La svolta australiana contro il match fixing

«Non ci sono prove di una corruzione diffusa nel tennis australiano, però siamo consapevoli dei pericoli che si nascondono dietro questa piaga. Infatti stiamo rafforzando le nostre misure di prevenzione». Steve Healy, Presidente della Federazione Tennis Australia, non ha usato giri di parole per annunciare al mondo la scelta del suo Paese. Una scelta che dovrebbe essere imitata da tante Federazioni, a partire da quella internazionale.

IL PROGRAMMA –  La cultura sportiva è la prima misura messa in campo da Healy: corsi d’integrità morale per tutti i giocatori, gli allenatori, i club e gli ufficiali di gara. Uno degli otto punti australiani prevede l’inasprimento della sorveglianza sui match a rischio durante tutti i tornei che si giocheranno nella terra dei canguri. Ma la più innovativa è senza dubbio l’aumento dei montepremi, anche nelle rassegne minori, sia nei tabelloni principali che in quelli di qualificazione. Idee semplici che rappresentano un ottimo punto di partenza.

LE STAR – In passato tennisti del calibro di Federe e Murray si sono espressi duramente contro il “match fixing”. Per l’elvetico: «È fondamentale preservare l’onestà del nostro sport». Anche il numero uno del mondo non ha dubbi: «Ritengo che sotto questo aspetto dobbiamo fare del nostro meglio».

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