Termina l’angosciosa tedia della stagione su terra rossa, dominata in assolo da un anziano interprete che monopolizza le testate internazionali con dichiarazioni banali al limite del tragicomico, e prende il via, lode a lei, la breve parentesi sempreverde.
Si comincia da Stoccarda, dove un Federer distratto torna a recitare l’ormai noto copione da sprecone di occasioni decisive, sconfitto da un uomo più attempato ed infortunato di lui tenuto insieme dai miracoli della medicina ed una buona dose di nastro adesivo. Si ergono dal lungo letargo anche altri specialisti della superficie, che illuminano le adoranti platee con soluzioni possibili solo sul verde.
Queste poche settimane, però, a nulla servono se non come antipasto dell’evento per eccellenza, atteso per mesi da pubblico e giocatori. Si parla già di Wimbledon, vincitori, delusioni e sorprese. Emergono i soliti nomi, escludendo per principio artisti troppo forti per poter vincere questo tipo di tornei (Brown in primis, Janowicz a seguire). Federer è il favorito, Murray gioca in casa, Djokovic (rimasto ad abbracciare i raccattapalle a Parigi) ha voglia di rivalsa. E Nadal? Gli appassionati non gli danno chance. Troppa è, infatti, la differenza tra la sacra tecnica esposta su erba ed il belluino gioco mostratoci finora dai rematori della terra. Cambia l’altezza, la velocità, i tagli. Il collerico turbine dello spagnolo, a contatto col terreno, non salta ma stabilizza, rendendo troppo facili le accelerazioni dei golosi avversari. Di contro, però, è grave non menzionare le cinque finali ottenute nel Tempio dallo spagnolo dei giorni migliori. Perché, dunque, dopo aver riassaporato l’afrodisiaco sapore di uno Slam, non possiamo pensare ad un Nadal in festa nella seconda domenica del torneo? In realtà, l’ipotesi, è attualmente ben lontana dall’essere considerata fattibile. Negli anni più recenti, Rafa, ha dimostrato come, per lui, giocatori aggressivi e dotati di un buon servizio siano diventati un problema. Nelle ultime quattro edizioni, escludendo quella dello scorso anno saltata per infortunio, ha collezionato sconfitte con Brown, Kyrgios, Darcis e Rosol, tennisti ostici ma non di certo (ecluso il tedesco) cristallini talenti alla Petzschner.
Il maiorchino, causa riposo forzato dopo le erculee fatiche primaverili, ha dato forfait anche il Queen’s, da programma unico torneo preparatorio in ottica Wimbledon. Ha speranze, dunque, il ritrovato Nadal? Poche, ma le maggiori difficoltà, per lui, arriveranno nei primi tre turni. Una volta superati, approfittando del repentino mutamento che la caduca erba sarà costretta a subire, potrebbe allora tentare l’assalto, cercando un titolo che avrebbe del miracoloso più di un ace di Sara Errani.