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Tra follia e talento: il lato umano di Bublik, tennista per gioco

Dietro questo video apparentemente pieno di sole palle corte, servizi da sotto e colpi spettacolari, in realtà si nasconde qualcosa di molto più profondo che fa riflettere. Riflettere sul tennis, sulla vita e sulla scelta di come approcciare entrambi. La maggior parte delle persone opta per la via più sicura, affidandosi al duro lavoro e alla costanza. Altri, invece, se ne fregano ed abbracciano la follia, aggrappandosi prevalentemente allo sconfinato talento. Bublik è uno di questi. E’ un pazzo, un folle, ma proprio per questo speciale. D’altronde, non è un caso che la follia renda sani di mente. Sconosciuto ai più, non ha ottenuto i risultati dei suoi coetanei Zverev o Rublev, né è stato protagonista di exploit come i più giovani Tsitsipas o Shapovalov. Eppure, una volta venuti a conoscenza del personaggio, non sarà facile dimenticarsene.

Quando si parla di Bublik non ci si riferisce mai ad un giocatore come gli altri, della serie “bravo, talentuoso, ma già visto”. Chi guarda una sua partita non sa mai cosa aspettarsi e non avrà mai l’impressione di assistere ad un doppione. Ovviamente tutto ciò nel bene o nel male. Un suo match è un viaggio, un’altalena di emozioni, delle montagne russe. Vincere facendo 30 doppi falli o perdere tirando la seconda a 220 km/h sul match point a sfavore.

Il suo rapporto con il tennis è fatto da odio e amore. In realtà, di amore sembra essercene ben poco visto che in una recente intervista ha dichiarato che odia il tennis con tutto il suo cuore. Come si suol dire, però, chi disprezza compra. Probabilmente non è nelle sue corde, come d’altronde in quelle di tanti altri tra cui Kyrgios, considerare il tennis come un lavoro o un obbligo. Guardando questo sport da un diverso punto di vista, infatti, lo spettacolo ed il divertimento prendono il sopravvento a discapito di altre componenti e non diventa altro che un gioco. Perciò diventa quasi naturale buttarsi a terra in attesa dell’esito dell’occhio di falco oppure distogliere momentaneamente l’attenzione dal match per regalare un sorriso inaspettato.

Un’altra cosa molto interessante è la descrizione con cui Alexander ha accompagnato il video in questione su Instagram:‘Io gioco solo per soldi’ #NO“. Una risposta sonora a chi già sparava sentenze dopo la sua intervista. “Quando avrò guadagnato abbastanza mi fermerò. Gioco a tennis solo per i soldi” aveva tuonato alla stampa. Una frase che indubbiamente conteneva un fondo di verità, ma probabilmente interpretata male.

Un ragazzo dal sorriso contagioso che spicca nella monotonia del circuito Atp, rompendo tutti gli schemi del tennista ‘classico’. Nonostante i numerosi difetti, che contribuiscono all’Alexander Bublik da tutti conosciuto, il kazako regala un po’ di spensieratezza e vive la sua esperienza nel circuito Atp in un modo diverso dal solito. Probabilmente non sarà mai un modello da seguire, ma se c’è una cosa che lo contraddistingue è proprio questa sua sana follia, dietro alla quale, però, si nasconde un uomo dal cuore buono. Questo è Bublik, prendere o lasciare.

Antonio Sepe

Sono nato tre giorni dopo Jannik Sinner. Il talento, però, l'aveva già preso tutto lui. Guardo il primo turno di un Atp 250 con lo stesso entusiasmo di una finale di Wimbledon.

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Antonio Sepe

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