Perché Jannik Sinner è motivo d’orgoglio

Jannik Sinner agli Internazionali d’Italia

Ieri Jannik Sinner ha compiuto una vera e propria impresa: nel suo match d’esordio contro Steve Johnson dopo essere stato letteralmente ad un passo dalla sconfitta (nel terzo parziale era sotto 5-2) ha dimostrato una lucidità impressionante, tale da permettergli di vincere il set in rimonta 7-5.

Eppure in molti preferiscono non complimentarsi troppo, poiché timorosi di mettere troppa pressione al giovane talento classe 2001; tuttavia, chi ha guardato l’incontro di ieri avrà notato che Sinner non sembra soffrire particolarmente le situazioni di difficoltà: dopo aver perso il primo set per 6-1 contro un giocatore che in passato si è quasi spinto fino alla top 20, in molti avrebbero allentato la presa.

Ma per Jannik, come avremo già capito, di mollare non se ne parla: in tutta tranquillità ha restituito il 6-1 al suo avversario nel secondo parziale, dimostrando un livello di competizione e caparbietà quasi disumani.
Per non parlare poi del terzo set: era sotto 5-2, ha dovuto affrontare un match point; poi da lì ha spinto l’acceleratore al massimo, recuperando i break e completando la rimonta sul 7-5.

È vero che tutta questa attenzione potrebbe condizionare il tennista altoatesino: “dopotutto si tratta solo di un primo turno” direbbero in molti. E in parte hanno ragione; ma qui non si festeggia (solamente) la vittoria di ieri. Si festeggiano gli enormi sacrifici compiuti da parte di Jannik, che sembra lo stiano ripagando perfettamente. Si festeggia il suo talento, impressionante per un ragazzo di soli 17 anni. Si festeggia il suo modo di stare sul campo, come fosse già un professionista. Si festeggia la sua disarmante tenuta mentale, che potrebbe seriamente portarlo ancora più lontano in futuro. Si festeggia e basta.

Il prossimo turno vede il giocatore azzurro opposto al greco Stefanos Tsitsipas, reduce dalla finale a Madrid; il greco è senz’ombra di dubbio favorito, eppure Jannik ci ha fatto un bellissimo regalo: ci ha donato nuovamente l’arte della speranza.

 

 

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