Del Potro: più forte di tutto

Questa edizione del US open sarà ricordata sicuramente per la mancanza di grandi giocatori come Andy Murray, Nole Djokovic e Stan Wawrinka. Ma resterà nella memoria di tanti affezionati fan il match tra Juan Martin Del Potro e Dominic Thiem.Un match che ha mostrato il volto pugnace, il lato anche drammatico del nostro sport. L’austriaco infatti ha giocato in modo perfetto fermandosi a due punti dalla vetta; l’argentino. proprio come  durante gli anni della sua ultima carriera, ha prima sofferto salvo poi rinascere dalle sue stesse ceneri.

I primi due set della partita hanno mostrato tutto il campionario di cui Thiem è dotato: colpi con grande spin, servizio solido, gambe forti, determinazione asburgica. Una miscela, questa, che ha irretito il drittone di Del Potro, gli ha impedito di girare attorno la palla per mulinare con il suo colpo migliore, e l’ho costretto a ricorrere, come ultimamente spesso avviene, al rovescio in back. Un atteggiamento, quello dell’argentino, troppo remissivo dinanzi al nuovo che avanza, chiamato a dimostrare che i tempi per il ricambio generazionale sono maturi.

2017-us-open-dominic-thiem-winne

Ho scritto ormai più di un anno fa di questo giovane talento austriaco del quale celebreremo sicuramente un futuro ancora più luminoso del presente; ma oggi è tempo di scrivere di Juan Martin Del Potro da Tandil, l’uomo delle tante rinascite. Non il giocatore delle tante rinascite, ma proprio l’uomo, perché ritornare dall’inferno degli infortuni, quelli seri, è arte di pochi soprattutto se il ritorno si concretizza nella eccellenza del tennis mondiale. Il tennis di oggi infatti è uno sport in cui la fisicità, l’essere integri, è condizione necessaria quanto aleatoria, tale e tanto è il traffico nelle infermerie di mezzo mondo, il susseguirsi di ritiri e di medical time out nei tornei del Circus terracqueo. Del Potro ha scritto ieri il match più importante del torneo finora, la battaglia che i fans aspettavano nella parte di tabellone che determinerà il vincitore di questo torneo, garantendo nobiltà ad una edizione che appariva sottotono, e che vedrà dalla parte bassa arrivare in finale un underdog.

La chiave del match non è tanto tecnica quanto chiaramente psicologica. Il rovescio letteralmente sparato da Del Potro nel nono gioco del quarto set ha segnato uno spartiacque, ha determinato uno enorme crepa nella solidità dell’austriaco, mostrandogli per la prima volta il fantasma della sconfitta, proprio quando pareva invece a portata di mano la vittoria. Non è infatti così peregrino pensare che il buon Dominic abbia pensato che fosse più possibile il ritorno del suo avversario piuttosto che la sua vittoria, così apparentemente vicina ma così sinistramente lontana. Aveva proprio ragione Jimmy Connors quando sosteneva che  “il tennis si gioca dappertutto fuorché sulla carta“. Questa partita ne è stata la conferma, non è stata invece la conferma dell’austriaco nel tennis che conta, di quella non avevamo bisogno. Ma ha rappresentato la conferma che per giocare a tennis serve la forza mentale, la serenità d’animo, il coraggio di andare oltre l’ostacolo. Gli highlights che postiamo raccontano probabilmente questa storia, questa volontà di potenza dell’argentino di non arrendersi all’evidenza, di provare a fare qualcosa di diverso quando tutto sembrava perduto.

Verrà il giorno di Thiem, verrà il suo slam, soprattutto perché oggi l’austriaco ho capito cosa gli manca per vincere un torneo di questa categoria, quel qualcosa che a Juan Martin del Porto evidentemente nessun infortunio ha portato via.

Exit mobile version