Thomas Fabbiano: nella botte piccola c’è il vino buono

Se dovessimo scegliere un’immagine emblematica di Thomas Fabbiano sceglieremmo sicuramente quella che lo vede ritratto mentre, a rete, stringe la mano a Opelka il 16 gennaio del 2019, Australian Open. Una rivisitazione storica di Davide contro Golia su un campo da tennis.  173 cm contro 213 cm, America vs Puglia, Potenza vs Estro. Vittoria al quinto set, dopo aver incassato 67 ace, aver resistito in trincea, con quella caparbietà tipica di chi ha faticato ad arrivare fin lì.

Una storia partita da lontano e con ottime premesse e con rispettabili promesse: numero 6 junior, campione di doppio del Roland Garros under 18 del 2007. 

Le prime vittorie ATP arrivano però solo nel 2016 e nel mezzo tanti tornei (e vittorie) nel circuito Challenger e Futures. Alla fine ha sempre faticato a ritagliarsi un posticino nel tennis nostrano, sempre a rincorrere i risultati di Fognini e Seppi prima, ad osservare gli exploit di Cecchinato prima e Berrettini poi, e infine ad ammirare le giovani leve Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. 

Nella botte piccola c’è il vino buono, quello tipico tarantino, la sua provincia d’origine, il Primitivo di Manduria. Vino che il buon Thomas ha esportato in tutto il mondo, in giro per gli Slam, dove è risultato molto apprezzato dal pubblico, meno da alcuni scalpi eccellenti, come Wawrinka a Wimbledon 2018, Tsitsipas a Wimbledon 2019, Thiem agli US Open 2019. Questi ultimi che sarebbero stati i protagonisti della finale delle ATP Finals, mica pizza e fichi. 

Non è un caso che la stagione passata sia stata forse, all’alba dei 30 anni, la migliore del nostro Thomas, mai appariscente ma sempre così professionale: terzo turno a Wimbledon e agli US Open. Una maturità che lo ha portato stabilmente a ridossi dei TOP 100 (miglior ranking 70, a fine 2017)

Il vino, d’altronde, quando invecchia è più buono. E allora non ci rimane che aprire una bottiglia per festeggiare insieme il tuo compleanno: auguri Thomas!

Federico Cembalo

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