Il pagellone maschile degli Australian Open

[tps_title]David Goffin[/tps_title]

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Voto:7

La mia impressione è che, da un momento all’altro, possa essere spazzato via da una folata di vento. Inespressivo, leggero, morbido.
Nonostante tutto, però, mi piace. Ottimo tempo sulla palla, coordinazione e visione tattica. Entra negli otto e dovrebbe già essere soddisfatto.

[tps_title]Novak Djokovic[/tps_title]

Voto: 1-

Io, eterno oracolo, mai ho creduto in un nuovo trionfo di Nole nella calda Australia, ormai meta prescelta del gommoso e isterico campione. L’insensata sconfitta con Istomin, descritto dagli esperti come pargolo dotato di dorato talento uzbeko, stupisce però più del dovuto. Non tanto per l’avversario, quanto per il modo. Cinque set di inversa rassegnazione.
Ma non stavamo parlando di Grande Slam?

[tps_title]Fabio Fognini[/tps_title]

Voto: 5

Batte Lopez in tre set. Benissimo, bravo Fabio. Poi incontra lui, Paire, insensato interprete di un tennis assurdo. Scontro tra titani sgangherati, scintille, rivelazione divina impregnata di sparse imprecazioni.
Vince il francese, che è peggio del nostro, ma con più mano.

[tps_title]Andy Murray[/tps_title]

Voto: 0

Punteggio pieno, più o meno. Era il suo torneo, annunciato vincitore, unica possibile scelta.
Accoppiato all’inventore Zverev, poi, spalancando le vampiriche fauci decide di emulare la Radwanska (voto 10 per principio), di cui è segretamente invaghito, autoinducendosi catalessi fulminante per quasi quattro set, concedendo così al Sommo Roger il quarto di finale che gli ha fatto alzare il trofeo.

[tps_title]Andreas Seppi[/tps_title]

Voto: 8

Ha un dono, grandissimo ed inastimabile, copiato o rubato all’amico Simon. Gli avversari a lui opposti, partiti con rabbia e focosa energia, dopo quattro game accedono al losca trama dell’altoateosino, addormentandosi.
Ottimo percorso fino agli ottavi, dove cede allo strapotere di Wawrinka, umiliando prima in cinque set l’inutile boria di Kyrgios, arrogante perdente. Perfetto paladino del lavoro, in corsa per il titolo di Cavaliere del Lavoro.

[tps_title]Mischa Zverev[/tps_title]

Voto: 8

Miracolo irripetibile di trionfale serve and volley.
Ricerca esasperata della rete e pregevole tocco finale, per nulla indifferente.
Piccolo brio e cromatico squarcio nella monotonia dilagante dei palleggiatori instancabili. Dopo tempo passato nell’ombra del fratello (“Ah, ma non è Sascha?”), arriva una ventata di meritata popolarità. Non vince, certo, ma diverte, più del predestinato fratellino.

[tps_title]Milos Raonic[/tps_title]

Voto: 7

È il numero 3 del mondo, e già ci sarebbe da discutere. Papero buono e gobbo, armato di padella mitraglia il campo avversario, pregando il cielo che entri la prima. Roboante strigliata da Nadal, che, come suo solito, ne evidenza maggiormente le già conclamate carenze tecniche. Insidioso, certo, inutile negarlo. Ma con i forti, forti davvero, perde e perderà sempre, giustamente.

[tps_title]Grigor Dimitrov[/tps_title]

Voto: 9

Finalmente, finalmente.
Grandissimo torneo, culminato con la splendida sfida persa all’ultimo in semifinale. Colgo l’occasione per lodarmi del pronostico indovinato, traguardo non indifferente. Ritmo, tenuta e mentale e tanto braccio. Ricordandolo, qualche stagione fa, grigio tappetino di Maria, non posso far altro che esprimere le mie personali congratulazioni. Argenteo spettacolo offertoci dal bulgaro, che inizia l’anno con il piede giusto.

[tps_title]Rafa Nadal[/tps_title]

Voto: 10

Lo so, sono sfacciatamente di parte, ma devo.
Emozionante, a tratti tragico, ostinatamente contrario alla sconfitta, in qualsiasi situazione. Arriva in finale, contro ogni pronostico, riscoprendosi tedoforo del cuore tennistico. Impossibile non innamorarsene, impossibile non gioire nel vederlo protagonista di una finale Slam.
Quest’uomo fa bene allo sport, al mondo, alla vita.
E sulla terra, adesso, comincerà ad arrotare.

[tps_title]Roger Federer[/tps_title]

Voto: 18

È essenza, ente supremo, principio primo. Danza, dipinge, ammalia. Il diciottesimo Slam, sogno inseguito anni e anni, arriva in Australia e non a Wimbledon.
La finale con Rafa, poi, rappresenta la perfetta immagine del trionfo impronosticabile, apoteosi di una leggenda diventata, se possibile, ancor più grande.
Lascio ai poeti l’onore di decantare le imprese del sovrano.
Io, da tifoso di Nadal, posso soltanto applaudire.

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