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L’elogio della follia

Una tranquilla e soleggiata mattino di maggio a Roma viene stravolta da un matto australiano in via del Foro Italico.

No, non è un articolo di cronaca nera. Semplicemente, la storia di Nick Kyrgios a Roma. Un fulmine nel cielo sereno del tennis, caratterizzato dall’aurea perfezione di un Roger Federer, incapace di sudare e che al massimo urla “Nein” quando commette un errore o di un Rafa Nadal, che dopo un torneo va a pesca o va a spalare il fango dopo un tornado a Maiorca. Ma spesso un po’ si sana follia fa bene e rende movimentato un altrimenti piatto primo turno del master romano. 

Per quei pochi lettori (spero) che non conoscono Kyrgios, qualche breve cenno. Australiano, rasato, più simile ad un giocatore NBA (piuttosto dotato nel basket in effetti), talento vergognoso e altrettanto vergognoso disprezzo nei confronti delle regole.

Highlights della sua carriera: ha battuto tutti i big almeno una volta, si è presentato al mondo del tennis vincendo contro Nadal a Wimbledon in 4 set, ha perso di proposito un game in risposta senza nemmeno toccare il servizio dell’avversario, un arbitro ha ritenuto di doverlo motivare dopo avergli visto perdere un game imbarazzante, ha discusso con il pacioso Wawrinka ricordandogli l’infedeltà della sua compagna. Irridente, rissoso e polemico ma ha anche dei difetti.

In poche parole il classico ragazzo che ha i mezzi (nel suo caso infiniti) ma non è che non si applica, non ci prova nemmeno. A meno che non sia la giornata giusta: in quel caso non ce n’è per nessuno.

Tornando a oggi. È arrivato a Roma con zainetto e racchetta, come uno che va a farsi la sua oretta di tennis al circolo in pausa pranzo. Ma a volte, alla natura scappa la mano e distribuisce il talento in dosi spaventose ed è questo il caso di Nick. 

Di fronte a lui, un astro emergente del tennis mondiale: Daniil Medvedev, talento russo bizzoso e istrionico. Forse per questo Nick ha fiutato un rivale e ha deciso di imporre la sua, personalissima “legge”. Primo punto del primo set: servizio dal basso e punto vinto in scioltezza. Nick prosegue il suo show dando sfoggio di un repertorio infinito di giocate: colpi in mezzo alle gambe, stop volley, back e colpi senza controllo. Addirittura, ha sparato la palla oltre gli spalti del centrale. Deliziosamente fuori controllo. In tutto questo ha vinto il match in tre set contro un avversario ostico su terra e capace in questa stagione di giocare la semifinale a Montecarlo (sconfitto da Lajovic) e la finale a Barcellona (sconfitto da Thiem). Tutt’altro che uno sprovveduto. 

Nick è così ed è una sferzata di follia che fa bene e movimenta tutto. Il tennis ha bisogno di lui più di quanto lui non ne abbia bisogno. Con lui in tabellone è certo che succederà qualcosa nel bene (raramente) e soprattutto nel male. 

Never give up, Nick!

Andrea Fossale

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