Caso Williams: tra vignette satiriche e possibili boicottaggi arbitrali, la polemica non si placa

Sono trascorsi quattro giorni dalla finale femminile di New York, ma le polemiche sul comportamento di Serena continuano ad ispessirsi. Una vignetta satirica di M. Knight suscita le ire del web e dei suoi fans, mentre l'ITF si schiera dalla parte di C. Ramos, assieme alla maggioranza dei colleghi che vorrebbero non arbitrarla più. Era dai tempi di Rafa Nadal che una caricatura così forte non riguardava il Tennis.

La WTA non è mai stata al centro di così tante polemiche e altrettanta visibilità dai tempi (forse) del caso doping che aveva investito Maria Sharapova. Serena Williams non demorde e dopo la sfuriata in campo che le è costata una multa di 17mila dollari e le critiche di buona parte del mondo dello sport, continua ad affermare di essere stata vittima di un’ingiustizia arbitrale che, secondo lei, odora di sessismo. A sua difesa si sono schierate la USTA e la WTA, riconoscendo nell’atteggiamento della giocatrice americana una forzatura non da poco, ma addossando al giudice di sedia portoghese Carlos Ramos la poca volontà di amministrare lo scontro con la campionessa slam in maniera più umanistica, senza tentare di applicare il regolamento, a loro detta, in modo filantropico, eludendo il peso delle emozioni che ogni atleta può manifestare in campo. A sostegno dell’arbitro iberico si sono allineate invece l’ITF, la quasi totalità dei colleghi giudici di sedia che si dicono pronti a boicottare gli arbitraggi futuri di Serena e personalità del calibro di Martina Navratilova che ha totalmente condannato la reazione della tennista, imputandole la colpa di non essersi saputa controllare e di aver usato motivazioni poco opportune, come la discriminazione sessuale e il femminismo, soprattutto a fronte dei dati forniti dell’ITF che certificano come i provvedimenti disciplinari riguardino per il 70% gli uomini e per il restante 30% le donne. Ma un’ondata di polemiche molto fitta è stata scatenata soprattutto dalla caricatura di Mark Knight, il noto vignettista dell’Herald Sun, che ha rappresentato la Williams inviperita mentre salta furiosa sopra la sua racchetta, con il giudice di sedia che rivolgendosi a Naomi Osaka afferma: “Ma non puoi lasciarla vincere?”, quasi a definirla come una bambina viziata che non riesce ad accettare l’idea di poter perdere. Il web si è quasi interamente compattato a favore di Serena contro Mark Knight, assieme alla scrittrice J. K. Rowling (la madre di Harry Potter) che su Twitter lo ha attaccato aspramente: “Ben fatto, hai ridotto una delle più grandi atlete in vita ad un tropo razzista e sessista ed hai fatto dell’altra grande atleta un oggetto di scena senza faccia“. Al pensiero della scrittrice inglese si è accodata anche la comica Kathy Griffin che ha suggerito a Mark Knight di cambiare il suo username di Twitter “Knighcartoons” con “KKK Cartoons”, aggiungendo in calce un epiteto piuttosto colorito corrispondente al nostro “pezzo di m….“. Il vignettista non ha ancora chiarito la sua posizione, ma guardando bene il fumetto non sembrerebbe esserci un riferimento sessista o razzista, quanto una rappresentazione piuttosto accentuata dello stato di nervosismo della campionessa statunitense che era evidente fin dal riscaldamento ufficiale e già durante il sorteggio, quando con molta difficoltà ha sorriso nella foto di rito, mostrando una certa tensione sul volto, resa ancora più evidente nel primo game di battuta, quando non è riuscita a mettere in campo la prima di sevizio. Ad ognuno la libera interpretazione, ma è pur vero che ergersi a paladini del buon gusto definendo un vignettista (che piaccia o no) di fama mondiale pezzo di m lascia sempre il tempo che trova.

Nadal in versione Charlie Hebdo
Nadal in versione Charlie Hebdo

Era dai tempi di Rafa Nadal che il Tennis non veniva interessato da una vignetta satirica molto conflittuale, come quella che nel 2015 era stata riservata all’attuale numero 1 del mondo da Charlie Hebdo, che all’epoca rappresentò lo spagnolo come un culturista pieno di muscoli gonfiati, siringato in più parti del corpo e con gli occhi fuori dalle orbite, mentre un filo di bava gli colava dalla bocca. Non una bella immagine quella riservata al tennista maiorchino effettivamente, perché alimentava i presunti sospetti di doping sulle sue spalle e quindi una supposta scorrettezza sull’onestà delle proprie vittorie, sospinta dalle dichiarazioni che Nadal, al tempo, aveva rilasciato riguardo ad una pratica medica accettata in diversi paesi, ma proibita in Italia, a cui si era sottoposto, ovvero il trapianto delle cellule staminali, procedura che indusse il web a chiamarlo satiricamente “Staminal“. Anche allora le polemiche furono molto marcate; il giornale si difese dicendo che nel Tennis si parlava troppo poco dell’argomento doping, quasi a considerarlo come una questione tabù, e che le dichiarazioni di Nadal riponevano l’accento su una vicenda che, comunque, aveva già interessato Andre Agassi, Peter Korda e perfino John McEnroe, quest’ultimo totalmente inconsapevole di alcuni aiuti che gli venivano somministrati dai medici, ai tempi del suo exploit tennistico. L’episodio, dopo lo sdegno dei tifosi-difensori del campione di Manacor opposti alle accuse dei suoi storci detrattori, si concluse con le dimissioni del vignettista incriminato.

