Vi racconto il mio ritorno su un campo da tennis

La riapertura dei circoli ha permesso anche ai comuni mortali di abbracciare nuovamente la nostra passione.

27 Febbrario 2020 ti regalano la racchetta nuova, sei carico perché stai giocando bene in questo periodo, le gambe da 39enne rispondono bene e il tuo scarso tasso tecnico ne trae giovamento; il clima è mite per cui le corsette fatte al ritorno dal lavoro stanno dando buoni frutti nella ricerca della palla.

Con la tua nuova arma sei ancora più motivato, non vedi l’ora di sfruttarla sperando che aiuti il tuo gioco.

4 Marzo 2020 finalmente la puoi provare, ti trovi bene, il feeling è buono e sei convinto che insieme farete buone cose e prenoti fiducioso 2 ore per la settimana successiva.

Sembra tutto perfetto, uno scenario idilliaco, ma ecco che arriva l’elemento destabilizzante…la quarantena.

Non si può più giocare, il tennis come ogni altro sport, si deve fermare, giustamente ci sono altre priorità.

Dopo qualche giorno si capisce che l’assenza dai campi sarà più lunga del previsto, ti arrangi con esercizi di atletica per tener attive le gambe, salto con la corda e addominali per smaltire le teglie di pizza fatta in casa.

Ma cazzo (perdonatemi il termine) quanto ti manca la racchetta che colpisce la palla dal momento che a casa il massimo che puoi fare si riduce a un numero infinito di voleé contro il muro.

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Quando i giorni lontani dal campo sono più di 20 ti imbatti nella soluzione a tutti i tuoi problemi “la palla legata all’elastico” per potersi allenare da soli in mancanza di un muro.

Cinque metri di elastico, una zavorra ed è fatta!

L’invenzione sembra funzionare, dopo qualche colpo leggero per verificare la tenuta puoi spingere, 1..2…3..4 colpi ben assestati la palla non torna sempre indietro uguale così puoi variare i colpi, in questo momento ti senti un piccolo genio.

Continui a spingere, 5..6..7..8 dritti ben assestati e BAM! Ad un tratto ringrazi l’albero in cortile che ha fermato la pallina che era schizzata via diretta sul vetro del vicino.

L’invenzione va accantonata, troppi i rischi collaterali, così i giorni passano tra movimenti a vuoto senza palla e le immancabili voleé al muro fino a quando non ricevi il messaggio tanto atteso: “Lunedi riapriamo”.

8 secondi netti dopo stai controllando il meteo e pensi che non c’è giustizia vedendo 4 giorni di pioggia dopo 20 di sole, nonostante tutto il cielo capisce le nostre sofferenze e puoi finalmente rientrare in campo.

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All’arrivo al circolo l’unico momento in cui puoi entrare nella sede è per firmare una liberatoria sul tuo stato di buona salute, si arriva già cambiati e poco prima dell’inizio della lezione per evitare gli assembramenti.

Dopo qualche colpo di riscaldamento, il maestro inizia a spingere un pelo di più, è il momento della verità, potrai finalmente constatare se gli esercizi fatti in regime di #TennisAtHome faranno il loro dovere; in un mondo perfetto, saresti tonico come prima dello stop, la realtà ahimè è un po’ diversa.

Dopo 3-4 recuperi mandi amichevolmente a cagare il tuo 24enne maestro che ti gioca l’ennesima palla corta che non riesci a raggiungere dopo che hai remato come uno dei fratelli Abbagnale.

Le gambe soffrono quando cerchi di star basso come ti chiedono di fare dalla parte opposta della rete, il fiato è buono, il timing è carente ma ti sembra bellissimo anche giocare sulla terra tu che solitamente preferisci il cemento.

L’ora vola via veloce, si è fatta aspettare tanto ma se ne va in un attimo, è giunto il momento di passare lo straccio e liberare il campo.

Niente cinque al maestro (VIETATO), niente stretching fuori dal campo (VIETATO), e niente doccia (VIETATA), ti sono concesse solo due parole a distanza prima di uscire, non possiamo certo dire di esser tornati alla normalità ma è già qualcosa poter esser di nuovo qui.

La prima ora dopo la quarantena è come una liberazione, il livello era lontano dai migliori ma la felicità era ben oltre lo standard.

 

Per rispetto dei lettori la foto è pre-allenamento.

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