ESCLUSIVA – Raul Brancaccio “L’Atp deve aiutarci contro le scommesse. Voglio risalire la classifica!”

Raul Brancaccio si racconta ai microfoni di Tennis Circus tra il caso scommesse del Challenger di Napoli e gli obiettivi per una stagione iniziata sottotono

Lo storico 2023 del tennis italiano, concluso poi con la conquista della Coppa Davis, è stato aperto dal successo nel challenger di Noumea di Raul Brancaccio. Il tennista italiano, nato a Torre del Greco il 4 maggio del 1997, ha poi vissuto un’ottima stagione salendo fino alla posizione numero 121 della classifica mondiale.

Nei primi mesi di questo 2024 il tennista campano ha faticato a difendere le grandi cambiali, scivolando in classifica alla posizione numero 321 anche complice un infortunio. Brancaccio è tornato in campo nel Challenger di Napoli, dove è stato sconfitto da Pierre Hugues Herbert 3-6, 7-5, 6-0. La partita ha fatto molto scalpore però non solo per quanto avvenuto in campo, con l’azzurro che ha sprecato 7 match point, ma anche per quanto successo sulle tribune dove una porzione del pubblico partenopeo si è scagliata contro il proprio beniamino per sostenere il francese, su  cui avevano riposto i propri soldi.

Brancaccio si è prima fatto sentire sui propri profili social e poi è intervenuto qui ai nostri microfoni provando a spiegarci meglio la situazione. Oltre al tema scommesse però non sono mancate considerazioni sul momento d’oro del tennis italiano e sulla carriera parallela della sorella minore, Nuria.

Ciao Raul, innanzitutto grazie per aver accettato quest’intervista. Potresti farci un bilancio di questi primi mesi di stagione?

I primi mesi, soprattutto Gennaio, sono stati molti complicati per me. A Gennaio difendevo intorno ai 170/180 punti, sono partito 180 del mondo ed adesso mi ritrovo 321. Il mese di Gennaio è stato abbastanza duro, non ho vinto una partita. Sono andato in Australia ed ho fatto primo turno, primo turno, sono tornato in Europa ed ho continuato a fare primi turni e mentalmente non c’ero. Nel mese di Febbraio sono tornato a casa e con il mio team abbiamo parlato un po’ di tutto ed abbiamo iniziato a lavorare nel verso giusto.

Sono andato a Tenerife dove mi stavo ritrovando bene in campo sempre con un livello più alto. Poi per sfortuna mia l’ultima partita mi sono fatto male alla gamba. Ho poi continuato la partita ma a causa dell’infortunio sono stato due/tre settimane fermo per un’infiammazione alla tibia. Venendo da un periodo leggermente migliore questo problemino mi ha un po’ destabilizzato.

Sono venuto a Napoli per giocare ed ero contento perché stavo ritrovando le buone sensazioni di Tenerife. Lunedì ho giocato il primo turno e mi stavo trovando anche bene, poi però l’ho persa anche per altre circostanze. Adesso però continuo a lavorare, ogni giorno mi sento sempre meglio, sempre più vicino al mio livello e spero di tornare ad alzare l’asticella e tornare su in classifica.

Ecco torniamo alla partita di lunedì. Potresti spiegarci cosa passa per la testa di un giocatore dopo aver avuto grandi occasioni come 7 match point?

Sicuramente il tennis è uno sport molto complesso in cui i casi di avere match point a favore e poi perdere la partita sono tanti. Fa parte del tennis ma è stata una situazione un po’ anomala ed un po’ strana: stavo giocando bene, mi sono portato avanti 5-4 15-40 ed ho avuto 7 match point, di cui alcuni consecutivi. Di questi 3/4 sono stati un po’ rocamboleschi, con un pizzico di fortuna da parte dell’avversario. Su altri 2/3 potevo fare io meglio.

Instagram: @raulbrancaccio

Nella partita provavo a rimanere sul pezzo senza farmi distrarre da quegli episodi, ho tentato di chiudere la partita ma non è stato possibile. Poi sono andato a servire io e sono andato sul 40-0. Purtroppo ho perso quel game ed in risposta non c’ero, anche per quanto accaduto sia fuori che dentro al campo. Nel terzo le emozioni sono venute a galla e non sono riuscito a controllarle. Dopo il secondo set ho iniziato il terzo che ero a pezzi, non ero più in partita, volevo solo finirla perché non meritavo ciò che stava succedendo in campo. Mentalmente ho avuto un calo e l’ho persa.

Secondo te cosa si potrebbe fare per limitare eventi spiacevoli come quelli di Lunedì?

Sicuramente l’ATP o comunque sia ogni torneo dovrebbe avere maggiori controlli da parte delle sicurezze e di chi sta sui campi per controllare. Quando vai a vedere una partita di tennis il telefono dovrebbe essere vietato utilizzarlo. Dovresti o spegnerlo o metterlo in modalità aereo per non ricevere chiamate, messaggi. È come quando vai al teatro o ad uno spettacolo e ti chiedono di spegnere il telefono perché non puoi usarlo. Nel tennis è lo stesso, ma purtroppo non ci sono controlli sufficienti per far si che questo accada.

