Agassi e Graf: intervista doppia

Andre Agassi ha rilasciato un intervista, insieme alla moglie Steffi Graf, al Hindustan Times, quotidiano indiano in lingua inglese. La chiacchierata ha toccato molti punti interessanti

L’intervista ai due coniugi più vincenti della storia del tennis, comincia con la domanda più scontata e gettonata di questi tempi: cosa ha comportato il covid nello sport? Andre e Stefanie hanno prima parlato del fatto che il covid ha permesso di stare un po’ più in famiglia in compagnia dei figli.

Successivamente l’otto volte campione Slam ha parlato anche dell’impatto sul tennis: “La parte più difficile è ciò che non si sa. Non sai quando giocherai e che circostanze ci saranno”. Ha poi dato una definizione al tipo di periodo e le condizioni di gioco che i tennisti vivono: “Lo chiamo un grande equalizzatore. Giocatori che sono più nervosi con il pubblico, ora giocano in un atmosfera più tranquilla e riescono a esprimersi meglio.”

In seguito la palla è passata alla tedesca che ha parlato del momento di transizione avvenuto a fine carriera: “Sono sempre stata piuttosto riservata, quindi non è stato così difficile uscire dal campo e allontanarsi dai riflettori. Nonostante ciò, il tennis è stato una grandissima parte della mia vita. Ho iniziato a giocare a 4 anni e ho dato tutto“.

Poi l’attenzione è stata portata sui circuiti maschile e femminile. Graf ha detto sul circuito WTA: “C’è un nuovo gruppo di giocatrici. Ashleigh Barty è una che ha un talento incredibile ma è entrata tardi nello sport. Hanno tutte un gioco completo e anche un mucchio di energia. Serena è stata una bandiera, ma sono arrivate molte nuove giocatrici”.

Agassi sul circuito ATP: “Abbiamo i tre migliori giocatori di tutti i tempi. Ma i giovani hanno iniziato a bussare alla porta. Sta arrivando un cambio generazionale.” Ha aggiunto parole su Roger, Rafa e sul periodo da coach di Nole. “Il giorno in cui ho giocato con Federer ho realizzato di star giocando con il migliore di tutti i tempi. Per fortuna invece non ho mai affrontato Nadal al suo livello più alto. Quello di cui aveva bisogno Novak era una ragione per lottare. Smettendo di lavorare con lui gli ho dato una ragione di dimostrare qualcosa. È tornato alle sue radici. È ciò di cui aveva bisogno“.

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