Pazzia e tennis sono agli antipodi?

Il tennis è uno sport di tradizione. Uno sport di tradizione e inglese.  E pensando al tennis a tutti vengono in mente i campi d’erba d’oltremanica con personaggi vestiti di bianco che passano le domeniche pomeriggio colpendo palle allegramente, come nel famoso “Match point di Woody Allen o nel più recente “Questione di tempo”. Uno sport di correttezza ed educazione, come un candido pranzo domenicale sul prato o una giornata sui campi da golf.

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Ma per gli appassionati di tennis il discorso va oltre. Per noi cresciuti nell’epoca di Federer e  Nadal il tennis è una cosa più seria. C’è il talento naturale del Grande Roger ma anche l’impegno e l’abnegazione di Rafa Nadal, la tenacia e la freddezza di Djokovic, il tennis è insomma un lavoro oltre che un piacere e anzi il piacere arriva solo dopo allenamenti estenuanti alla ricerca della perfezione tecnica, la sofferenza in attesa dei grandi Match, la pressione di essere nelle prime posizioni del ranking. Insomma il tennis è sicuramente amore  totalizzante.

Se non sei pronto a soffrire non puoi giocare, guardare, vivere il tennis.

E i vari Roger, Rafa, Nole sono i professionisti di questo sport immenso, le figure di spicco, e raccolgono allori in cambio della loro anima.Ma in mezzo a tanta abnegazione talento e impegno a volte ci si imbatte in personaggi particolari che stravolgono, come nella vita, le tue convinzioni.Giocatori talentuosi, a volte geniali, ma il cui talento si accompagna a una certa dose di originalità di estro e a volte di …pazzia…

Tennis quindi che va a braccetto con una sorta di… follia?  Il primo che mi viene in mente è un certo Ernests Gulbis, personalità irrequieta. Già la prima volta che l’ho visto giocare mi ha entusiasmato. Talentuoso e irriverente gioca un tennis fantasioso e dissacrante. Servizio a 200km/h e spinge tutti i colpi da fondo campo con schemi a dir poco insoliti. Lo stile, anche quello, un po’ discutibile ma il suo gioco esprime un entusiasmo e un brio particolari.  Allo stesso modo a volte butta via dei match per noia o chissà cos’altro.  Nel 2008, raggiunge i quarti di finale del Roland Garros e a Wimbledon conquista un set a uno dei migliori Nadal di sempre. Gulbis, a diciannove anni sembra sulla strada per diventare la nuova promessa in fatto di Slam.  Figlio dell’uomo più ricco di Lettonia, Ernests ha conosciuto pochi dei limiti che incontrano i comuni mortali. Nel 2010 raggiunge quello che rimane tutt’oggi il suo miglior ranking di numero 21 del mondo e la serie di buoni risultati fanno ancora una volta  gridare al nuovo messia. Ma anche allora, la sua personalità non manca di far divertire e  preoccupare. Agli Internazionali BNL d’Italia, dove batte Federer per poi arrendersi di pochissimo a Nadal in semi, non ha nessuna difficoltà a confessare: “Perché non vinco di più? Perché mi alleno poco. Perché mi alleno poco? Perché non ho voglia”. A chi gli chiede se non ha pentimenti di non sfruttare a pieno il suo talento, risponde con un sorriso sornione: “Pentirmi? E perché dovrei, la mia vita è bella lo stesso.” Dal 2011 in poi tanto buio e qualche lampo in cui comunque colleziona sporadici ma significativi successi contro Robin Haase, Thomas Berdich e Juan Martin Del Potro. Da un po’ di tempo dice di essersi messo a lavorare seriamente e comunque non sarebbe la prima volta che dice di voler cambiare mentalità per poi smentirsi nel giro di pochi mesi..

E anche nel privato la situazione non è meglio. Dice di sé: “E’ vero  mio padre mi presta il suo jet privato. Ed ho anche un elicottero, un sottomarino e un’astronave. “Sono stato anche una notte in prigione a Stoccolma, per aver adescato una prostituta. E’ stato grande, davvero divertente, ma non andrò mai più in Svezia. Non è normale essere messo in prigione per aver conosciuto una ragazza. Se incontro una ragazza non le chiedo che mestiere fa. Ci passo del tempo e basta, e lei con me. Non mi chiede cosa faccio. E se lo chiede di solito mento, dico che non faccio nulla o che sono un musicista. E’ stato comunque divertente, credo che ognuno dovrebbe andare in prigione almeno una volta nella vita.”

