Diario degli Australian Open: giorno 7

Tennys Sandgren, in Australia, si riscopre grande interprete della racchetta. Non che faccia nulla di speciale, capiamoci, ma un buon servizio, un dritto a sventaglio di classica scuola americana e una dose notevole di attaccamento alla partita lo rendono, su questi campi, un avversario complicato.
Ha meritato di vincere, non ci sono dubbi.
Avanti di due set ed un break nel terzo, lascia che Fabio lo recuperi. Perde il quarto set dando l’impressione di non averne più. I telecronisti sono a quel punto certi che Fognini riuscirò in un’altra rimonta e anche i bookmakers condividono questa idea. Ad inizio quarto, il ligure è dato favorito.
I motivi sono piuttosto elementari: lo scambio pende sempre in favore di Fognini e l’americano appare via via più claudicante. Pare addirittura aver superato il solito e ormai prevedibile screzio con l’arbitro.
Succede però che il servizio di Sandgren riprende a funzionare. Le statistiche sono chiare. Nel quarto parziale ha il 72% di prime in campo e l’89% di punti fatti con la prima di servizio. Nessuna palla break concessa ed una sola avuta, nel momento del match point.
Leggo un po’ ovunque che Fognini abbia gettato all’aria una buona occasione per raggiungere i quarti di finale di uno Slam. È vero, ma in parte.
Oggi Sandgren ha giocato alla grande, ha giocato meglio. Il match point ne è una prova evidente. Poco importa se attualmente sia 100 al mondo. Una settimana fa era 60, e poi sappiamo l’esigua differenza esistente tra un giocatore ai margini della top 100 ed un top 20.
In sostanza, da un possibile ottavo Berrettini-Fognini che avrebbe portato un italiano ad affrontare Federer, ci ritroviamo ad avere l’americano dalle braccia larghe tra i migliori otto.
Forse è stato un errore di valutazione, o forse la sfortuna di un avversario incontrato all’acme della forma.

Ons Jabeur gioca un tennis difficile, fatto di spinte costanti ed improvvise variazioni. Si definisce un’orgogliosa tunisina e disegna il campo con una facilità disarmante. Chiaramente non mi illudo, non penso di aver trovato la nuova Hana Mandlikova, ben ricordando altri episodi di giocatori, soprattutto nel circuito femminile, incappati nella settimana di grazia. Gioisco però assistendo ad un tennis diverso, ammirando traiettorie particolari per un panorama costituto da interpreti monocordi e fedeli ad un unico schema tattico.
Continuerà la sua favola? Difficile a dirsi. La attende Sofia Kenin, giocatrice solidissima oggi mattatrice di Coco Gauff. Comunque sia, rimarrà la prima araba a raggiungere i quarti di uno Slam.
In Tunisia i bar rimangono aperti la notte per assistere alle sue partite.
Si porta il peso della Nazione sulle spalle. Onore a lei.

https://youtu.be/CBWxsnRdm0s

Roger Federer parte a rilento, poi divelle.
Strano il primo set giocato dallo svizzero. Ritmo fiacco, palla lenta. Le condizioni del campo non lo aiutano e Fucsovic prova, con un gioco aggressivo e in controtempo, a prendersi lo scalpo della carriera.
Una volta vinto il primo set, però, si scioglie come neve al sole.
Federer acquista il primo vantaggio, strappa la battuta all’ungherese e dà il via ad un brutale dominio.
Fa ciò che vuole, comanda e sceglie come concludere ogni quindici. Regala un paio di perle raffinate, tra volée stoppate e rovesci lungolinea, ergendosi a demiurgo del tennis.
Conclude in meno di due ore e prenota il match con Sandgren, osservando Djokovic da lontano.

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