Nel tennis esiste da sempre un paradosso inaccettabile: Federer è il più forte di sempre e Nadal è più forte di Federer.
Questa notte, però, mentre l’intera città dormiva, ho assistito alla più grande dimostrazione di talento mai vista in un campo da tennis.
Lo sguardo di Nadal sul 3-1 del secondo set, dopo aver subito l’ennesimo e distruttivo break, è quello di un uomo smarrito.
La si è vista più volte, su questi campi, un’occhiata così. Mai, però, nel volto di Rafa, che ostinatamente cercava un’effimera frattura nel sublime schema tattico del suo avversario.
Lo svizzero, sadicamente superbo, volteggiava sul campo creando traccianti impensabili. Il solito top-spin brutalmente esasperato solleticava il rovescio di Roger, che, a braccio libero, disegnava il campo con disarmante facilità. Profondità, velocità, potenza. Tutto, nel suo straripante bagaglio tecnico, funzionava alla perfezione.
La partita, di per sè, é durata due punti.
Quando, al secondo quindici di gioco, l’elvetico ha giocato la prima risposta vincente, lo spagnolo ha deposto le armi, soffocato dalla continua spinta che l’ha gettato lontano dalla linea di fondo.
È, senza dubbio, la miglior versione di Federer, tornato ad esprimere un gioco da numero uno del mondo, mentalmente libero da ogni sorta di preoccupazione e fisicamente esplosivo.
Un’ora di assoluta apoteosi tennistica, dimostrazione lampante di come l’anticipo, estremizzato al massimo, risulti ingiocabile.
Come un cobra reale stritolava nella morsa le gambe del maiorchino, privato di ogni sorta di soluzione.
Nei polmoni di Rafa non entrava più aria.
Il soliloquio termina, poi, con l’ennesimo rovescio vincente, simbolo di una lampante inversione di tendenza nella quale non trova più spazio il back difensivo.
Assistiamo, dunque, alla terza (o centosettesima) vita tennistica di Federer, incentrata, come da storica tradizione, su un tennis d’attacco promosso e promulgato dall’insipido geco Edberg, portatore, ai suoi tempi, di altrettanta candida luce e fautore del nuovo schema mentale del discepolo Roger.
Adesso attenzione a Kyrgios, che già ha sbattuto fuori il salice Djokovic.
Un bad boy, d’altronde, è fatto proprio per combattere il Bene.
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