Il tennis nel cinema, un tabù da sfatare!

Il tennis nel mondo del cinema non hai mai avuto particolare successo, ma probabilmente, in questi ultimi mesi del 2017 la tendenza potrebbe cambiare.

“Alcune stelle, splendono per sempre”

-Borg/ McEnroe

Nella storia del cinema, i film sullo sport sono stati davvero pochi, riscontrando poco successo ed interesse, spesso oggetto in negativo della critica per essere film rudi e poco romantici. Negli ultimi anni probabilmente la tendenza sta cominciando a cambiare, probabilmente anche grazie ad un miglioramento delle trame e delle tecniche cinematografiche.

UNA TRADIZIONE POCO FORTUNATA – Nel corso della storia del cinema, il tennis è stato spesso snobbato. “Lo sport più nobile al mondo” veniva inserito all’interno dei film per svolgere scene all’interno di circoli lussuosi, dove i ricchi svolgono le proprie pratiche, uniti ad una partita insieme ai compagni d’affari. Ma dagli anni 2000, dopo alcuni titoli poco sviluppati, i registi hanno dato più importanza al tennis: nell’ultima decade infatti, ci sono state pellicole che hanno riscontrato successo ed interesse per la presenza di una buona storia, unita a buoni attori in rampa di lancio, poi affermatisi. Un esempio è Wimbledon, uscito nelle sale nel 2004, con un cast interessante, con la presenza di Paul Bettany, candidato successivamente agli Empire Awards 2005, e di Kristen Dunst, la prima Mary Jane di Spider-Man con Tobey Maguire. Film basato sulla storia di Goran Ivanisevic in quel di Londra, primo a vincere uno Slam con una wild card, unito ad un appassionante storia d’amore con Lizzieanch’ella tennista, e una rivalità avvincente con Jake Hammond, con caratteristiche simili a quelle di McEnroe.

INVERSIONE DI TENDENZA – Questo fine 2017 è pronto a dare una svolta al cinema e alla tendenza che il tennis ha sul grande schermo; infatti, lo scorso 6 settembre in Svezia, paese di produzione del film, è uscita la pellicola sulla grande rivalità tra Bjorn Borg e John McEnroe, conclusasi a Wimbledon nel 1980. Il prossimo 9 novembre uscirà anche in Italia; presentato qualche giorno fa alla platea internazionale al Toronto Film Festival, ha riscontrato già diversi pareri positivi, grazie all’ottima sceneggiatura e alla qualità artistica offerta da Sverrir Gudnason, interprete del campione svedese, e da Shia LaBeouf, nelle vesti del rabbioso americano. Con l’intento di sfatare il tabù del tennis nel mondo del cinema, che i due attori auspicano, dato l’impegno che hanno messo per far sì che il film resti nella mente delle persone. Un po’ come Rush per il mondo delle corse, altro film che ha fatto rivivere la rivalità tra James Hunt e Niki Lauda. Il regista Janus Metz Pedersen, nell’arco di un anno e mezzo, è riuscito a realizzare un film che è destinato ad avere successo, raccontando la storia, le gesta e i caratteri di due personaggi agli antipodi, autori della prima grande rivalità, seguita poi da altre come quella tra Pete Sampras e Andre Agassi o tra Roger Federer e Rafael Nadal. Il film tratta della storia di due campioni, che si sono affrontati ben 14 volte, con un bilancio conclusosi in parità, con 7 vittorie ciascuno, senza dare la possibilità agli appassionati, di assistere ad una partita secca, tra due tennisti che hanno fatto fatto la storia a cavallo degli anni ’80. Di genere drammatico, per via delle vicende contrapposte dei due personaggi sportivi tra i più chiacchierati dell’epoca, rivive le sfide tra il 1978 e 1981, con l’apice raggiunto nel 1980 nella finale sull’erba dell’ All England ClubIl film è stato girato in diverse città, come Sodertalje, città nativa e dove è cresciuto il campione dai capelli biondi, passando per Londra e Praga, dov’è stata ambientata la finale londinese, nell’arena Stvanice, molto simile al Centre Court di Wimbledon, in cui, a detta dei due attori, è stato dato un senso di grande autenticità con la realtà. Una storia che ha appassionato gli amanti del tennis sin dalla loro prima sfida del ’78 a Stoccolma, “in casa” di Borg, rivalità ridefinita dai media Fire and Iceproprio per i loro comportamenti agli antipodi, da una parte il campione svedese, sempre calmo e freddo in campo, ma con una vita di amante di feste e donne, logorato da infortuni decise di ritirarsi a 26 anni, prima di ritornare nel 1993, senza successo. Sposato tre volte, anche con la cantante italiana Loredana Bertè, che lo salvò dal suicidio nel ’89, ebbe un matrimonio anche con la tennista Mariana Simionescu, interpretata da Tuva Novotny all’interno del film. Dall’ultimo matrimonio del 2002, nacque il figlio Leo, presente nel film, nel quale interpreta il padre tra i 9 e i 13 anni. Dall’altra parte della rete invece, John McEnroe, interpretato dal protagonista di Transformers, molto più ribelle e rabbioso nei confronti di arbitri e spettatori, ma che fanno del giocatore di Wiesbaden, uno dei più amati e divertenti della storia. Anche oggi si può notare questa differenza caratteriale, con Borg “dietro le quinte” e presente solo nel palco riservato alle leggende a WImbledon, mentre il 5 volte campione del mondo in Davis con gli USA, continua a rendersi protagonista di spot e presente ai tornei come commentatore, oltre a partecipare al circuito Senior. Due personalità differenti, un campione affermato, con il vizio della bella vita, contro un uomo nato per vincere e per rendere la vita difficile al suo idolo e dare vita ad una delle rivalità più belle delle sport per spettacolarità e da personalità così diverse: il fuoco e il ghiaccio.

