L’ultima frontiera del tennis si chiama IPTL?

Conclusa la prima tappa del Coca-cola International Premier Tennis League (sponsorizzato dalla multinazionale The Coca-cola Company), torneo presentato alla vigilia come un vero e proprio evento rivoluzionario nel mondo del tennis, proviamo a tracciarne un breve bilancio e a comprenderne la reale utilità. Chiariamo sin da subito un nostro assunto: l’IPTL checché ne dicano gli organizzatori, non apporterà alcuna modifica rivoluzionaria al mondo del tennis, è piuttosto, semplicemente un’iniziativa con pure finalità commerciali.

I soldi sono la sola ragione che ha spinto fior fior di tennisti a rinunciare alle proprie vacanze per partecipare a questo torneo. A chi avesse dubbi al riguardo, segnaliamo le innumerevoli lamentele, sul numero eccessivo di tornei disputati durante l’anno e sull’utilità di avere pause più lunghe, che buona parte dei tennisti non perde occasione per palesare, e che ovviamente, in questo caso, sono state opportunamente dimenticate. Sempre i soldi sono alla base della scelta delle location: Manila; Singapore; Nuova Delhi e Dubai, sono palesemente nuovi mercati floridi, vere e proprie terre promesse a cui l’ITF da anni ormai guarda con interesse. Le innovazioni che cambieranno per sempre il volto del tennis, di cui si è parlato nelle varie conferenze stampa, in buona sostanza corrispondono solo ad una riduzione dei cosiddetti tempi morti, con il risultato di eliminare la liturgia del tennis, rendendo le partite e i tennisti a dir poco ansiogeni.
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L’IPTL è un torneo a squadre, a sfidarsi sono: MANILA MAVERICKS (Andy Murray, Jo Willfried Tsonga, Kirsten Flipkens, Daniel Nestor, Carlos Moya, Maria Sharapova, Treat Huey); SINGAPORE SLAMMERS (Serena Williams, Andre Agassi, Tomas Berdych, Lleyyon Hewitt, Nick Kyrgios, Daniela Hantuchova, Bruno Soares, Pat Rafter); MICROMAX INDIAN ACES (Roger Federer, Pete Sampras, Gael Monfils, Ana Ivanovic, Sania Mirza, Rohan Bopanna, Fabrice Santoro); UAE ROYALS: Novak Djokovic, Caroline Wozniacki, Malek Jaziri, Nenad Zimonjic, Goran Ivanisevic, Eugenie Bouchard sostituita da Kristina Mladenovic, Marin Cilic). Ogni incontro è diviso in 5 set: singolare maschile; singolare femminile; doppio maschile; doppio misto; singolare maschile delle leggende.
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Cerchiamo a questo punto, di fare del nostro meglio per spiegarne il regolamento a dir poco “complicato”. Il set è vinto dal tennista che per primo si aggiudica 6 giochi, in caso di 5 pari, è abolito il tie-break, si gioca uno shoot-out della durata di 5 minuti, lo vince il tennista che si aggiudica il maggior numero di punti. Altra vittima illustre del regolamento è il vantaggio, ogni gioco consta di 4 punti, sul 40 pari subentra il killer point, punto secco, chi se lo aggiudica porta a casa il gioco. Veniamo ora alle innovazioni a dir poco bislacche: ogni squadra, una volta per set può  richiedere il power point, raddoppiando il valore del punto successivo; le sostituzioni sono possibili anche in corso d’opera; i coach possono chiamare un time out della durata di 60 secondi per set; per servire ogni giocatore ha a disposizione 20 secondi, gli ultimi dei quali sottolineati da un’ “amabile” suono di sirena, qualora sforasse perde il punto, per cambiare campo hanno invece al massimo 45 secondi. La squadra che vince la partita si aggiudica 4 punti, quella sconfitta, se ha accumulato almeno 10 giochi se ne aggiudica 1, se ne ha vinti almeno 20 se ne aggiudicherà 2. Al termine delle 4 tappe, la squadra che avrà accumulato il maggior numero di punti vincerà il torneo, con annesso montepremi faraonico, come se il gettone di presenza fosse già poco. A questo punto, concorderete con noi sul fatto che ben poche di queste “geniali” innovazioni sono realmente applicabili all’interno del circuito, finché si parla di un’esibizione, vedere il volto a dir poco inalberato di Maria Sharapova, sfinita dall’enorme numero di sirene ascoltate (neppure al porto di Genova ne hanno mai sentite così tante in mezz’ora), o lo spaesamento di Murray che non capisce quando deve cambiare campo o quando realmente ha conquistato un punto, possono fare simpatia, ma nulla di più.
Pensare che in una finale di Wimbledon, quella sirena possa irrompere nel silenzio liturgico con la grazia di un elefante zoppo è a dir poco utopico, lo stesso vale per i punti doppi o per i time out. Consigliamo piuttosto all’organizzatore del torneo, l’ex doppista Mahesh Bhupathi, di evitare toni megalomani e di ridimensionare i propri obiettivi, si tratta semplicemente di una breve ed anche piacevole parentesi tra una stagione tennistica e l’altra (si sono visti punti di pregevole fattura, è poi simpatico vedere tennisti blasonati fare gruppo, tutti o quasi, divertirsi in panchina e viaggiare insieme come una scolaresca in gita scolastica)  ma oggettivamente parlando non si tratta di nulla di più.

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