Alexander Bublik, l’artista del tennis che sfida Sinner senza compromessi

Al Roland Garros 2025 è arrivato il momento di Alexander Bublik, oggi contro Sinner per un posto in semifinale.
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Al Roland Garros 2025 è arrivato il momento di Alexander Bublik. Il tennista kazako, genio imprevedibile e talento cristallino, è il primo nella storia del suo Paese a raggiungere i quarti di finale di uno Slam in singolare maschile. Un traguardo che ha sorpreso molti, lui per primo. “Forse è il primo anno in cui non mi sono lamentato della terra battuta”, ha detto col suo solito candore. Ora affronterà Jannik Sinner, numero uno del mondo, per un posto in semifinale. Una sfida che promette spettacolo, tra il rigore di Jannik e la poesia anarchica di Bublik.

La filosofia Bublik: tutto, ma alle sue condizioni

Classe 1997, Alexander Bublik non è un tennista come gli altri. “Lavoro sodo, ma alle mie condizioni. Non metto il mio corpo a rischio per una vittoria in più. Per me la vita fuori dal tennis ha lo stesso peso del tennis stesso”, ha spiegato. Una dichiarazione che racchiude tutta la sua essenza: artista prima ancora che atleta, padre prima ancora che professionista.

Eppure il suo tennis incanta. Al Roland Garros ha ribaltato due set di svantaggio contro Alex De Minaur, ha eliminato il numero 5 del mondo Jack Draper e si è ritagliato un posto tra i grandi del torneo. E pensare che, sotto due set contro l’australiano, aveva già in mente il volo per tornare a casa. “Pensavo al biglietto aereo. Poi mi sono detto: ‘proviamoci ancora’. E da lì è cambiato tutto”, ha raccontato. Ora, contro Sinner, ha l’occasione di firmare un’altra impresa: diventerebbe il giocatore con la classifica più bassa a battere due Top 5 nello stesso Slam dal 2004.

Un talento incostante, ma capace di magie

Bublik, attuale numero 62 del ranking e sicuro di rientrare in Top 50 al termine del torneo (sarà almeno n.43), ha costruito la sua carriera sull’estro e sull’imprevedibilità. Servizio devastante, colpi spesso al limite del surreale, rovesci in chop, smorzate improvvise: ogni suo match è uno show. “Ci sono giocatori che per servire come servo io devono fare 100.000 ore di pratica. Per altri ne bastano 20. Questa è la differenza: il talento naturale”, ha detto con una punta di orgoglio.

Il kazako ha già in bacheca quattro titoli ATP: Montpellier 2022 e 2024, Anversa e Halle nel 2023. Proprio ad Halle ha battuto cinque Top 25, tra cui Sinner (ritirato) e Rublev, per sollevare il suo trofeo più prestigioso. Lo scorso anno ha raggiunto anche il best ranking di numero 17.

Ma la strada per il successo non è mai stata lineare. “Ho vissuto molti alti e bassi. Ma senza i momenti difficili, quelli felici non esisterebbero”, ha riflettuto. Non è tipo da piangersi addosso, né da esaltarsi troppo. Ha imparato a prendere il tennis per quello che è: un gioco che non può venire prima della salute e della famiglia.

Un uomo, non un robot

A differenza di tanti suoi colleghi, Bublik non si lascia incasellare nel modello del tennista “robotico”, disciplinato e rigoroso. Lo ha raccontato lui stesso dopo una conversazione illuminante con Gaël Monfils a Dubai: “Mi ha detto che, anni fa, tra i primi 50 o 100 c’erano ragazzi che si godevano la vita, senza fisioterapisti o allenatori. Ora è diverso. Ho capito che devi sfruttare le occasioni quando arrivano, perché se le sprechi è solo colpa tua”.

Un’altra tappa chiave del suo 2025 è stata un weekend a Las Vegas, in un periodo di crisi. Non ha spiegato cosa sia successo, ma da lì in poi la sua stagione ha cambiato volto. Al Piemonte Open di Torino ha trionfato mostrando un tennis brillante, ma anche una disponibilità fuori dal campo che ha conquistato il pubblico. “Non mi alleno solo mezz’ora al giorno – ha chiarito – ma cerco l’equilibrio. Ho una famiglia, un figlio. Non rinuncio a tutto per una vittoria”.

La sfida a Sinner e il sogno di un’impresa

Ora tocca a Jannik Sinner, l’uomo da battere. I precedenti sono tutti a favore dell’altoatesino, con un solo match vinto da Bublik (per ritiro) nel 2023. Ma con Alexander nulla è mai scritto. Lui stesso, sconfitto da Sinner a Miami nel 2021, lo definì “disumano”. E stavolta promette battaglia: senza pressioni, senza regole imposte dall’esterno, solo secondo il suo stile.

“Faccio il mio percorso”, ripete come un mantra. E se quel percorso dovesse portarlo in semifinale a Parigi, non sarebbe solo una favola sportiva, ma la conferma che, anche nel tennis iperprofessionale del 2025, c’è ancora spazio per i poeti ribelli.

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