Djokovic-Federer, la rivalità del 2015: ecco perché Djokovic primeggia

Novak Djokovic contro Roger Federer. È questa, senza ombra di dubbio la rivalità del 2015, se non addirittura degli ultimi due anni. Se è vero che nella prima parte dell’anno i due campioni non si sono incontrati spesso, causa soprattutto le sconfitte premature dello svizzero nei primi due slam, è anche vero che a questo punto della stagione si contano già  sei scontri diretti, e tutti in palcoscenici decisamente importanti.

Da Wimbledon agli Us Open, da Indian Wells a Roma, da Dubai a Cincinnati, i due rivali hanno dato vita a incontri spettacolari e ricchi di spunti tecnici e tattici, tutti, non a caso, negli atti finali degli eventi. Nonostante le loro sfide siano sempre caratterizzate da grande phatos e lotta, è evidente che, almeno in questo momento storico, tra i due a primeggiare è Djokovic. Il serbo quest’anno sta vivendo quella che è forse la sua migliore stagione, e ha conquistato ben tre slam, due dei quali vinti proprio contro l’elvetico. Su sei incontri, Nole se ne è aggiudicati ben 4, e le uniche due sconfitte sono arrivate a Dubai e a Cincinnati, dove Roger si esprime al meglio.

Da quando, all’inizio del 2014, Federer ha cambiato il suo gioco ed è tornato pienamente competitivo, lo svizzero è diventato a tutti gli effetti l’avversario principale di Nole. Ma, allo stesso tempo, è evidente una superiorità del serbo sulla leggenda di Basilea, negli ultimi due anni. E allora non può che sorgere la domanda: “perché Djokovic domina in questo modo, anche sul suo più blasonato rivale?”.

Per sgombrare il campo da equivoci:  è impossibile negare che l’età ha una parte importante in tutto questo. Federer, nonostante un talento cristallino, ha pur sempre 34 anni, e, come è ovvio, la reattività e la potenza che lo caratterizzavano da giovane, attualmente non lo accompagnano. Questo discorso però è abbastanza superficiale, e comunque non basta a spiegare questo gap che si è formato tra i due. Prendiamo per esempio Andy Murray. Lo scozzese, in quanto a tipologia di gioco, non è poi così lontano da Djokovic. Eppure, negli ultimi incontri contro il 17 volte campione Slam, è uscito decisamente con le ossa rotte, rimediando anche figuracce. Non vale forse il vantaggio dell’età per Murray?

Roger, dopo il suo anno disastroso nel 2013, è riuscito a reinventarsi, e a modificare il proprio tennis, aumentando notevolmente le discese a rete. Questa sua nuova versione estremamente aggressiva gli ha portato tantissime vittorie, permettendogli di arginare o addirittura surclassare la maggior parte del circuito, anche tennisti molto più giovani di lui.

Ma perché questo non funziona quando davanti a lui c’è Nole, quella perfetta macchina da tennis, dotata di una elasticità spaventosa e di un talento eccezionale (si mettano l’anima in pace i suoi detrattori)? I motivi sono numerosi, e vanno dall’aspetto fisico, a quello tecnico fino a quello mentale.

Sicuramente, un ruolo fondamentale ce l’ha la migliore resistenza fisica che Djokovic ha a lungo andare, che lo avvantaggia in particolare nei match 3 su 5. Il serbo sa che, se dovesse trovarsi in difficoltà, può puntare sulla sua maggiore freschezza. Perché, mentre Federer, dopo i primi due set, perde notevolmente in lucidità e reattività, e cala ogni minuto che passa, lui semBra instancabile, e mano a mano che il tempo passa, diventa sempre più forte e determinato. E non è un caso che i recenti successi dello svizzero ai danni di Nole, sono stati proprio in partite che si giocano alla breve distanza, sui 2 set, in cui Roger può verticalizzate continuamente il gioco, e l’aspetto fisico conta di meno.

Questo vantaggio atletico, in più, influisce non poco anche per quanto riguarda l’aspetto mentale. Giocare un match con la consapevolezza di dover dare tutto nei primi due set, e di essere praticamente costretto a vincerli entrambi, cosa che tra l’altro potrebbe non bastare, è ben diverso da affrontare una sfida sapendo di poter giocare per diverso ore, senza perdere lucidità. La tanto decantata forza mentale, che caratterizza tutti i campioni, infatti, è strettamente legata alla forza fisica: quando non si hanno energie, anche la determinazione cala notevolmente.

