La top 3 dei migliori match del 2017 secondo l’ATP

[tps_title]TOP 3[/tps_title] Anche quest’anno, l’ATP ha deciso i migliori 3 match dell’anno che sta per concludersi. Il “podio” è stato reso noto dal celebre giornalista spagnolo Gustavo Goitía , specialista di tennis dal 1989, oggi editore di ESPNdeportes.com ed in passato anche commentatore per il canale tv TyC Sportselencando la top 3 delle migliori partite del circuito maschile del 2017, ad eccezione di quelle dei Grand Slam e di Coppa Davis. Un confronto importante e una scelta ancora più complicata, o semplice, a seconda dei punti di vista, senza i sempre lunghi e spettacolari match dei Major o quando si rappresenta il proprio paese. Sul proprio profilo Twitter, l’esperto giornalista, delizia sempre i propri seguaci con pezzi ed opinioni su argomenti del momento o in generale su paragoni tra match e giocatori, oltre a consuete analisi, che difatti, sbizzarriscono gli appassionati fan del tennis. In seguito alla fine della stagione 2017, una delle più eclatanti e sorprendenti degli ultimi anni, grazie ai ritorni inaspettati di Rafael Nadal e Roger Federer, le assenze di Novak Djokovic e Andy Murray e gli exploit di Sascha Zverev e Grigor Dimitrov, è interessante comprendere il parere degli esperti e la scelta dell’ATP nel scegliere quali match sono stati i più entusiasmanti e rilevanti del circuito.

[tps_title]3. MONFILS VS NISHIKORI[/tps_title]

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ATP 1000 Montreal

Gael Monfils b. Kei Nishikori (4) 6-7 7-5 7-6 (6)

Il gradino più basso del podio è occupato dal match tra il francese Gael Monfils, a lungo infortunato durante questa stagione, e il giapponese Kei Nishikori, anch’egli ha avuto non pochi problemi fisici, come al solito del resto. Nel match tra due dei tennisti più fragili del circuito, lo scorso agosto, si visse un vero e proprio spettacolo e suspense, qualità che si possono riconoscere nel transalpino, dato le tante partite in cui ha rimontato oppure ha messo in mostra il proprio estro. Sceso alla posizione #46 del ranking, per l’ex numero 6 al mondo non è stata di certo la sua miglior stagione, per via degli innumerevoli infortuni che gli hanno fatto saltare importanti tornei come Miami, Monte-Carlo, Roma, Cincinnati, Shanghai e Parigi-Bercy. Anche per il giapponese l’annata è stata tutt’altro che entusiasmante, con la seconda parte di stagione saltata completamente, con l’ultimo match giocato proprio in Canada, scivolando addirittura in ventiduesima posizione. Negli ottavi di finale del torneo ATP 1000 di Montreal i due si tornano a sfidare dopo i match del 2016, entrambi vinti da Kei, che sia a Miami in primavera che alle Olimpiadi a Rio de Janeiro ai quarti, prima di vincere la medaglia di bronzo ai danni di Rafael Nadal, era stato capace di annullare in entrambe le occasioni 5 match point al tie-break. Bene, un anno dopo, e con i favori del pronostico dato l’head to head sul 3-0, è il giapponese a subire il gran ritorno del francese: 4 i match point annullati a fine match, dopo tre intensi set. Non è stato l’unico in quel torneo, infatti anche la stellina esplosa in casa, Denis Shapovalov aveva annullato gli stessi match point ai danni di Dutra da Silva e la stessa cosa aveva fatto Diego Schwartzman contro Dominic Thiem. Una partita ai limiti del “coccolone” per i tifosi, che hanno avuto la fortuna, sotto un sole battente canadese, di assistere al terzo match più bello della stagione secondo l’ATP. Gael Monfils ha prodotto un ipnotico momento di magia nel rimontare Nishikori. È stata la prima volta che Monfils ha rimontato sotto di un set contro un avversario Top 10 in sette anni e solo la terza volta nella sua carriera (3-62). Semifinalista lo scorso anno a Toronto, la vittoria per (4) 6-7 7-5 7-6 (6) contro il giapponese, per la prima volta dal 2014 ad essere fuori dalla top 10, è stato il miglior risultato di un buio 2017. La rimonta, partita dopo aver perso un combattuto primo set, è stata voluta e cercata, spinto dalla ricerca di vendetta dopo le sconfitte del 2016, e ottenuta grazie a vincenti di dritto e rovescio a tutto braccio a scaraventare l’avversario, un muro solitamente, da una parte all’altra del campo. Il punto più basso del match è stato il 6-3 per Kei nel tie-break, da cui è ripartito Gael ed ha rimontato portandosi a casa il match, uscendo dal campo sotto la standing ovation del pubblico, garantendosi il match contro Bautista-Agut. 

