team Croatia. Canada, U.S.A. e Australia fungono da schiacciasassi grazie agli araldi Raonic, Isner e Kyrgios, e si candidano a sorprese nella prossima stagione di Davis, visto anche l’apporto dei rispettivi N.2 Pospisil, Querrey e Hewitt. Il Belgio si affida alla versione “super” di David Goffin, il quale sembra tornato ai suoi massimi storici in questo 2014, e l’Argentina si salva contro Israele grazie ad una grande prova di Leonardo Mayer e al quinto decisivo punto portato a casa da Carlos Berlocq.

L’oro puro arriva dal Brasile, più precisamente dalla racchetta del sempiterno Thomaz Bellucci, il quale batte Andujar rimontando da 0-2 e nella terza giornata, sul 2-1 carioca firmato anche dagli ottimi doppisti Melo-Soares, riesce ad avere la meglio nientemeno che su Roberto Bautista-Agut, 67 posizioni più in alto nel ranking mondiale, più precisamente N.15 del mondo. Come lui rischiano di fare i padroni di casa in India, i quali rischiano di ribaltare un pronostico già scritto quando, sul 2-0 Serbia, Paes e Bopanna si trovano sotto di due set e un break, prima di prendersi il match di doppio per 8-6 al quinto set. Ci pensa poi Somdev Devvarman a stordire Dusan Lajovic nel quarto incontro impattando la disputa sul 2-2. Di mezzo, a salvare Djokovic, Troicki e gli altri assenti eccellenti, ci si mette il promettentissimo giovane allenato dall’azzurro Diego Nargiso, ovvero Filip Krajinovic, che batte Bhambri e chiude i giochi sul 3-2.

Che meraviglia, quando le emozioni arrivano anche da dove meno te le aspetti. O forse è proprio dalla Davis che ci si dovrebbero aspettare, cerchiando a matita rossissima le gravi assenze nel corso dell’anno solare dei grandi che, portafoglio e conti alla mano, della Davis proprio non ne vogliono sapere, o comunque il livello di priorità sembra scendere ad ogni primavera.

Italia che vieni, Italia che vai, ricorda di preservare il valore della bandiera sopra la testa e cucita sul cuore. Non è intenzione di nessuno quella di fare la predica a grandi e piccoli del tennis mondiale, ma l’augurio, insieme a quello di trovare il nuovo fenomeno Tricolore, è quello di mantenere viva la voglia di trionfare abbracciandoci e complimentandoci l’un l’altro, dando il giusto valore a tutto ciò che di buono un circuito così variegato può offrire.

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