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Cosa sta accadendo a Rafael Nadal?

Già, cosa sta accadendo a Rafa Nadal. Questa domanda ricorre ormai sovente sulle labbra degli addetti ai lavori e non, ma nessuno, in un modo o in un altro sembra riuscire a dare una risposta chiara ed esaustiva. Dove è finito il torero di Manacor che lottava in battaglie sanguinarie uscendone vincitore (vedi semifinale Roland Garros 2013 vinta 9-7 al quinto dopo 4 ore e 37 minuti contro Djokovic)? Dove è finito quel giocatore capace di intimorire i suoi avversari con la sua poderosa resistenza fisica e capacità difensiva? Tutte queste sono domande alle quali risulta difficile rispondere, ma noi ci proveremo.

Un primo dato evidente che rispecchia appieno il momento “no” del maiorchino è sicuramente il suo atteggiamento in campo. Sono ormai lontani i tempi in cui dalla prima palla colpita durante il riscaldamento, fino all’ultima colpita nel match, lo spagnolo era capace di imprimere nei confronti dei suoi avversari una sorta di consapevolezza di aver già perso in potenza la partita. La sua forza mentale, che tanto gli ha dato durante tutto l’arco della sua carriera, sembra ora essergli venuta meno. Oggi accade anzi il contrario. Vediamo come gli avversari non sembrino più intimoriti dal nome, dai titoli e dal blasone dell’iberico. Oggi Rafael Nadal appartiene ai comuni mortali. Prima di scendere in campo contro di lui, i suoi oppositori partono con la consapevolezza intrinseca dentro di loro di poterlo battere. Sanno che possono farlo, perché Rafa non è più lo stesso e i suoi risultati lo testimoniano, purtroppo. Dico purtroppo perché in ogni modo, da amante di questo sport, non posso che sperare nel ritorno poderoso del torero spagnolo, per dare anche un pizzico di pepe in più a questo sport divenuto quasi a senso unico causa dominio di robot Nole.

Ora come ora se pensiamo all’ultima stagione ad alto livello di Nadal, non possiamo che ritornare a quel meraviglioso 2013 durante il quale lo spagnolo collezionò ben 10 titoli inclusi 2 Slam (Roland Garros e Us Open cdr) e sembrava essere avviato verso altri anni di tennis spumeggiante. Ma qualcosa dell’ingranaggio ben presto si ruppe e già nel 2014 assistiamo ad un lento declino con 4 titoli ed un solo Slam, il Roland Garros tanto per cambiare, in bacheca. Ma soprattutto iniziano i guai fisici i quali lo porteranno a vivere poi nel 2015 la sua peggiore stagione in carriera con appena 3 titoli portati a casa e nessuno Slam. Ma al di là dei titoli e dei trofei, quella che viene a mancare in lui, è la consapevolezza di essere ancora uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi e, assieme a ciò, viene a mancare il fisico nuovamente. Arriviamo a quest’anno. Dicevano:” Sarà l’anno di Nadal”, “Parte favorito assieme a Djokovic e Federer agli Australian Open”. Ed invece…anno nuovo, abitudini vecchie. Eliminato al primo turno da Fernando Verdasco, in un match che è stato la rivincita della semifinale vinta nel 2009 però da Rafa. Un brutto modo per iniziare quella che doveva essere la stagione del rilancio, la stagione in cui il maiorchino va a caccia spietata del decimo titolo al Roland Garros. È la prima volta che esce al primo turno a Melbourne e solo la seconda in tutto in uno Slam, dopo il precedente di Wimbledon con Darcis nel 2013.

Analizzando oltre all’aspetto mentale, anche quello tattico e tecnico notiamo come Rafa non faccia più tanti vincenti e sbagli parecchio limitandosi a restare dietro al campo attendendo l’errore del proprio avversario. Negli ultimi due anni, abbiamo assistito ad una involuzione netta del gioco dello spagnolo, divenuto ormai falloso e poco incisivo specialmente con quel dritto che nei tempi splendenti lo aveva portato a vincere tutto quello che c’era da vincere. Si è discusso molto intorno alla possibilità da parte del maiorchino di ingaggiare un nuovo coach andando a sostituire lo storico Zio Toni divenuto, secondo molti, non più adatto alle nuove esigenze tattiche del nipote. Nadal, e questo è dinanzi agli occhi di tutti, ha necessità di modificare qualcosa nel suo gioco andando a giocare più aggressivo, con i piedi sulla linea di fondo, tentando di sfruttare le sue doti di volo definite da McEnroe “Le migliori del circuito”. Rafa ha bisogno di cercare di correggere qualcosa per poter poi provare ad essere competitivo con i suoi più quotati colleghi. Ma ciò in cui deve migliorare Rafa, è il suo atteggiamento in campo. Deve tornare ad essere il leone che ha dominato in lungo e in largo i campi di gioco e che ha terrorizzato i suoi avversari per anni.

 

La Decima coppa dei moschettieri è a detta di Djokovic, saldamente nelle mani di Nadal, ma probabilmente lo stesso tennista serbo sa che tutto dipenderà dalla capacità del tennista di Manacor di sapersi rimettere in sesto per la stagione su terra. Proprio questa ultima è ormai l’obiettivo dichiarato dallo spagnolo che tenterà in tutti i modi di riuscire quanto meno a riportarsi su dei livelli consoni al suo nome. Per il bene di questo sport noi tutti, appassionati e non, speriamo che Rafa possa tornare ad essere competitivo come lo è stato durante buona parte della sua straordinaria carriera. Ai posteri l’ardua sentenza, avrebbe detto il buon vecchio Manzoni, con la speranza di rivedere Rafael Nadal dove merita, magari il 5 giugno 2016, sollevando al cielo azzurro di Parigi la sua decima coppa dei moschettieri.

 

di Alessandro Scala

Redazione Tennis Circus

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