Simona Halep e l’incubo di essere n.1

Niente da fare. Il sogno della conquista della prima posizione mondiale dura ormai da mesi e, tra occasioni mancate e un po’ di pressione, sta assumendo i contorni di un vero e proprio tabù per la rumena.

Simona Halep esce, ancora una volta (prematuramente), a testa bassa da un torneo che avrebbe potuto finalmente segnare la svolta della sua carriera. Tante, troppe le chances sprecate quest’anno per compiere quell’ulteriore, se non decisivo, passo verso la definitiva consacrazione nell’élite del tennis mondiale. Stavolta cede, e lo fa anche piuttosto male, alla russa Kasatkina con il netto punteggio di 6-2 6-1. Il dato meramente numerico è inequivocabile, ma è ancora più allarmante il fatto che la Halep sia apparsa completamente abulica in campo, priva di idee e ben lontana dai suoi standard da infallibile martello da fondo campo. Elementi non certo incoraggianti per una giocatrice che, dilapidata già la cambiale da 350 punti ottenuta proprio a Wuhan l’anno scorso, avrà da difendere i 120 punti guadagnagti a Pechino 12 mesi fa e, come se non bastasse, dovrà sperare che Muguruza e Pliskova non facciano amplein per evitare, quantomeno, che il gap cresca. A questo punto sembra difficile pensare che la rumena possa rientrare in corsa per il n.1, viste le oggettive difficoltà fisiche e mentali che le stanno precludendo un obiettivo quasi sempre a portata di mano, ma spesso troppo lontano. Chissà che l’esperienza di quest’anno, a meno di clamorosi tonfi delle dirette concorrenti, non aiuti Simona Halep a renderla più convinta dei propri mezzi e a levarsi, finalmente, la scomoda etichetta di eterna seconda.

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