Wimbledon: le maggiori sorprese dell’era Open

Dalla finale conquistata da Chris Lewis a quella vinta da Marion Bartoli. Una rapida carrellata sugli episodi più sorprendenti negli ultimi 50 anni di storia dei Championships.
IvanisevicWimbledon2001

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A dispetto della superficie, divenuta insolita e piuttosto elitaria nel tennis dell’era open, Wimbledon ĆØ il major in cui storicamente si registrano meno sorprese. Per averne conferma ĆØ sufficiente scorrere l’albo d’oro delle ultime 49 edizioni (cioĆØ dal 1968) e osservare che solo 7 volte nel singolare maschile e 9 in quello femminile il titolo ĆØ finito tra le mani di un giocatore (o giocatrice) non compreso tra le prime quattro teste di serie. Non solo: in mezzo secolo di storia, ai Championships solo quattro maschi (Cash, Stich, Krajicek e Ivanisevic) e altrettante femmine (Martinez, Novotna, Bartoli e Kvitova) hanno vinto il loro unico titolo dello slam (la ceca due volte, peraltro).

Anche se Wimbledon ĆØ il torneo in cui un qualificato può spingersi fino alle semifinali (successe a McEnroe, Voltchkov e alla Stevenson), sui prati della regina nessuna donna non compresa tra le teste di serie ha mai raggiunto la finale e solo 7 uomini ci sono riusciti, di cui ben 3 (Boris Becker nel 1985, Richard Krajicek nel 1996 e Goran Ivanisevic nel 2001) l’hanno poi vinta (gli altri sono Lewis, Pioline, Washington e Philippoussis).

Detto questo, non sono mancate le eccezioni alla regola e in questo articolo abbiamo provato a individuare quelle che secondo il nostro parere sono state le sorprese più eclatanti dell’era Open. Eccole in ordine temporale.

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