Cento volte Federer. Meriti personali o demeriti altrui?

Alcuni avversari potrebbero essere suoi figli. Roger Federer ha battuto il 4 marzo a Dubai il rivale greco Stefanos Tsitsipas, conquistando, a 37 anni, il centesimo torneo da pro della sua carriera contro un ragazzo di 20 anni. Nella storia solo Jimmy Connors ne ha vinti di più, 109 fra i quali si conta anche qualche esibizione mascherata da torneo, statistiche che non fermano gli appassionati, non solo tifosi dello svizzero, dal pensare che il campione di Basilea sia il più grande di tutti i tempi.

Di Federer è stato già scritto tutto, per la sua capacità di trasferire al gioco eleganza e armonia per oltre 20 anni di carriera, adattandosi a un tennis che diventava sempre più muscolare. Un atleta completo che ha saputo non solo reggere il confronto con i più giovani del circuito, ma anche contro avversari che, se fossero nati in altre epoche, sarebbero stati dominatori indiscussi.

La rivalità che piace a tutti è quella con Rafael Nadal. Se Federer è chiamato re Roger lo si deve anche ai 20 titoli di Slam vinti, ma il maiorchino nella storia è secondo con 17. Entrambi seguiti da Novak Djokovic, con 15 successi Major, altro tennista dei Fab Four. Lo scozzese Andy Murray, ultimo del quartetto, fra infortuni e un ritiro precoce (forse), ne ha vinti solo 3, dietro tanti altri fra i quali ricordiamo nella storia del tennis Sampras con 14, Borg e Laver con 11, lo stesso Connors con 8 insieme a Ivan Lendl, McEnroe con 7.

Roger Federer è ritenuto il migliore anche per il fascino che esercita su chi il tennis lo mastica poco. Gli esperti sono invece preoccupati, perché la carriera dello svizzero, per quanto non sembri, volgerà al termine.

Da anni si cerca il successore, ma al primo posto del ranking Atp i nomi non cambiano: Federer, Nadal, Djokovic. Nel 2017 l’Australian Open è stato vinto da Roger, il Roland Garros da Rafa, Wimbledon ancora da Roger e lo Us Open ancora da Rafa. Nel 2018 la sequenza è stata Federer, Nadal, Djokovic, Djokovic, con il ritorno del serbo dopo un periodo negativo.

E i nuovi? Pervenuti solo sulle pagine dei giornali che li annunciavano trionfalmente. Questi mostri sacri non hanno permesso loro di trovare continuità, per quanto il tennis sia uno sport precoce e la stoffa del campione dovrebbe vedersi subito.

Ricordate Grigor Dimitrov, Jo-Wilfred Tsonga e Juan Martin Del Potro? Marin Cilic, Stanislas Wawrinka, Milos Raonic e Kei Nishikori? Ai massimi livelli qualche vittoria e molti infortuni. Ottimi giocatori e nessun campione. Talento inespresso è anche Fabio Fognini, spesso vittima del suo approccio mentale.

Stesso finale rischia anche la cosiddetta Next Generation. Alexander Zverev ha finora deluso ai grandi appuntamenti. Tsitsipas deve consolidare la sua scia positiva. Borna Coric, Alex De Minaur e Danil Medvedev sono ancora defilati nei palcoscenici importanti.

Nel tennis moderno chiunque può improvvisamente accendersi grazie a una scia positiva, ma rimane il fatto che quasi due generazioni tennistiche siano state fagocitate dai vecchi leoni, come Cronos divorava i suoi figli. Roger, Rafa e Novak risorgono dalle ceneri e dalle crisi personali senza trovare la ragione per smettere e i nuovi non sanno dare loro una spallata. Nessuno crede sia solo per riverenza.

Lo scontro generazionale non ha conosciuto svolte e si teme che nel dopo Federer-Nadal possa iniziare una fase anarchica nel circuito, come quella che le colleghe del Wta stanno vivendo da qualche anno. Un problema anche per la popolarità del tennis, che negli ultimi 15 anni ha conosciuto il suo El Dorado.

Poco importa ai fan dello svizzero. In attesa di sorprese per il 2019, il pubblico apprezzerà ancora Roger, fortunato di continuare a vederlo giocare.

Lorenzo Nicolao

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