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Diario di Wimbledon: giorno 9

-È luce, grazia e lode esagerata per Roger Federer, che fa sua la scontata sfida con Milos Raonic, papero buono e gobbo visibilmente depotenziato rispetto alla straripante figura che apparì, sotto l’attento sguardo di McEnroe, nel 2016.
Lo svizzero, senza prendere in considerazione le giocate idilliache divenute (per lui) poco più di semplice routine, si limita per due set a tenere il servizio, approfittando della scriteriata tattica del canadese che, pur essendo dotato di una mano quadrata, si precipita a rete immaginando di essere un Edberg qualunque, finendo poi, come logico che sia, per affossare valanghe di volèe.
Nel terzo ed ultimo parziale Raonic, acquistando un briciolo di ragione, fa il suo sparando sassate al servizio.
Tiebreak scontato che lo vede in vantaggio di due mini-break. Da lì, altra follia, di nuovo a rete, una paio di errori, qualche passante (quello sul 5-3 da cineteca) ed 11 semifinale raggiunta per il candido Imperatore.
Mesi fa iniziavo a darlo favorito per Wimbledon. “Cosa? Vincerà Nadal, sciocco!”.
Le ultime parole famose.

-Andy Murray, diventato magicamente scozzese per giornalisti ed addetti ai lavori, cade sotto i potenti colpi di Sam Querrey, che lo scorso anno si rese protagonista del miracolo sportivo dovuto alla vittoria su Djokovic e che, oggi, sul campo Centrale, estromette l’idolo di casa in cinque set, o tre più due di bonus. Mi spiego. I primi tre parziali sono stati di vera e frenetica lotta. Avanti due a uno, però, il baronetto accusa, per la prima volta durante il gioco, il famoso dolore all’anca che tanto, in questo torneo, l’ha fatto penare. 6-1 6-1. L’anno scorso trionfatore, ora cede e perde punti.
La parte più dura dell’anno, per il povero Andy che crede di averla già passata, deve ancora iniziare.

-Cilic-Müller non è stata una bella partita. Tanto servizio, qualche volee e poco altro. La spunta il croato, che è più forte, più esperto e più fresco. Baciato, nuovamente, dalla gentile benedizione di qualche santo che, ogni tanto, a lui si affeziona, pare il più titolato e soprattutto il più capace, compresi i restanti fab4 già estromessi, per poter mettere in difficoltà il Vate svizzero.
Agli Us Open 2014, torneo che si ricorda per aver ospitato una delle più brutte finale mai viste nell’era Open, entro in stato di grazia nelle ultime tre partite.
In una semifinale con Querrey dove, visti anche i precedenti, partirà con i favori del pronostico, un’ultima sfida con Federer sarebbe tutta da gustare.

-Non capisco Novak Djokovic. È vero che, nella giornata di ieri, ha fermato l’incontro con Mannarino per chiamare il fisioterapista e farsi massaggiare la spalla, ma durante la partita di oggi, conclusa con il suo ritiro ad inizio secondo set, il serbo non sembrava accusare alcun tipo di dolore.
Un primo parziale giocato e perso per le solite disattenzioni che, proprio un anno fa, si mostrarono per la prima volta proprio a Wimbledon. Dodici mesi nei quali Djokovic, tra drastiche modifiche al team, litigi familiari e brucianti sconfitte, ha recitato la parte del mesto sconfitto.
Proprio quella che, dopo un inizio di carriera promettente, è toccata a Berdych, tornato ad una semifinale Slam dopo quella raggiunta, proprio su questi prati, nella scorsa edizione del torneo.

Nicola Corradi

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