Il tennis è uno sport corretto, educato e rispettoso e purtroppo ci sono, non sono a Napoli ma in tutto il mondo, gente che scommette. La cosa brutta è come si comportano, le mancanze di rispetto nei confronti dei giocatori. Noi comunque sacrifichiamo tanti giorni, tante ore, tanti viaggi, tante partite perché comunque è il nostro lavoro e perciò vorremmo che il tennis rimanesse sempre uno sport pulito. Purtroppo però il caso delle scommesse si fa ogni giorno più grande ed è sempre più difficile giocare sereni.

Le tue parole sui social hanno scatenato una reazione dei tuoi colleghi e molti hanno riportato quanto succede quotidianamente nei vostri telefoni. Quanto tutto ciò vi rende difficile vivere una vita “normale”?

Sicuramente noi sappiamo che siamo personaggi pubblici e che ogni settimana siamo esposti alla gente che ci conosce. Quello che è inaccettabile sono gli insulti, le minacce da parte di gente che si nasconde dietro ai telefoni, perché poi di persona hanno paura. Ci arrivano minacce di morte per farci intimorire insieme ad altri messaggi brutti.

Ovviamente sarebbe bello vivere, almeno nel tennis, in un mondo più corretto, più sano, senza insulti e che quando perdi una partita duri solo l’arrabbiatura della partita in se senza dover stare dietro a questi minacce a questi insulti. Noi giocatori cerchiamo di aiutarci tra di noi con queste cose perchè comunque fanno male. Però non possiamo farci nulla se non fa qualcosa l’ATP o comunque delle organizzazioni più in alto di noi.

 

Lo scorso anno hai raggiunto due finali sul cemento, ottenendo il titolo a Noumea e perdendo a Tenerife 2. Su quale aspetto sei migliorato di più per esprimerti ad alti livelli anche su questa superficie?

Sicuramente è aumentata la fiducia in me stesso, questo grazie alle tante partite di alto livello su cemento come negli Slam. Questo mi ha dato più fiducia sul mio gioco e sono sicuro che si sposi bene con il cemento outdoor mentre a livello indoor faccio più fatica nei risultati, perché comunque non mi sento a mio agio.

Non credo però di giocare meglio su una superficie o l’altra, credo di poter giocare bene ovunque. Poi i risultati sono arrivati sul cemento ma io sono nato e cresciuto sulla terra e preferisco giocare lì, dove comunque ho ottenuto ottimi risultati. Sono migliorato in tanti aspetti ma devo sicuramente migliorare in tanti alti.

Quant’è stata importante nella tua crescita avere una sorella con cui condividere questo percorso?

Tanto. Ci siamo aiutati molto a vicenda, anche se io continuo a vivere in Spagna e lei a Napoli e quindi ci vediamo poco se non solo negli Slam. Ci siamo aiutati tantissimi, ho cercato di spronarla, dentro il mio piccolo mondo, la mia piccola esperienza ho provato a darle una mano ed anche lei mi ha aiutato con quello che poteva dirmi.

Siamo una famiglia molto unita, ci sentiamo spesso e ci vogliamo molto bene. Cerco spesso di chiederle il massimo di se, e lei lo stesso con me. Mi piacerebbe vederla più spesso ma questa è la vita del tennista, viaggiamo tanto in utto il mondo ci vediamo poco a malincuore, ma abbiamo anni per toglierci diverse soddifazioni.

Quali sono i tuoi obiettivi per il 2024?

Non mi sono mai posto veramente degli obiettivi concreti. Il mio obiettivo è di stare fisicamente bene, di essere tranquillo, sereno e di godermi il più possibile il mio percorso. A livello di classifica il mio sogno è di entrare in top 100, giocare i tabelloni Slam. Però adesso il primo passo è tornare in top 300, poi 200 e così via perché credo di avere tutte le carte in regola per rientrarci.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Sicuramente vincere a Roma. Essendo italiano vincere il Master 1000 di Roma è sicuramente un emozione speciale. Poi ovviamente tutti gli Slam sono dei sogno. Un altro sogno che ho è vincere il challenger di Napoli essendo napoletano. Quest’anno ci ho provato è andata così ma spero di poterci tornare nei prossimi anni per riprovarci.

Stiamo vivendo un momento d’oro del tennis italiano. Quanto è importante alla crescita del movimento il lavoro della federazione che organizza diversi tornei, anche futures e challenger?

Molto. Non è un caso che nel mondo del tennis l’Italia sia una delle potenze più grandi di questo sport. Penso che il lavoro della federazione sia stato eccezionale, vuoi o non vuoi ci sono tanti tornei sia ITF che challenger che più importanti come il Master 1000 di Roma, le Finals e fino a qualche anno fa anche le Next Gen a Milano. Non è un caso che siamo tanti ragazzi italiani ad altissimo livello, perché c’è una base solida. C’è stato un momento in cui nel mondo del tennis c’erano pochi italiani, però adesso siamo riusciti a farci sentire e pian piano saliamo sempre di più.

Grazie ancora e buona fortuna.

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