Diario degli Us Open: giorno 7

Serena Williams

-Il primo set giocato da Serena contro Kaia Kanepi è la più grande dimostrazione di strapotere che si sia vista nel corso della prima settimana di Us Open. Era lampante, negli occhi della Kanepi, il terrore provato nel trovarsi di fronte ad una giocatrice all’apice della propria condizione capace di generare un vincente da ogni palla toccata, fosse questa al servizio, in risposta o nel corso dello scambio. Un dominio totale che si traduce in un 6-0 maturato dopo un quarto d’ora di partita. Serena, in totale controllo delle operazioni, scaglia ace a profusione, regalandoci lo spettacolo di una tecnica perfetta che si traduce in un movimento fluido ed esteticamente gratificante. La miglior prima palla mai ammirata nella storia del tennis, senza alcun dubbio. Dopo aver dunque prepotentemente troneggiato nel primo parziale, la luce della Williams inizia ad affievolirsi, e grazie anche ad una corrispondente presa di coraggio da parte della Kanepi, il match si prolunga fino al set decisivo, dove a farla da padrona è di nuovo la superiorità di Serena. Al prossimo turno, per lei, Karolina Pliskova, in una sfida tatticamente simile a quella disputata stanotte, ma con un’avversaria decisamente superiore. Un piccolo appunto vorrei farlo sul completo indossato da Serena, criticato da molti. Io lo trovo, per la sua fisicità, elegante e coprente, perfettamente adattato allo stile esuberante che da sempre contraddistingue la personalità della più forte giocatrice al mondo. 

-Nadal si fa strappare un set da un Basilashvili entrato per un’ora in “the zone” (Brad Gilbert insegna), riscopertosi novello Agassi in una serie di anticipi mozzafiato che gli regalano un parziale tutto sommato meritato. Nonostante allo spagnolo siano servite tre ore e mezza per raggiungere i quarti di finale, la condizione mostrata in un match gestito per lunga parte in sordina è stata migliore di quella avuta con Khachanov, fattore che fa ben sperare in vista dello scontro con Thiem, bravo a sfruttare la poca freschezza di Anderson, finalista qui lo scorso anno, ed imporsi in tre set. La sfida tra Nadal e Thiem, considerato lo stato di forma e gli apparenti accorgimenti tattici finalmente apportati dall’austriaco al proprio bagaglio tecnico, appare meno scontata di quanto la storia possa far credere, anche se difficile è ipotizzare una sconfitta del maiorchino in questa fase del torneo. 

-Chi realmente spaventa, nella parte alta del tabellone, è Juan Martin Del Potro, nuovamente vittorioso in tre agevoli set. Questa volta, la vittima sacrificale è Borna Coric, incapace di contenere la potenza esasperata dei fondamentali argentini. Il dritto di Delpo, pur visto e rivisto migliaia di volte nel corso degli anni, genera sempre, in me, un fremito di stupore. Quando i piedi si spostano pestando l’angolo sinistro del campo, le spalle si aprono lasciando che il braccio inizi il movimento distendendosi in linea con la schiena, attendo soltanto il momento in cui, con uno schiocco da brividi, la palla verrà impattata, producendo un inside-out vincente. Come una droga, ma meno dannosa. Delpo troverà, ai quarti di finale, John Isner, vittorioso su Milos Raonic in una partita da cinque set dove, che ci crediate o meno, non si è visto nemmeno un tiebreak. 

-Adoro Sloane Stephens, davvero. Vederla giocare su questi campi, dove è evidente che una linfa vitale le scorra in modo naturale nelle vene, è uno spettacolo gratificante. Sloane si muove dolce e delicata, appoggiando appena i piedi sul terreno di gioco adulato da tali carezze. Pur non sembrando, è velocissima, ed il fatto che, con costanza, colpisca i propri fondamentali da ferma, è dovuto alla straordinaria intelligenza tattica posseduta che le consente di anticipare le traiettorie dei colpi avversari. È provvista persino, qualità che solitamente le mie pupille aberrano con orgoglio, di una grande potenza fisica. Una tennista a tutto tondo, dotata di grazia e signorilità come caratteristiche innate. Al prossimo turno c’è la Sevastova, giustiziera di una Svitolina incapace, come Zverev, di giocare al meglio un torneo dello Slam. La lettone è interprete di un tennis che tanto mi ricorda quello della prediletta Radwanska, ed è per questo, che, anche lei, conserva un posto speciale nel mio cuore di appassionato. Sarà una sfida tutta da gustare, la migliore tra quelle offerte dal tabellone femminile.

Dal vostro cronista è tutto, a domani. 

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