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Fabio Fognini, c’è da preoccuparsi?

Una sconfitta preoccupante, non per il punteggio ma per come è maturata, che però non cancella quanto di buono fatto da Fabio nei giorni precedenti. La stagione tennistica non è ancora iniziata, ma sono bastati tre giorni e altrettanti match per riportare Fognini sotto i riflettori. Sperando che non siano quelli dell’Arabia Saudita, accecanti e causa di molti errori su smash o comunque palle alte.

Il tennista di Arma di Taggia ha raggiunto la finale della Diriyah Cup 2019, primo torneo della storia, seppur di esibizione, disputato in Arabia Saudita. L’azzurro ha sconfitto prima Isner e poi Monfils, arrendendosi nell’atto conclusivo del torneo a Medvedev. Non essendo un torneo ufficiale le motivazioni nei giocatori non erano così alte, anche se il montepremi era tre milioni di dollari, perciò qualsiasi deduzione va presa con le pinze.

Resta il fatto che, a discapito delle due buone vittorie nei giorni scorsi, i segnali che Fognini ha mandato quest’oggi sono stati tutt’altro che positivi. Problemi fisici, forse agli addominali, che lo hanno accompagnato per tutta la partita. Le cause possono essere molteplici e non stiamo neanche qui ad elencarle. A due settimane dall’inizio della stagione, però, forse sarebbe meglio prevenirli questi problemi.

Siamo sicuri che Fabio e il suo team lavoreranno duro per cercare di arrivare pronti in Oceania; ovviamente sempre che Fognini lo voglia. Per fortuna le esibizioni sono il pane quotidiano per Fabio, il quale grazie al suo talento, al suo polso e al suo genio ha onorato al meglio l’impegno, conquistandosi il supporto del pubblico a suon di giocate. Se sul campo ha vinto Medvedev infatti, indubbiamente a fare breccia nel cuore dei tifosi è stato Fognini.

Un altro aspetto da non sottovalutare per l’imminente 2020 è il profilo psicologico dell’azzurro, che salterà l’Atp Cup per stare vicino alla sua famiglia, che proprio in quei giorni si allargherà con l’arrivo di una bambina. Proprio per passare più tempo con loro Fabio ha rinunciato alla terra sudamericana in favore del cemento indoor europeo e non è escluso che possa ancora sacrificarsi nel corso dell’anno. Ovviamente queste scelte sono più che legittime. Fognini a maggio compirà 33 anni ed il desiderio di vivere la crescita dei propri figli è più che normale per un genitore.

Spesso sui social, Fabio ricorre all’hashtag #Familyfirst proprio per sottolineare quanto ciò sia importante per lui. Anche in virtù di ciò, la scelta di prendere parte a quest’esibizione in Medio Oriente nonostante una condizione fisica non eccelsa assume molto più senso. Il ligure viene dalla migliore stagione della sua carriera con la vittoria a Montecarlo e l’ingresso in Top 10 e, se c’è un momento dove ha la possibilità di guadagnare qualche assegno, è proprio questo.

D’altro canto, noi tutti ci auguriamo che un giocatore talentuoso come lui possa restare nel circuito più a lungo possibile, a portare alta la bandiera italiana. Volendo fare i conti con la realta, però, è facile realizzare che effettivamente ci sono alcune apparenti ragioni che potrebbero spiegare un addio nel 2020. Paradossalmente anche il fatto di aver vissuto la miglior stagione della sua carriera non gioca a suo favore; ripeterla è quasi impossibile e non deludere le aspettative è tutt’altro che semplice.

Le chiavi che potranno indirizzare significativamente il 2020 di Fabio saranno tre: le condizioni fisiche, i risultati che otterrà nei primi mesi e le motivazioni. Il prossimo periodo sarà dunque più che mai delicato per Fognini, ma probabilmente Fabio neppure ci pensa. I suoi pensieri sono rivolti esclusivamente alla nascita della figlia. Ed è anche giusto così.

Antonio Sepe

Sono nato tre giorni dopo Jannik Sinner. Il talento, però, l'aveva già preso tutto lui. Guardo il primo turno di un Atp 250 con lo stesso entusiasmo di una finale di Wimbledon.

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Antonio Sepe

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