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Milos Raonic: la cura del Dottor McEnroe ha dato i suoi frutti

DAL ROBOT BATTITORE ALL’ATTACCANTE – Pochi giorni fa , John Mc Enroe   aveva  asserito che sì, Milos Raonic può vincere Wimbledon. Un’affermazione  che non poteva e non doveva passare come una boutade o un semplice  incoraggiamento , ma come la ponderata conclusione di un ragionamento basato su elementi concreti. Ebbene,  è ormai chiaro che Super Mac è entrato nella vita tennistica del canadese a piedi uniti e a tutto tondo. Vi è entrato a piedi uniti mirando a cambiare innanzitutto l’atteggiamento mentale , troppo passivo e bloccato, che Milos ha spesso mostrato . Vi è entrato a tutto tondo poichè, accanto al saper “stare in campo” , McEnroe ha lavorato sulle capacità di adattamento del gioco di Milos all’erba. Pochi, ma significativi cambiamenti che ora fanno la differenza .


I “COME ON “, GLI SLICE E LE VOLEE-  McEnroe aveva dunque visto giusto. A sostenere il gioco di Raonic è sempre stato il servizio-capolavoro, ma non deve essere stato difficile innestare su un colpo di tale portata una consapevolezza delle proprie potenzialità da sviluppare. D’altra parte, il canadese è ragazzo serio e di disponibilità assoluta e  ha sempre guardato a  Wimbledon come al pozzo dei desideri, raccogliendovi però  la sola semifinale di due anni fa. McEnroe è stato chiamato a far sì che il corollario di colpi utili a completare il gioco potente, ma monotono, del canadese prendesse finalmente forma. Migliorata così la capacità di usare lo slice in battuta e il timing di discesa di Milos , Super Mac gli ha insegnato come non affidarsi al solo dritto per mandare al di là della rete palle difficili da gestire. Milos usa ora il back e soprattutto lo slice in diagonale per tenere e in  lungolinea per aprire,  affinché  situazioni  a lui favorevoli si presentino. Il resto lo fanno i colpi in chiusura non più soltanto potenti, ma tagliati e tarati per la precisione. Variazioni di ritmo e di colpi  vedono spesso il canadese  cimentarsi  in discese , dove buone volee d’approccio e convinte volee  definitive hanno  discreto successo. La rete, dunque, non è più territorio minato; la stazza, l’apertura alare di Milos sono ora  importanti valori aggiunti.  Inoltre , non è insolito vedere il canadese evitare di girare goffamente intorno alla palla alla ricerca del dritto , ma cercare di affidarsi  anche al rovescio, sia per sostenere ritmi alti che per   favorire aggressive aperture del campo. Certo, la mobilità di Milos conserva intatti i suoi limiti oggettivi e il farlo colpire in corsa rappresenta ancora un elemento a favore degli avversari. Ma  la mano di McEnroe gli ha dato ciò che mentalmente serve per sciogliere gambe e braccio, per farsi “sentire” , per lasciare alle spalle la sfinge che  era in campo; insomma,   per aggredire , anzichè attendere. Vicino alle righe e piedi in campo, il gioco di Milos su erba  può divenire devastante.  La finale di domani , dove Raonic  incontrerà un giocatore sicuramente più esperito, fisicamente pronto e tatticamente accorto,  ci dirà fin dove la cura del Dottor McEnroe abbia fatto sentire i suoi benefici effetti. Sarà davvero  bellissimo scoprirlo.

Piera Camerlingo

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