Roger, non tornare mai più

E dire che ci avevo quasi sperato.
Quando in quella calda giornata di Luglio, trasformatasi poi in radiosa festività, cadevi spossato sotto i potenti colpi del grazioso Raonic, esultavo di sincera contentezza, convinto di essermi, finalmente, liberato di te.
Pensa quanto sarebbe in pace ora il mondo se, una volta nella vita, avessi fatto una scelta sensata, liberandoci definitivamente della tua oppressante figura.
Ma no, no, Roger deve sempre fare come vuole. È vero?
Eh certo, certo, sei troppo abituato ad essere trattato come incontraddicibile sovrano. Mi scusi Sua Maestà, chiedo venia, ora faccio come tutti gli altri e mi sdraio per terra a formare, come Voi chiedete, la sacra ed inviolabile bandiera rosso-crociata, insieme a quella immensa accozzaglia di sudditi che già da anni se ne stanno schierati.
E sì, anche loro disprezzo, ovviamente.
Una setta di illogici dissennati, che blaterano slogan e frasi fatte su quanto tu, o creatura onnipotente, sia perfetto, incarnazione stessa del divino, simbolo assoluto di purezza estetica, e bla bla bla.
Ciance, soltanto ciance.
E non sono io, pazzo ed isterico giudicatore, a dire tutto ciò. Ci sono i fatti, caro, ma soprattutto vecchio, Roger.
Non vinci più, accettalo.
Sei antico, quasi peggio del tuo amicone, quello spagnolo.
Basta, nessuno ti sopporta più.
Tu ed il tuo accecante candore.
Prima ascoltavo la radio. Passavano i Red Hot Chili Peppers ed ero felice.
Poi, ad un certo punto, quel clima di atarassica distensione che si era creato è stato brutalmente squarciato dall’annuncio che speravo di non udire mai.
“Abbiamo la consolazione d’annunziare che Sua Altezza Reale l’infante di Svizzera Roger Federer tornerà il dì 9 di Dicembre il mese, alle attese ed a lungo predette competizioni. Venghino signori, venghino!”
Un incubo che, ahimè, si era dunque palesato.
E basta ti prego, lasciami in pace. C’è questa tua ombra che continua a perseguitarmi.
Vattene, vattene! E non tornare mai più.
Non sei benvoluto. Qui non ti vogliamo.

(Confessioni di una mente portata alla pazzia dalla troppa assenza del suo regale idolo)
Il Re è morto, viva il Re!

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