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Diario di Wimbledon: giorno 1

-Alexander Bublik, ventenne kazako numero 135 del mondo, apre il programma sul centrale, opposto al baronetto Andy Murray. Smorzate avventate e seconde di servizio illogiche ne delineano appieno il personaggio, ragazzo forzatamente ribelle che tenta la via del “bad boy” senza poterselo permettere. Mesi fa, in uno speciale dedicato alla nuova generazione, irrideva Murray con austera nonchalance.
Oggi racimola sette game, e sono anche troppi.

-La Giorgi, pargola muta e merlettata opposta oggi alla contagiosa simpatia di Alize Cornet, in una decina di minuti va sotto 5-0, compromettendo in maniera netta l’esito del primo parziale. In un attimo, invece, 5-5, poi, di nuovo, irrazionale trionfo di pallate fuori orbita e set perso 7-5.
Un insperato ritorno alla ragione, fortunatamente, le frena il braccio, permettendole così, con prevedibile agio, di schiacciare il nulla assoluto messo in campo dalla francese e vincere in tre set.
Avanti così. I prati risaltano la follia di Camila.

-Wawrinka, su erba, pare a tratti leone bagnato. Incapace di variare i propri colpi, accorciare le preparazioni, usare con malizia back e volèe stoppate.
Opposto al russo Medved, pupillo del circuito “NextGen” che si rivelerà essere gigantesco bluff, cede facilmente in quattro set dal medesimo copione.
Il sogno del Grande Slam, sperato ed invocato da molti, rimarrà tale in eterno.

-Sarà così, come bramato da giorni, Murray-Brown. Il tedesco, dedito al geniale spettacolo a discapito delle banali vittorie, batte in rimonta la tedia del terraiolo Sousa, che alza esagerati top-spin sui quali Brown facilmente si avventa.
Idilliaca sarebbe una vittoria del teutonico sul centrale dei Championship.
Due anni fa, proprio al secondo turno, fece suo il famoso match con Nadal. Chissà che anche in questa edizione, tra volée in tuffo e giocate anacronistiche, non riesca a distruggere la labile psiche del padrone di casa, fulminato con gli occhi da regina e mamma Judy.

-Più che Kyrgios, abbigliato con comico completo e ritiratosi oggi per un infortunio all’anca sinistra, chi più mi ha impressionato finora sui manti è Marin Cilic. Attenzione al croato, che maltratta la delicata resistenza del cerbiatto Kohlschreiber e che, proseguendo nel torneo, potrebbe tentare una disperata replica di ciò che fu, terribilmente, lo Us Open 2014.

-Nadal argina con mestiere le belluine bordate dell’australiano Millman, dimostrando come, nelle tre settimane di allenamento erbivoro, abbia studiato alla perfezione le geometrie da applicare sul verde. Fisicamente eccezionale. Più passano i giorni più aumentano, per lui, le possibilità di raggiungere una storica finale.

-La Schiavone, anche al Tempio, dimostra di essere la migliore tra le italiane. Ma di che ci preoccupiamo? Il movimento è in salute, parola dell’illustrissimo Binaghi.

Nicola Corradi

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