[tps_title]2. THIEM VS DIMITROV[/tps_title]

ATP 1000 Madrid

Dominic Thiem b. Grigor Dimitrov 4-6 6-4 7-6 (9)

Il terzo turno andato in scena a Madrid in primavera, ha assunto contorni epici, conquistando il secondo gradino del podio, in un match durato 2 ore e 34 minuti. Era il quarto incontro tra Dominic Thiem e Grigor Dimitrov, conduceva 2-1 l’austriaco, e gli occhi erano puntati proprio su questo match, tra due tennisti di classe, che del proprio rovescio fanno l’arma di forza. In top spin e profondo quello del classe ’93 e forte e potente quello del classe ’90, che a fine stagione si laureerà come Maestro del 2017. Una sfida interessante, tra due classe ’90 gli antipodi, con tre anni di differenza e alla ricerca della propria identità. L’austriaco era reduce dai quarti di finale di Indian Wells, dove aveva perso contro Stan Wawrinka al tie-break, e dalla finale di Barcellona, dove aveva schiantato Andy Murray in semifinale per poi arrendersi alla “primera” Decima di Rafael Nadal. Viceversa Grigor, veniva da un ottimo torneo in Australia, con la semifinale persa contro Rafael Nadal al 5°, ma anche la vittoria a Brisbane e in casa a Sofia, con i primi due trofei dell’anno. A fine anno saranno 1 per Dominic e ben 4 Re Grigor, imbattuto alle Finals e primo dai tempi di Corretja nel 1998 a vincere da debuttante a Londra, oltre alla conquista del primo 1000 a Cincinnati. Tornando al match più atteso del giovedì iberico, Grigor va in vantaggio per 6-4 nel primo set, portandosi avanti addirittura 3-1 nel secondo, ma qualcosa si sblocca nella mente dell’attuale #5 al mondo: Thiem inizia a macinare e costruire da fondo, iniziando a rimontare e vincendo per 6-4 la seconda partita. Il terzo set vede il classe ’93 di nuovo indietro per 4 giochi a 2, con il prepotente ritorno del bulgaro, che al tie-break si riporta avanti per 6-3, ma il cuore di Dominic è immenso e prima annulla tre match point, poi ne annulla un altro sul 6-7 e un altro ancora sull’8-9. L’11-9 è quello buono: il secondo match point è quello giusto per proseguire il cammino nel 1000 madrileno, dove perderà ancora da Rafael Nadal in finale, prima di vincere a Roma e perdere ancora al Roland Garros in semifinale.

[tps_title]1. FEDERER VS KYRGIOS[/tps_title]

ATP 1000 Miami

Roger Federer b. Nick Kyrgios 7-6(9) 6-7(9) 7-6(5)

