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Ora Quinzi va lasciato tranquillo

La prima volta non si scorda mai, in qualsiasi esperienza. E per Gianluigi Quinzi non sarà diverso, considerato il lungo e travagliato percorso che lo ha condotto alla prima vittoria nel circuito maggiore: all’ATP 250 di Marrakech, sulla calda terra rossa del Marocco, il tennista azzurro si è imposto in due parziali sull’esperto Mathieu, liberandosi di un macigno che da troppo tempo ne limitava attenzione e prestazioni. Tra l’altro tutto ciò alla prima apparizione ufficiale in un torneo ATP. E adesso è giunto il momento da parte di giornalisti e addetti ai lavori, evitando di replicare il passato, di non caricarlo di pressioni e attenzioni eccessive. Una cosa è il supporto, altro è l’accanimento.

FINE DEL “TUTTO E SUBITO” – La cultura sportiva italiana è tradizionalmente fondata sulla fretta, sulla voglia di ottenere il successo non nel minor tempo possibile, ma immediatamente, che è diverso. Ciò appartiene in modo indifferente alla maggior parte degli sport, con il calcio come esempio eccellente, specialmente con riferimento alle figure dell’allenatore e del giovane calciatore. Questo modo di pensare viene ovviamente veicolato soprattutto dalla stampa, che non perde occasione per caricare di pressioni un ragazzo talentuoso, amplificandone all’infinito la risonanza mediatica ed indirettamente condizionandone il modo di agire. Non tutti (o forse quasi nessuno?!) riescono a gestire correttamente la tensione, finendo per perdersi nella loro stessa debole mente.

Un giovanissimo Quinzi.

QUINZI INSEGNA – Il buon senso vorrebbe ora che, riferendoci al nostro sport, Gianlugi Quinzi fosse lasciato letteralmente in pace, permettendogli di concentrarsi solo ed esclusivamente sul proprio tennis. Negli anni passati, la mole di pagine scritte su questo ragazzo, etichettato a più riprese come “futura stella del tennis mondiale” o “futuro tennista italiano di spicco”, è stata enorme ed asfissiante, a tratti fastidiosa. Le cose sono poi andate diversamente ed il ragazzo non è riuscito ad esprimersi subito ad alti livelli, tra cambi di allenatori e risultati insoddisfacenti. L’era dei teenagers non deve giustificare un accanimento mediatico su un giovane; che poi, a ben vedere, solo Nadal negli ultimi anni è riuscito a vincere uno Slam da giovanissimo (nemmeno sua maestà Federer, tanto per citarne uno). Quinzi è un classe ’96, ha ancora solo ventun anni; se emergesse definitivamente a 25 o 26, quale sarebbe il problema? Non si può ora pretendere, nuovamente, che l’azzurro bruci le tappe ed inizi a vincere match a ripetizione tra i “grandi”. Va lasciato lavorare tranquillamente, senza addossargli inutili tensioni. Il talento abbonda, deve essere affinato e migliorato. Tutto ciò può avvenire solo con un lavoro sereno. Quindi basta con le pretese immediate e via libera al supporto sensato ed equilibrato.

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Luca Sassone

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