Questi elementi, quindi, contano e non poco. Ma ciò che più di tutti avvantaggia Djokovic, a differenza di quanto si pensa solitamente, è proprio l’aspetto tecnico. Da quando il serbo si è affidato a Boris Becker, ha guadagnato notevolmente sotto l’aspetto mentale, conquistando più tranquillità e sopratutto cinismo nei punti importanti, che gli era mancato in altre occasioni passate. Sotto la guida del tedesco, però, Nole è migliorato non poco anche al servizio, e ha aggiunto qualche variazione in più al suo repertorio, anche se resta come lacuna il gioco a rete.

Se sommiamo tutto ciò, ne esce una macchina da tennis incredibile, capace di giocare ogni singolo punto con una profondità e velocità paurosa. E proprio questa profondità è fondamentale per il numero 1, che mette sempre pressione da fondo ai suoi avversari. Di fronte a questa solidità e, allo stesso tempo, pressione, Federer non riesce a mettere in campo quell’aggressività che tanto lo ha aiutato negli ultimi due anni. Più volte ci è capitato di vedere la leggenda Svizzera quasi in confusione, quando opposto al 10 volte campione Slam. Roger ha assoluto bisogno del servizio, che, negli ultimi match contro Djokovic, non sempre ha funzionato, anche perché, ricordiamo, il serbo è forse il miglior ribattitore di sempre, insieme ad Agassi.

Federer, per avere qualche speranza, ha bisogno di essere al 100% sotto tutti i punti di vista: servizio, esplosività, gioco da fondo e a rete. E necessità anche, ammettiamolo, che il serbo non sia al suo massimo. Poiché, se Nole riesce ad esprimersi al meglio, Roger non ha al momento grandi possibilità, visto che il suo rivale riesce a disinnescare  ogni suo attacco con passanti sublimi. La vittoria di Cincinnati, per esempio, è arrivata in circostanze favorevoli per Roger: una forma fisica impressionante, un campo velocissimo, e una condizione dell’avversario non al massimo.

Ma agli Us Open, mentre tutti si aspettavano un successo di Federer, che arrivava da due settimane eccezionali, si è ripetuta la storia di Wimbledon, di Roma e di Indian Wells. D’altronde, Djokovic ci ha abituato più volta alla sua capacità di alzare il livello quando conta: sia ai Championships, che a New York, infatti, il fuoriclasse serbo ha tirato fuori le prestazioni migliori proprio in finale.

Tutti questi fattori, inoltre, hanno dato vita anche ad una sorta di blocco psicologico per Federer, simile, anche se non allo stesso livello, a quello che il tennista di Basilea ha sempre subito con Rafa Nadal. Djokovic sembra aver capito come affrontarlo, come disinnescarlo e come distruggere ogni suo tentativo di variazione. E questo si è visto nella finale di Flushing Meadwos, quando Roger ha sprecato innumerevoli palle break, ed è entrato in campo davvero contratto e, a sorpresa, quasi pieno di angoscia e paura, nonostante tutto quello che ha vinto.

E un’altra caratteristica importantissima per Djokovic è la sua grande duttilità tattica. Il campione di Belgrado, infatti, è in grado di mettere in campo più schemi tattici: dalla difesa estrema, come per esempio in alcuni incontri contro Wawrinka e Murray, alla grande aggressività da fondo campo, come per esempio la sfida proprio contro Federer in finale ad Indian Wells. Questa grande efficacia del serbo sia in fase difensiva che in fase offensiva, dalla linea di fondo campo, rendono la vita per Roger davvero difficile.

Tutto questo non significa che Djokovic sia più forte di Federer. I numeri confermano, almeno attualmente, la superiorità dello svizzero. Ma è innegabile che dal 2011, e in particolare negli ultimi due anni, il serbo ha cambiato marcia e ha superato il suo rivale, anche, come già sottolineato, grazie ad una età favorevole.

Molto probabilmente, questi due grandi campioni ci regaleranno altre sfide epiche e indimenticabili, grazie ai loro talenti cristallini. Non sappiamo, ovviamente, come andranno le cose: per esempio, Djokovic potrebbe calare, e permettere a Roger di infilarsi in qualche spiraglio, oppure potrebbe continuare il suo dominio incontrastato. La cosa certa è che se vorrà ridurre questo svantaggio che ha attualmente contro Nole, lo svizzero dovrà necessariamente inventarsi qualcosa, ancora di più di quanto non abbia già fatto.

 

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