Il 17 ottobre, la striscia negativa del senese Paolino Lorenzi, si è allungata: dal 1° settembre in poi, non è riuscito più a vincere, perdendo sempre al primo turno, a partire da quella sfida persa agli US Open agli ottavi contro il futuro finalista del torneo, Kevin Anderson. Una crisi profonda, forse a cui non era abituato da tempo il #40 al mondo, che con la sconfitta di Mosca al primo turno, sancisce il periodo nero del classe ’81. L’ascesa continua di Paolo, si è arrestata improvvisamente, dopo il best ranking di luglio con la posizione numero 33, con un’involuzione improvvisa. Un viaggio nella crisi del “faticatore” italiano…
PERIODO NEGATIVO- Settembre 2017: Paolo Lorenzi, per la prima volta nella sua carriera, raggiunge gli ottavi di finale di uno Slam grazie ad un percorso immacolato e un tabellone favorevole: la vittoria al primo turno contro Joao Sousa, poi la prestigiosa vittoria sul semifinalista Wimbledon Muller e l’occasione della vita sfruttata contro Tomas Fabbiano. Vittorie considerevoli, che hanno permesso al classe ‘81 , di raggiungere per la prima volta il quarto turno contro il futuro finalista US Open, Kevin Anderson, che forse proprio nel senese, ha trovato l’unico avversario che gli ha dato filo da torcere. Dopo i quarti di finale in doppio al Roland Garros, un altro risultato positivo in un Major, facendo meglio anche del più talentuoso Fabio Fognini. Un percorso importante, bruscamente interrotto da quella sfida con il sudafricano, nettamente superiore certo, grazie al servizio ritrovato, che però ha scoraggiato un lavoratore come Paolino. Una sconfitta difficile da accettare, considerando il grande torneo fin lí , culminato con il 3-1 del classe ‘86. Da quel momento, un lento declino con 5 sconfitte consecutive, tutte al primo turno, che non riesce a superare proprio da New York. Subito dopo il Major statunitense, Lorenzi ha partecipato all’ATP di San Pietroburgo, dov’è uscito sconfitto con un doppio 7-5 contro il futuro vincitore del torneo, il bosniaco Dzumhur, che vincerà contro il nostro Fabio Fognini. Dopo il match in Russia, ecco quello a Shenzhen, in Cina, dove perde al primo contro il padrone di casa, Zhizhen Zhang, #495 ATP, al 3° al tie-break. Forse il punto più basso del periodo di sconfitte, proseguito anche a Pechino, perdendo (6) 6-7, 7-5, 6-4 contro Leonardo Mayer e poi a Shanghai, in un trittico asiatico da Horror, contro Aljaz Bedene per 6-1, 6-4.
I MOTIVI DELLA CRISI- Un percorso di sconfitte che ha un inizio ed una fine in Russia: da San Pietroburgo a Mosca è la chiusura di un cerchio, conclusosi l’altro ieri a Mosca, perdendo dal serbo Laslo Djere, 22enne #90 ATP, per 6-4, (9) 6-7 , 6-4 in quasi tre ore di gioco, con un match point non sfruttato da Paolino. Una serie interminabile, con la quinta sconfitta, ancora a fil di cotone, lottando come sempre, senza lasciare nulla all’avversario, ma con la sensazione di non essere più in grado di mettere a segno il colpo di grazia. Il senese, da sempre grande lavoratore, nell’ultimo periodo non è riuscito a dare continuità di risultati come negli ultimi due anni. Com’è possibile notare dai match persi, Paolino ha sempre lottato, eccetto in occasione del primo turno del “mille” di Shanghai, portando gli avversari a sudarsi il match per portarlo a casa, oppure addirittura strappandogli un set, allungando ancor di più il match, come aveva fatto contro Big Kevin. La seconda parte della stagione, non è stata come quella della prima, con la finale di Umago,persa contro Rublev, dalla quale probabilmente n’è uscito scarico e deluso, come dopo il quarto turno negli Stati Uniti. La perdita di fiducia di Paolino, è un campanello d’allarme, che fa comprendere come non sia il periodo migliore della sua carriera, in cui, pur lottando come sempre, non riesce a portare a casa il match al momento del dunque, come avvenuto nell’ultima partita a Mosca, dove ha avuto anche un match. Un problema di testa dunque, un limite che non gli permette di concludere i match a proprio favore, pur essendo una questione riguardante i momenti cruciali del match e non della concentrazione, cosa che riguarda invece Fogna.
LE SOLUZIONI- Il tennis del classe ’81 è sempre lo stesso, basato sulla continuità nel corso dello scambio, e la lotta perenne alla ricerca del punto. Un tennis efficace, contro qualsiasi tipo da giocatore, che trova naturalmente nei limiti quando incontra tennisti più forti, ma che comunque gli permette di lottare. L’obiettivo semmai, dato che, ormai a fine carriera, o al culmine, questione di punti di vista, il tennis non può essere cambiato, è quello di tornare ad avere voglia di vincere e freddezza nel chiudere i match come avvenuto nella corsa della prima, positiva, parte di stagione. Un limite che si è notato dopo la sfida contro Anderson, giocata alla grande, ma che purtroppo ha evidenziato come nei momenti importanti, non sia capace di gestire emozioni e punti, particolari che l’hanno frenato nel corso della sua carriera. L’aspetto, comunque migliorato rispetto al passato, va reso ancor migliore, in ottica degli ultimi tornei, nei quali proverà a far bene e “abbozzare” un cambio di gioco, in ottica, probabile, dell’ultima stagione in carriera ad alto livello, e di mentalità, per tornare, come avvenuto fino al 1° settembre, il miglior lottatore della storia del tennis italiano!
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Non penso che Lorenzi sia in crisi, penso sia fisiologico il calo di rendimento
È scarso
Normale calo di motivazioni arrivato a fime stagione.
Una bella vacanza e nel 2018 si torna a vincere
Indoor è più che normale che perda
Mix tra calo fisiologico e superficie non ideale, nessuna crisi per Paolino!
Ha una certa età e ha tirato la carretta per tutta la stagione
e poi Djere ha perso al turno successivo facendomi saltare la schedina…porco il suo