Gianni Clerici scrive, confrontando il lettone a Nadal, che vede come qualcuno che ha riscritto il tennis“Gulbis appartiene probabilmente, perché potrebbe essere un genio, a un’ altra schiera, quella dei possibili scrittori falliti.”

Pensandoci anche noi italiani abbiamo i nostri begli esponenti di questa “corrente di pensiero”

Le testate giornalistiche a fine luglio 2013 titolano “Fabio Fognini, il talento e la follia che la gente ama 

Di fatto Fabio rispecchia proprio il campione che la gente ama, certamente perché ha cominciato a vincere, ma anche perché basa il suo tennis sulla classe e il talento, mischiandolo alcune volte alla pazzia e alla follia, tipica solo dei grandi artisti. Tipico esempio di ciò è la semifinale contro Monfils ad Umago  vinta al tie-break del terzo, dopo essere stato avanti 5-0. In meno di un’ora sulla terra rossa di Croazia abbiamo assistito al geniale follia del portacolori italiano che ultimamente spesso esce  vincitore dal campo nonostante i black-out . E anche i numerosi battibecchi con i giudici non fanno altro che aumentarne la popolarità , ricordiamo tutti la litigata con l’arbitro Pascal Maria a Wimbledon.

Il pubblico da sempre ama queste divertenti scenette e in passato giocatori del calibro di McEnroe (Capostipite dell’allegra compagnia) e Connors sembra le facessero apposta per spostare l’attenzione e il tifo dalla loro parte.

John McEnroe è per chiunque un genio del tennis, artista o poeta maledetto creato da un Dio lucidamente allucinato. Comincia come un  teenager coi fulvi ricci e le lentiggini, maleducato, irriverente ma si rivela subito esageratamente talentuoso. Non si allena e lo stesso, con aria imbronciata, eplode servizi mancini ad uscire, ricama volèe  guidato da divinità squilibrate. Fra smorfie, tic e urlacci, irrompe come un ciclone irascibile, nel mondo del tennis.

Il video più divertente che vede McEnroe in azione viene da un documentario realizzato nel 1982 da William Klein, uno sguardo dietro le quinte all’edizione 1981 del Roland Garros in cui John implora il giudice di sedia di interrompere il gioco a causa delle condizioni meteo, ma si imbatte in un’alzata di spalle…

Uno degli esempi più recenti che provano la pazzia di McEnroe è del 2008 quando John viene espulso dopo aver inveito contro il giudice arbitro durante un match di  primo turno alla “Hall of Fame Champions Cup”. Il video è famoso perché quando McEnroe lascia il campo, si sente uno spettatore descrivere John come una “big girl’s blouse” cioè una femminuccia.

Pazzia sotto altre vesti (nel vero senso della parola) quella di Bethany Mattek Sands,  tennista statunitense famosa, oltre che per i buoni risultati sul campo da tennis, anche per la sua dose di sana originalità dentro e fuori dal campo. Capelli che sono stati di tutti i colori, per esempio una volta verdi e viola in occasione del torneo di Wimbledon, giacche da texana piene di palle da tennis pendenti e anche in campo i famosi e caratterizzanti calzettoni al ginocchio, se non bastassero le righe fluorescenti sul viso. Sul campo a volte è una forza della natura, veloce intelligente,potente. Del 2010 la semifinale a Wimbledon e del 2011 il suo miglior ranking quando raggiunge la posizione di n 11. E ogni tanto allegramente e grintosamente riappare.

Per non parlare di follie ben più sobrie come quella di Simona Halep che, dopo un anno di fama e di successi in cui si è fatta conoscere al mondo, decide improvvisamente a fine stagione di licenziare il coach.

Insomma, non se ne viene a capo. Cosa possiamo dire di più oltre al nostro folle amore per il tennis? E’ forse il tennis follia amorosa o dentro a ogni tennista c’è una fredda controllata serena ma inconsapevole forma di follia?

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