L’epica oltre lo sport

Emozioni autentiche, custodite intimamente nella cornice senza tempo del centrale di Wimbledon dove tutto si tinge di bianco e di verde. L’unicità di questi attimi ci eleva alla dimensione del sogno consapevole. La passione e la resilienza di questi due fenomenali campioni commuove, affascina, meraviglia, genera pathos. Amar quel che si fa è la tempra del loro talento, esibito senza riserve, nel tempio del tennis. La racchetta, per il fanciullo trentottenne, diviene pennello che dipinge traiettorie e traccianti che trovano angoli che esulano dalla geometria. La normalità, del resto, non attiene a questa sfida. La poesia, piuttosto, che per natura è intrisa di verità, ci rimanda alla sadica certezza, che prima o poi, il privilegio di ammirare queste gesta sfumerà. A questa triste consapevolezza seguirà il rimpianto, un pò egoistico, di non averne avuto abbastanza, di non essere riusciti ad estendere questo spettacolo all’orizzonte dell’eternità. Gli ultimi game del match, titoli di coda di una sceneggiatura brillante, sono l’emblema del coraggio e della dedizione. Seguono le mani al cielo di Roger, l’incredulità, lo sguardo commosso, la stanchezza appagante, l’abbraccio col l’indomito rivale, e le emozioni esplose del Campo Centrale che di più non avrebbe potuto vedere. Pare un sogno pensare che Roger, possa risuonare la nona sinfonia a Wimbledon. Non dovrà vedersela soltanto col temibile Djokovic, ma con la razionalità cinica dell’età che avanza ed incide sul fisico. La magia, sostanza dei sogni, continua a risplendere dentro Federer, che ieri per l’ennesima volta,con classe cristallina ha beffato il tempo tiranno inesorabile.

di Antonio Mulone

Redazione Tennis Circus

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