Probabilmente, durante la semifinale di wimbledon di tre anni fa, in seguito ad una rovinosa caduta, lo stesso Roger pensò almeno per un attimo di essere al capolinea, visti i numerosi infortuni (e conseguenti forfait) di quello sfortunato anno, che decise coraggiosamente di chiudere anzitempo proprio dopo aver fallito nello slam preferito, in modo da poter recuperare al meglio la condizione atletica e modificare alcuni aspetti tecnico-tattici del proprio gioco.
L’inusuale scelta gli costò moltissimo in termini di ranking, visto che all’inizio del 2017 si ritrovò al diciassettesimo posto della classifica mondiale, fuori dalla top 10 dopo oltre quattordici anni di permanenza “nell’elite del tennis”.
Lo svizzero si presentò a Melbourne senza aver più disputato un match ufficiale (soltanto la tradizionale esibizione della hopman cup di inizio anno) e con poche aspettative, visto che alla vigilia si augurò di chiudere il torneo nei quarti di finale.
I primi due match furono “di adattamento” e decisamente sottotono, ma a partire dal terzo turno contro Berdych mostrò a tutti il suo “nuovo” tennis fatto di anticipo (soprattutto dalla parte del rovescio e in risposta) e di variazioni che gli permise di vincere il titolo superando la “storica bestia nera” Nadal in finale nonostante la condizione fisica precaria.
Va sottolineato che in quel torneo riuscì a prevalere anche grazie a varie circostanze fortunate: 1 dopo il faticoso quarto turno contro Nishikori si trovò di fronte un appagato e stanco Misha Zverev(e non il numero uno Murray ) che gli propose il suo abituale gioco fatto di pochissimi scambi che gli permise di vincere agevolmente senza spendere troppe energie.
2 La parte di tabellone “giusta”: ogni slam ha le sue regole e la particolarità del primo major dell’anno è che coloro che iniziano il torneo nel giorno inaugurale hanno la possibilità di disputare la semifinale il giovedì e di avere quindi due giorni di recupero in vista della finale; in quel caso la sorte “privilegiò” il lato di tabellone in cui fu collocato Roger, (parte alta) alla luce di ciò il fuoriclasse di Basilea riuscì a recuperare al meglio dal dispendioso derby svizzero contro Wawrinka a differenza di Nadal.
3 Sia nella semifinale che nell’ atto conclusivo del torneo, Federer nel quinto set fu in crisi dal punto di vista fisico e in entrambi i match trionfò anche grazie ad episodi fortunati, su tutti l’ultimo game del torneo, nel quale un Federer esausto servì per il match prendendosi rischi estremi contro un Nadal che diventò improvvisamente un muro e che probabilmente se fosse riuscito a strappare il servizio al rivale avrebbe poi avuto vita facile nel finale.
Nel corso del 2017 la condizione fisica di Roger migliorò notevolmente già a partire da marzo, in quell’anno infatti arrivarono altri tre successi a livello 1000 ( Indian Wells,Miami e Shanghai) e altri due a livello 500( Halle e Basilea) e soprattutto il titolo che desiderava maggiormente, ovvero quello di Wimbledon; alla luce di ciò il bilancio del 2017 fu complessivamente positivo ma ci furono due rimpianti non indifferenti che macchiarono in parte la stagione dello svizzero: il fatto di aver anticipato il rientro in campo dopo la vittoria dello slam londinese, che gli costò un infortunio alla schiena che compromise il successivo us open, e in particolar modo il mancato successo nel master di fine anno al quale non parteciparono (o si ritirarono) tutti i suoi pericolosi rivali.
Lo scorso anno è riuscito a confermare il titolo a Melbourne giocando, complessivamente meglio rispetto all’edizione precedente e garantendosi lo storico ritorno in vetta al ranking mondiale grazie al successivo trionfo al torneo di Rotterdam.
Quando a marzo 2018 tutto sembrava “girare” a suo favore (complici le numerose difficoltà di Nadal e Djokovic) iniziò lentamente a calare, in particolar modo dopo la rocambolesca e dolorosa sconfitta in finale ad Indian Wells contro Del Potro( match che in caso di successo, gli avrebbe garantito almeno altri tre mesi da numero 1) e poi soprattutto in estate col “misterioso” infortunio alla mano (sul quale ha sempre fornito informazioni contraddittorie e fuorvianti) che pare averlo condizionato negativamente per il resto della stagione, nella quale colleziona molte delusioni conseguenti ad un notevole calo tecnico e fisico.
All’inizio di quest’anno è sembrato nuovamente un giocatore “finito” quando ha ceduto l’ultimo titolo importante che gli era rimasto, ovvero l’australian open, con una pesante sconfitta negli ottavi contro l’emergente Tsitsipas.
Nonostante la batosta si capisce subito dalla successiva conferenza stampa di fine match che Roger vuole riscattarsi, perché (sorprendendo molti) ha comunicato la sua presenza al roland garros(torneo che lo vedeva assente dal 2015).
Da lì( fatta eccezione per la finale di Indian Wells persa contro Thiem) non ha più perso incontri con giocatori a lui inferiori, vincendo i tornei 500 di Dubai e di Halle,il 1000 di Miami e soprattutto disputando un’ottima stagione sulla terra.
Adesso eccoci all’appuntamento clou di wimbledon: lo svizzero si qualifica per la semifinale contro Nadal senza brillare ma migliorando progressivamente e nonostante ciò viene dato leggermente sfavorito, ma nella giornata di ieri è riuscito a sovvertire il pronostico dimostrando ancora una volta i propri miglioramenti tecnico-tattici e soprattutto una tenuta fisica invidiabile a quasi 38 anni.
Domani l’intramontabile Roger si troverà di fronte il numero uno Djokovic che lo ha sconfitto all’ultimo atto dei championship sia nel 2014 che nel 2015; riuscirà a sovvertire nuovamente il pronostico? Lo scopriremo solo vivendo.
di Emanuele Lodi