Ora viene difficile immaginare cosa accadrà a Mark Knight per la vignetta imputata, fatto sta che quanto accaduto in campo lascia adito a poche interpretazioni personali, nel senso che il giudice di sedia ha applicato il regolamento, Mouratoglu stesso ha ammesso di aver compiuto un coaching a favore della sua assistita e Serena Williams, come sappiamo, non è nuova a queste sfuriate, specialmente in quel di New York. Nel 2009 andò in escandescenze per un fallo di piede chiamatole sul match point a favore di Kim Clijsters; nel 2011 una palla disturbata assegnatale da Eva Asderaki, altro grande arbitro del circuito ITF, le costò la perdita di un punto, quando però era già sotto di un set con Sam Stosur; e anche durante la semifinale del 2015, persa contro Roberta Vinci, il comportamento non fu certo edificante, eppure non ci fu mai nemmeno un richiamo da parte di Louise Engzell. Questi episodi non vengono citati con lo scopo di rincarare la dose nei riguardi di una campionessa dal valore indiscutibile, quanto per sottolineare come a fronte di tante infrazioni è impossibile non essere, presto o tardi, sanzionati. Il fatto che “lo facciano tutti“, ugualmente, non è una giustificazione, perché è risaputo che guidare col cellulare in mano è vietato e se si viene fermati è impensabile rispondere alle forze dell’ordine che tutti lo fanno e pretendere che tale argomentazione sia ritenuta plausibile. Allo stesso tempo se Serena, dopo il warning per coaching, fosse rimasta più concentrata sulla gara e avesse pensato a giocare, sicuramente avrebbe fatto penare l’avversaria dato che, poco dopo il richiamo, l’aveva breakkata e già si era chiarita col giudice di sedia durante il cambio campo. Ora la vignetta non è altro che la ripercorrenza di una reazione che di fatto si è verificata. La frase dell’arbitro, rivolta alla giocatrice giapponese di cui troppo poco si parla in questi giorni, sta a significare che solo una situazione di punteggio favorevole poteva aiutare la Williams a ritrovare la calma e il suggerimento a Naomi altro non significa se non “smetti di giocare così bene, perché se continui vinci tu” e di fatto questo è avvenuto. Naomi Osaka ha disputato un match e un torneo da superstar e ha sgretolato tutte le sicurezze dell’avversaria battendola sul suo stesso campo: potenza e accelerazioni. Williams ha potuto far poco, perché una regola non scritta recita che quando l’altra gioca meglio è normale che vinca. Ma ciò non significa che la campionessa veterana un giorno non ritornerà a dominare; la speranza è che riesca a superare questo momento, somatizzare l’accaduto, riflettere un giorno sulla questione e ammettere (magari) di aver esagerato. Un gesto simile le varrebbe non solo l’onore delle armi, ma anche la rinnovata stima di tutto il mondo dello sport che non ha scordato ciò che Serena ha dato al Tennis, ovvero tutto, ma semplicemente non si trova d’accordo con lei. E, fino a prova contraria, anche questo è lecito, così come la libertà della satira.

Naomi Osaka, US champion 2018
Naomi Osaka, US Open Champion 2018
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    1. Invidia da parte di chi? Serena, e nessuno intende sminuire ciò che ha fatto sul campo in carriera, stavolta l’ha combinata grossa perché non riesce ad accettare una sconfitta. Ha perso la testa perché stava perdendo la partita. È stata surclassata sul campo. Ha messo in scena una rappresentazione teatrale mista a gravissime minacce e insulti rivolti a Ramos. Ha reso surreale quella che doveva essere una festa sportiva. Il suo comportamento è stato stigmatizzato non per invidia (invidia della cafonaggine?) ma perché oggettivamente inqualificabile. Non è la prima volta che si comporta in questo modo e forse già nel 2009 una lunga squalifica sarebbe stata salutare per farle capire due cose: 1) le regole si rispettano. 2) non deve e non può ritenersi intoccabile. Se tu minacci qualcuno ti giustifichi sostenendo che chi non approva il tuo comportamento è invidioso?

  1. https://youtu.be/vcjUsu-M7m8 ecco: avrei voluto vedere una premiazione come questa. Naomi Osaka, che peraltro non rispecchia il tennis che amo, quanto è determinata ed educata in campo è spontanea e solare in altre occasioni ufficiali. Spero non cambi troppo velocemente, che agenti e chi ne gestirà l’immagine non la condizionino perché questa è una allegria e freschezza che fa bene al tennis. Mi pare ci sia stata una manifestazione di gioia diversa tra Indian Wells e Flushing Meadows

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