-Grigor Dimitrov gioca benissimo e potenzialmente nessuno, eccetto il Vate indiscusso, è capace di raggiungere i suoi picchi di livello.
Goffin, era già stato detto dopo la sfida dello scorso giorno contro Nadal, non ha i colpi e soprattutto il peso per poter competere costantemente con i migliori giocatori del mondo (che non sono quelli presenti a questo Master, ricordiamolo), ma due game vinti in due set sono troppo pochi, in ogni caso.
Sia chiaro, la colpa del belga è solo parziale e molti dei meriti sono anzi del bulgaro, che graziosamente saltella e si allunga, arrivando a recuperi difensivi straordinari che poche volte, su un campo da tennis, ho avuto il piacere di guardare.
Non vorrei esagerare, ma l’elasticità di Grigor può essere comparata, anche se non equiparata, a quella di Novak Djokovic, che tanto, in un torneo di questo tipo, viene a mancare.
6-0 6-2 e l’impressione che Dimitrov sia inarrestabile.
Ho imparato, però, a non fidarmi eccessivamente di lui. Le qualità per raggiungere la finale ci sono, senza ombra di dubbio, ma non dimentichiamoci il rendimento del bulgaro quando i punti iniziano a valere un po’ di più.
-Carreno Busta-Thiem é la sfida tra due pesci fuor d’acqua che, quasi inspiegabilmente, si ritrovano l’uno contro l’altro a giocare il Master.
Nessuno metterà mai in dubbio le doti dell’austriaco, ma giocare senza distinzioni tattiche su tutte le superfici porta soltanto, fuori dalla terra, a sconfitte su sconfitte.
Le altezze alle quali Thiem colpisce e sbraccia di dritto e rovescio sono perfette, infatti, per il rosso, esattamente come quelle di Nadal, ma sul duro (e ancora di più su erba) la palla va anticipata avvicinando i piedi alla linea di fondo, cosa che lo spagnolo sa fare e Thiem no.
Comunque, vince Dominic al terzo set una partita dallo stesso entusiasmo di un documentario bulgaro sull’allevamento di un gregge di capre da parte di un pastore afflitto dal gomito del tennista.
Remate da fondo, imperiture e granitiche.
C’è tutto, in questa sfida, il rifiuto del cambiamento e l’attaccamento morboso ad uno schema al quale aggrapparsi come salvagente.
Giungono, d’un tratto, due discese a rete di Carreno, Thiem va in panico e subisce il break. Il terzo set sale d’intensità, il divertimento aumenta.
Vince il più forte, ma non il più intelligente (tennisticamente parlando).
Carreno eliminato e Thiem rimandato.
A domani.
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