La lezione di Federer

D’accordo, era la prima volta che Matteo Berrettini sfidava un Dio in terra come Roger Federer. Avete ragione, era anche il battesimo del “nostro” sul Centre Court di Wimbledon, ossia la Cattedrale del tennis. Giusto, Matteo ha comunque disputato un grande torneo e il raggiungimento della seconda settimana a Church Road è già un ottimo risultato. È vero, l’azzurro ha solo ventitré anni. Va bene tutto, signori. Però dopo tutte le cose, dove finiscono gli argomenti, si giunge inevitabilmente all’innegabile, ovvero ciò a cui uno che scrive di qualsiasi fatto che sia di dominio pubblico non può e non deve mai sottrarsi: l’oggettività. E stasera per attenermi alla realtà dei fatti devo necessariamente scrivere che Berrettini è stato umiliato da Federer. Senza “se” e senza “ma”.

Matteo ha vinto il sorteggio e ha scelto di ricevere. Tra le molte interpretazioni possibili di questa scelta, c’è anche quella che parla di una volontà di essere aggressivi da subito, magari sperando in una difficoltà iniziale del battitore e quindi di breakkarlo quando è ancora “a freddo” mentalmente e psicologicamente. Per un paio di secondi o tre, lo ammetto, ho pensato che l’idea di cui sopra fosse corretta. Mi pento di averlo fatto, ma ho anche trovato una spiegazione (questa sì, davvero plausibile) al perchè mi sia passato per il cervello quel pensiero, rivelatosi poi totalmente malsano e sbagliato (Berrettini non ha realizzato nemmeno un quindici nel turno di battuta d’esordio di Roger Federer). Il perchè sta nel fatto che il Middle Sunday italiano sia stato un giorno di attesa. Ma non di un’attesa incerta, insicura e razionale. È stato un aspettare trepidanti, speranzosi, un attendere così positivo che pareva naturale che stasera il match finisse con un risultato in cui la gran parte del giornalismo tennistico italiano avrebbe potuto crogiolarsi, poiché apice di un’”epoca d’oro” che secondo alcuni non è mai stata così scintillante.

Invece l’incensata “partita dell’anno” (ho letto anche questa) è finita in un’ora e tredici minuti col punteggio di 6-1 6-2 6-2. E non è stato divertente; le illusioni non hanno avuto riscontro nella realtà oggettiva. La verità che deve obbligatoriamente emergere è solo una: Berrettini stasera avrebbe perso anche contro il numero 120 della classifica mondiale (con tutto il rispetto per Matthias Bachinger). Ha faticato drammaticamente con la prima di servizio (solo il 45 percento è finito nel rettangolo corretto), e ha messo a segno la miseria di undici punti su trentadue con la seconda battuta. È sbagliato criticare la prestazione dell’italiano, anche alla luce delle “scusanti” di cui sopra, ma è ancor più grave l’aver considerato Roger Federer un avversario con cui poter pensare di far partita.  Chi mette in discussione Roger Federer ha un problema con la ragione e con i sentimenti.

Concludo scrivendo che nonostante tutto sono felice per Matteo, perchè le emozioni che ha provato resteranno in lui per sempre. Spero che un giorno potrà raccontare di questa partita sorridendo. Spero anche che ci sia rimasto male, e che non riesca a dormire per qualche notte: così la prossima volta farà l’impossibile per non riprovare tanta sofferenza. 

Jacopo Crivellari

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