Il primo posto, non poteva che essere occupato dal GOAT Roger Federer e dal Next Gen, che tanto prossima generazione ormai non è più, Nick Kyrgios. Al momento della sfida a Miami, i due si erano affrontati solo una volta, a Madrid nel 2015, quando l’australiano vinse per (2) 6-7 7-6 (5) 7-6 (12) in un match altrettanto equilibrato e tirato come mostrato dal punteggio, in cui, un giovane Nick, testa calda allora come oggi ma parzialmente giustificato per l’età, giocò con sfrontatezza contro The King, battendolo, come accaduto con Rafael Nadal e Novak Djokovic, al primo incrocio come il capitano di  Davis Leyton Hewitt e suo idolo. Poi, i due, si sarebbero potuti sfidare nuovamente ad Indian Wells, ma un attacco influenzale bloccò il nativo di Canberra, così da rinviare il tutto alla settimana seguente, quella della doppietta americana nell’inizio magnifico dell’elvetico. Infatti, lo svizzero, partito dalla posizione numero 17 e da un 2016 considerato tra i peggiori della carriera, mai quanto l’annus horribilis del 2013, era riuscito a sorprendere tutti, anche se stesso, vincendo gli Australian Open contro “l’altro risorto” Rafael Nadal, contro il quale si giocherà la finale di Miami, dopo la vittoria dello spagnolo su Fabio Fognini. Nel mezzo, la vittoria di Indian Wells, battendo l’iberico agli ottavi per poi vincere in finale contro Stan Wawrinka. A fine stagione saranno 7 i trofei, due Slam e la posizione numero 2 riconquistata: Risorgimento svizzero 2.0. Per Nick invece una stagione controversa, con la prima finale tra classe ’90 come punto più alto della stagione a Cincinnati contro Grigor Dimitrov e le semifinali di Marsiglia, dove difendeva il titolo, Acapulco, vinto da Sam Querrey, e Pechino. Poi, tanti alti e bassi, scenate delle sue ed infortuni vari, che lo hanno fatto rimanere a secco e con il solito rammarico. Tornando alla semifinale durata 3 ore ed 11 minuti, per forza di cose è stata giudicata la miglior partita del circuito maschile 2017, per tasso qualitativo e di spettacolo, anche con la racchetta gettata a fine match per la rabbia e il rammarico da parte dell’australiano, per poi sfociare nel pianto di settembre alla Laver Cup perdendo sempre da Roger. Roger Federer e Nick Kyrgios hanno regalato al tennis una partita che sarà ricordata come un classico, non fosse altro che per il confronto-scontro generazionale dovuto ai 14 anni di differenza. Semifinale dominata dai servizi, con due soli break e con Federer in generale ad avere più occasioni sulla battuta dell’australiano che il contrario. Pubblico del Crandon Park apertamente schierato pro-Federer, con fischi ai (pochi) gesti di nervosismo di Kyrgios e boati ai suoi errori. Grandissima tensione già dal primo set, con idee tattiche chiare da parte di entrambi: Federer a rallentare il gioco con i suoi straordinari back di rovescio, per poi sventagliare di diritto appena l’avversario accorciava, Kyrgios a rischiare fin dal primo colpo nei game di risposta cercando soprattutto il lungolinea con entrambi i fondamentali. Parlare di differenze in una partita decisa da tre tie break (e anche nell’unico precedente, vinto da Kyrgios a Madrid 2015, si erano visti tre tie break) di cui due finiti sull’11-9, è una evidente forzatura, ma Federer ha almeno nei primi due parziali sempre dato l’impressione di poter strappare il servizio a Kyrgios, mentre l’australiano è andato a fiammate ed è stato complessivamente meglio dello svizzero soltanto nel terzo, quando è riuscito a proporre variazioni ad un avversario molto stanco. Fisicamente per lo svizzero si può parlare quasi di eroismo, per un giocatore di 35 anni e mezzo che non ha mollato su nessuna palla, reagendo anche a una situazione di svantaggio nel tie break finale, aiutato da quelle situazioni che i fenomeni girano sempre a proprio favore (una palla auto-arbitrata, con conferma del falco, uno spettatore che ha disturbato Kyrgios durante uno scambio), e conquistando la finale che vincerà contro Rafa, che l’ ATP di Miami non ha mai vinto come Shanghai e le Finals, dimostrandosi una vera chimera. Ancora una volta, è Roger a comandare, a vincere e deliziare i palati fini. 

E per voi? Quali sono i migliori match stagionali?

 

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