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Diario del Roland Garros: giorno 7

-Fabio Fognini riesce nel difficile compito di portare a casa la partita contro Kyle Edmund, qualificandosi agli ottavi di finale sette anni dopo l’ultima volta. La sfida del ligure, iniziata nel migliore dei modi con un primo parziale vinto dominando gli scambi grazie ad una posizione sul campo in progressivo avanzamento, subisce una svolta negativa quando, dopo due ore di gioco, il britannico conquista il terzo set passando in vantaggio 2-1. 

Lì, il nervosismo del ligure inizia a farsi sentire e tante sono le occasione nelle quali, dopo errori grossolani o risposte mancate su seconde attaccabili, i suoi nervi si scoprono sfiorando l’eruzione iraconda, che con grande maturità ed autocontrollo, stupendo chi dall’alto lo osserva e forse anche se stesso, riesce a controllare ed evitare, rimanendo lucido fino all’ultimo quindici. È palese la differenza di tennis che Fabio è in grado di esprimere nei punti durante i quali è in grado di mantenere alta l’intensità ed il vigore delle proprie gambe, cercando la palla con passetti rapidi che sono una gioia per tutti gli affezionati alla teoria del posizionamento perfetto. 

Se la testa dà il giusto impulso, la palla acquista velocità e pesantezza, dandogli il tempo di manovrare con grazia e chiudere a rete, la sua naturale zona di campo, con mano educata e soffice. Cinque set di lotta trasformatisi in gioia e sollievo, preambolo di un incontro con Cilic che con austerità schiaccia l’inerme Johnson. 

Sarà difficile, estremamente, ma perché smettere di crederci. 

-Maria Sharapova, belluinamente urlante, elimina Karolina Pliskova lasciandole la miseria di tre game. La ceca, vivendo una delle tante giornate inconcepibili dove ogni tre palle toccate, una termina in tribuna, si consegna in silenzio alle furibonde accelerazioni siberiane, che fendono l’aria accompagnate da perpetui ultrasuoni. Mi affascina l’apatica damigella di Valacchia, dall’espressione perennemente plumbea e dal tennis così statico e meccanico capace di tradursi in sincopi a tratti imprendibili. 

Quando, però, giornata non vuole, le smorte membra di Karolina paiono perdere la propria linfa vitale, traducendosi in un corpo a sangue freddo che si muove per forza inerziale. 

Così è stato oggi, dando vita ad una partita che non può essere definita tale. 

-Camila Giorgi arriva vicinissima a compiere l’impresa, salvo poi sciogliersi sul più bello cedendo a Sloane Stephens per 8-6 al terzo set. Quella giocata oggi da Camila è stata una grandissima partita, se considerata la caratura dell’avversaria affrontata e la superficie a lei meno congeniale. Come evidenziato recentemente in più di una circostanza, la marchigiana sta compiendo evidenti passi avanti, mettendo in campo, oltre alle solite saette impattate con un anticipo alla Agassi (siano effettuate le dovute correzioni, s’intende) da ambo i lati, un raziocinio a lei così avverso che la rende in grado di rallentare il ritmo degli scambi scegliendo anche, grazie ad un bagaglio tecnico in via d’espansione, soluzioni più delicate. La sconfitta è ovviamente amara, se si considerano le chance avute una volta trovatasi a servire per il match, ma il risultato viene oscurato da una nuvola di sensazioni positive che la Giorgi estrae da questo torneo. 

-La scontro tra Rafa Nadal e Richard Gasquet ha avuto, come unico pregio, quello di garantirci la possibilità di ammirare giocate di livello sublime grazie all’immenso talento che i due, dicotomicamente, possiedono. Impossibile commentare un match che non c’è stato, con lo spagnolo vincitore in tre set conquistati ancor prima di scendere in campo. Apollinee, però, diverse prodezze tecniche, per le quali ringrazio entrambi gli interpreti. 

-Si è molto discusso della scelta di relegare Simona Halep, numero 1 del mondo, all’isolamento del campo 18. Nonostante in queste ore siano piovute critiche aspre nei confronti della programmazione scellerata, non mi sento di giudicare con tale astio coloro che hanno preso questa decisione. Il campo 18 rappresenta lo spazio più innovativo e curato di un complesso antiquato come quello del Roland Garros. Cercando di promuoverlo, l’organizzazione ha pensato che per farlo fosse necessario costringere uno dei due numeri 1 a disputare un incontro in quella cornice e non potendo optare per Nadal, che troppo pubblico attira per essere contenuto dagli spalti del 18, è stata scelta la Halep. 

Che molti, tifosi della rumena e non, trovino errata l’iniziativa presa, posso capirlo, ma eccessive mi sembrano tante dichiarazioni pesanti lette nel corso delle ultime ore. 

Dal vostro cronista è tutto, a domani.

Nicola Corradi

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