 “Il femminismo è stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla società

Manifesto di Rivolta femminile, luglio 1970

2017: NEL SEGNO DEL TENNIS – In quest’ultimi mesi dell’anno, il tennis sarà protagonista al cinema, con l’obbiettivo di porre fine ad un feeling maledetto con il grande schermo. Infatti, un mese prima dell’ uscita in Italia di Borg/ McEnroe”, dal 19 ottobre, sarà trasmesso nelle sale il nuovo film del premio Oscar Emma Stone, “La battaglia dei sessi”, in cui l’attrice interpreterà la leggendaria Billie Jean King, che nel 1973 sfidò Bobby Rings, nella partita ribattezzata appunto come La battaglia dei sessi. La pellicola, diretta da Jonathan Dayton e Valerie Faris, è tratta dalla storia vera degli anni ’70, periodo in cui la rivoluzione sessuale e il movimento femminista erano in piena ascesa. Le prime manifestazioni iniziarono nel 1963, con l’ obiettivo di parlare in modo esplicito di argomenti a sfondo sessuale, che anni addietro magari erano visti in malo modo. Questo cambiamento della moralità prese il sopravvento probabilmente durante la Guerra Fredda, dando lustro ai conformisti. Durante questo periodo inoltre le donne lottavano per la parità dei diritti tra i sessi, dunque per l’uguaglianza politica e sociale; un movimento che esisteva già nell’Ottocento, ma che solo nella metà del XX secolo, grazie anche alle persone famose, come star del cinema e sportivi, questo cambiamento divenne rivoluzionario, dando all’Occidente un’immagine di come entrambi i sessi fossero trattati alla stessa maniera, cosa che ancora oggi non accade ovunque. All’interno del film, la bella Emma Stone, interpreta non solo una delle tenniste più forti di tutti i tempi, vincitrice di ben 10 Wimbledon, ma anche una donna rispettata e sempre in lotta per i diritti delle donne, pronta a salvaguardare il suo orientamento sessuale. Invece l’ex numero al mondo Bobby Riggs, icona di fama e successo degli anni 40, coetaneo di Fred Perry, è invece interpretato da Steve Carell, vincitore del Golden Globe nel 2006, che ha il compito di mettere in scena un personaggio alle prese con la sua celebrità e il gioco d’azzardo, difficile da gestire in cui tempi in cui era un novità essere famoso, e provare a risollevare le sorti di una famiglia che non si fidava più di lui. Il match fu seguito da oltre 90 milioni di spettatori e fu vinto dalla statunitense 3 set a 0. Altra storia dunque rispetto alla sfida di qualche mese prima che vide protagonista lo stesse Riggs contro Margaret Court, che invece perse inesorabilmente per 6-2, 6-1. Insomma la King studiò bene l’avversario per evitare una sconfitta, sancendo dunque un’importante vittoria di una donna ai danni di un uomo, dando importanza al movimento femminile appena nato con la stessa campionessa a capo della WTA.

LA BATTAGLIA DEI SESSI: UNA SFIDA PERENNE – Nonostante siano passati più di 40 anni, e la società odierna è sviluppata e moderna, ci sono ancora discrepanze di stipendi talvolta nei luoghi di lavoro, ma nello stesso tennis, riequilibrati negli ultimi anni, anche grazie all’incremento di montepremi. Le ultime due sfide in ordine cronologico sono quelle tra Navratilova e Connors, sfida in cui la cecoslovacca perse 7-5, 6-2, in un match senza storia. Mentre nel ’98 l’ultima con le sorelle Williams protagoniste a Melbourne, ma uscite entrambe sconfitte, nonostante quelle citate, siano tra le più grandi della storia di questo sport. Certamente, gli uomini sono preparati meglio fisicamente e hanno più forza, ma dopo la dichiarazione di McEnroe di qualche mese fa, riguardo Serena Williams, che potrebbe perdere anche contro un n.700 al mondo; ci sarebbe da discutere, sopratutto sui modi piuttosto maschilisti dell’americano, ma probabilmente le differenze tra i due sessi in una singola partita potrebbero non essere rilevanti, ma nell’arco di un torneo, difficilmente, per preparazione fisica e forza di avversari, una donna arriverebbe in finale. Ma in fondo, lo sport è fatto per mettersi alla prova e vincere le difficoltà: che la battaglia tra sessi, diventi una competizione tra nazionali? La sfida c’è, la soluzione anche, ai giocatori la scelta…332EADB300000578-3540347-image-a-8_1460653386007

 

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