Le ATP Finals a Torino non sono un miraggio inverosimile

L’Italia non è soddisfatta. Dopo la seconda edizione delle Next Gen ATP Finals, disputatesi a Milano il mese scorso, ora spunta, con veemenza non indifferente, la concreta candidatura di Torino come sede per le ATP Finals dal 2021 al 2025. L’intesa avuta tra governo e Coni, particolarmente rara negli ultimi tempi, sembra essere dovuta in parte alla presenza, come presidente FIT, di Angelo Binaghi, uomo amato dalla maggioranza gialloverde per le sue innegabili doti di accondiscendenza. Nonostante, però, la speranza sia forte tra le alte cariche dello stato e tra i tifosi tutti, la città piemontese dovrà scontrarsi con rivali più quotate ed economicamente possenti. Le altre quattro contendenti all’assegnazione saranno infatti Tokio, Singapore, Manchester e la stessa Londra, desiderosa di mantenere l’attuale sede del torneo per altri cinque anni. Analizzando la situazione a rigor di logica, è normale pensare che l’ATP voglia tenere l’appuntamento in Europa, considerando come, la settimana precedente al Master, si giochi il 1000 di Parigi-Bercy, e andrebbe dunque a svantaggio dei giocatori la scelta di spostare le Finals in Asia, costringendoli ad un rapido viaggio intercontinentale da dover gestire oppure alla rinuncia del 1000 francese. Escludendo dunque Singapore, dove già si tengono le Finals WTA, e Tokio, salvo ingenti investimenti da parte dei giapponesi che sembrano però non essere interessati più di tanto, nonostante l’avvento di Uniqlo, all’organizzazione di eventi tennistici, rimangono come dirette rivali Manchester e Londra. La prima sembra, per indiscrezioni uscite dalle alte cariche del circuito, non avere le carte in regola per poter competere, mentre Londra rimane, nonostante già da dieci anni detenga i diritti del torneo, l’assoluta favorita. Effettivamente, verrebbe logico domandarsi perché, un appuntamento sempre seguito ed economicamente fruttuoso come quello inglese, dovrebbe cambiare locazione. Le Finals, dove sono ora, prosperano anno dopo anno, aumentando il fatturato dovuto alla vendita dei biglietti ed agli introiti pubblicitari sui quali le più ricche aziende del mondo continuano ad investire. Torino e la sua sindaca, ancora offesi per la mancata assegnazione dell’Olimpiade invernale insieme all’asse Milano-Cortina, tentano di accaparrarsi il tutto grazie ad una proposta innovativa e parecchio stimolante. Mentre Londra potrebbe essere vista come centro nel quale il Master venga a rappresentare uno tra i tenti eventi che giornalmente hanno luogo nella capitale inglese, Torino proporrebbe l’alternativa di un polo educato e cortese interamente dedicato all’adorazione delle Finals, dove il tennis verrebbe a rappresentare un argomento di cui discutere all’interno di una città trasformata in salotto. Non è difficile ipotizzare che, da qui ai prossimi tre anni, i nomi di Federer, Nadal e Djokovic finiranno gradualmente per eclissarsi, ed è certo che, salvo miracoli di natura celeste, lo svizzero o lo spagnolo non saranno tra i migliori otto di fine stagione nel 2025, fattore che comporterà un inevitabile e forse incontrovertibile calo della popolarità di questo sport. Torino dovrà pensare anche a questo, ad una strategia di comunicazione efficace per evitare di fare investimenti dal ritorno incerto.

Non sarà una sfida semplice, ma è di certo allettante l’ipotesi che l’Italia, dopo il bluff del “quinto Slam” proposto per Roma e poi schiacciato dalla potenza di Miami ed Indian Wells, possa ospitare un evento di tale portata. Noi tutti speriamo che accada. Attendiamo Marzo per il verdetto definitivo.

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