Diario di Wimbledon: giorno 5

-Credevo in Fognini, sopratutto perché lo scozzese, altamente comico nel simulare tra un punto e l’altro un infortunio all’anca che magicamente scompare durante gli scambi, ha con il ligure uno strano complesso di inferiorità.
Fabio mi ha illuso, nel quarto set, facendomi pregustare un quinto parziale che avrebbe trasformato il centrale del Sacro Tempio in una bolgia da Coppa Davis. Invece vince Murray, come a mente fredda è logico che sia, dimostrando ancora una volta cosa sia ciò che lo distingue dagli altri tre grandi.
Lo scozzese è un permaloso aristocratico, che battibecca con Fognini entrando a piedi pari nella sua losca trama, lamentandosi di dolori inesistenti, pubblico rumoroso, avversario scorretto e poteri forti a lui avversi.
Sarà anche numero 1, ma il baronetto ci spiega, stavolta sul campo, come mai nessuno, al mondo, sia suo tifoso.
No, nemmeno mamma Judy. Lei preferisce Feliciano.

-Confermo la mia idea espressa qualche giorno fa. L’Azarenka può vincere Wimbledon. Oggi, opposta alla mai doma Watson che ricordo con stupore protagonista nel 2015 di un match con la futura campionessa Serena Williams che per poco non rischiava di sconfiggere, ha dovuto lottare, e non poco.
Ne esce però alla grande, mostrando anche una tenuta fisica non indifferente.
Prossimo turno con la Halep, sarà sfida interessante.

-Un ottimo Nadal scherza per due set le bordate irrazionali di Khachanov, che si trova impotente nei confronti di un uomo apparentemente indistruttibile.
Nel terzo parziale, però, arriva il calo che non ci si aspettava. I colpi dello spagnolo escono corti, lenti e prevedibili. Il russo, dal canto suo, approfitta dell’occasione e sfodera vincenti su vincenti, mostrando il motivo per il quale, nelle scorse settimane, ne avevo così ben scritto.
Prossimo turno con Müller, amante del serve&volley probabilmente spazzato dai passanti di Rafa.

-Benoit Paire mi ha stupito. Vittoria in tre set con Janowicz, colpevole di aver ingiustamente estromesso dal torneo l’aurea presenza del candido Pouille.
Anche il francese può essere solido? Pensavo di no, ma da caricatura di se stesso quale è stato nei mesi scorsi, si trova al quarto turno di Wimbledon, dove affronterà un Murray che, tennisticamente parlando, sovrasta tranquillamente.
Non mi aspetto una vittoria, ma anche solo qualche pubblica irrisione ai danni del baronetto piangente sarebbe accolta con applausi fragorosi.

-Niente da fare, la Giorgi, che pur bene ha giocato in entrambi i set disputati oggi con la regina di Francia Jelena Ostapenko, conquista e sciupa con impressionante rapidità. In un match da seguire dotati di scudo ed elmetto militare tra due giocatrici che, prima di colpire, mirano invisibili fagiani volanti, non vince chi tira più forte, ma chi sbaglia meno. Nonostante la sconfitta, comunque, sembrano esserci i primi segnali di una, speriamo, trovata lucidità.
Camila sostiene di giocare tutti i punti allo stesso modo. Nessuno ci crede.
Nei momenti delicati, è drammaticamente fragile.

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