Dal mare a quasi 3000 metri: quando l’altitudine fa la differenza

Il torneo di questa settimana a Quito si gioca a quasi 3000 metri di altezza sul livello del mare. Analizziamo a fondo quali sono le particolarità nel giocare a tennis in questo particolare tipo di condizioni

Con 2850 metri sul livello del mare, quella di Quito è l’altitudine record per i tornei del circuito ATP. Ma cosa comporta giocare a tennis in queste condizioni particolari? A spanne è possibile asserire immediatamente che l’aria, e dunque l’ossigeno, è più rarefatta, il che rende difficile allenarsi intensamente come potrebbe accadere a più basse altitudini. Inoltre l’aria a queste quote è estremamente secca dato che il contenuto di acqua nell’atmosfera diminuisce con l’aumentare dell’altitudine. Bene, ma quali sono i risvolti che si hanno nel gioco del tennis?

COSA ACCADE FISICAMENTE – Come spiega esaustivamente anche il sito dell’ITF, quando il nostro corpo è soggetto ad un ambiente a bassa ossigenazione l’organismo cerca di ottimizzare tutti i meccanismi di trasporto dell’ossigeno del sangue. Per questo motivo c’è un sensibile aumento del numero di globuli rossi, che sono prodotti in risposta a un maggiore rilascio dell’ormone dell’eritropoietina (il famoso EPO) da parte dei reni. Dunque, maggiore è l’altitudine, maggiore è lo stimolo a produrre globuli rossi extra. Un aumento dei globuli rossi, infatti, significa che il sangue può trasportare più ossigeno, che ne compensa in parte la carenza nell’aria. L’ideale sarebbe abituare il proprio corpo a queste altitudini già alcune settimane prima dell’inizio della competizione vera e propria. Questa naturale produzione extra di globuli rossi ha portato alla creazione di dispositivi atti a simulare l’altitudine, come le tende o macchine ipossiche. Queste pratiche, però, come ha spiegato il biochimico clinico D’Ottavio in occasione del caso Schwazer, “sono proibite, almeno in Italia (ma è lecito utilizzarle ad esempio in Spagna e Inghilterra) perché sono tecniche che comportano un’esposizione dell’organismo a deficit di ossigeno”. Non è dunque facile adattarsi a queste condizioni di gioco come ha sostenuto anche Carreno Busta, al termine del match perso a sorpresa con Martin pochi giorni fa a Quito: “Credo che il mio avversario giochi molto bene in queste condizioni, si trova bene in altura e soprattutto è qui da una settimana. Aveva giocato le qualificazioni e un turno nel tabellone principale. Era già rodato, mentre io no”.

Albert Ramos Vinolas a Quito

GLI EFFETTI SULLE PALLINE… – Su questo aspetto l’ITF ha posto dei paletti: le palline, infatti, devono essere “acclimatate per 60 giorni o più all’altezza del torneo specifico”. Questo affinché la pressurizzazione al loro interno, per quanto possibile, si normalizzi e non risulti più anormale del previsto. Sopra i 1.219 metri di altezza, infatti, è consentito utilizzare un palla con meno pressione per ammortizzare gli effetti atmosferici. Anche l’utilizzo di palline ad-hoc, con circonferenza fino al 6% maggiore, cerca di mitigare questo fenomeno. In particolare, a Quito, vengono usate le Wilson US Open High Altitude. Senza andare troppo a fondo nella questione si arriva a verificare facilmente, come sostiene anche il fisico Howard Brody, la necessità di particolari palline: normalmente le palline sono prodotte con una pressione interna superiore a quella dell’atmosfera. Questa differenza di pressione è standardizzata tra i marchi e regola il rimbalzo e la “rigidità” della palla. Ad elevate altezze, come abbiamo detto poco fa, la pressione atmosferica è minore e dunque questo scarto aumenta. Ne consegue un rimbalzo ed una velocità maggiore, a parità di pallina utilizzata. Inoltre la resistenza dell’aria è minore e il colpo, se non ben calibrato, tenderà a sfuggire dal proprio controllo.

… E SUI TENNISTI – Aspetto fisico e palline sono, dunque, i principali avversari (o alleati, che dir si voglia) dei giocatori in campo. L’intuito ci porta ad affermare che quanto detto in precedenza avvantaggi più i giocatori al servizio piuttosto che quelli in risposta. Non a caso l’evento di Quito è uno dei pochi eventi che si gioca su terra battuta in cui i big server si trovano a proprio agio. La tabella sottostante, presa dal sito pinnacle.com, fa riferimento alle percentuali di turni di battuta mantenuti e al numero di set disputati in ciascuna partita negli eventi considerati “d’altura” nel 2014. Salta all’occhio un aumento di set giocati, in media il 4% in più di match decisi al terzo set, con un picco del quasi 10% fatto registrare nel torneo di Quito di quell’anno. Anche le percentuali di servizio mantenuto aumentano di un fattore medio del 3%, registrando un calo solo nel caso di Kitzbuhel, il più “basso” dei tornei presi in esame (760 metri sul livello del mare).

Event Matches 2 Sets 3 Sets 2 Set % 3 Set % Service Hold %
Gstaad 76 45 31 59.2 40.8 78.3 (+2.7)
Kitzbuhel 78 48 30 61.5 38.5 74.2 (-1.4)
Bogota 52 33 19 63.5 36.5 82.2 (+3.0)
Quito 27 15 12 55.6 44.4 80.2 (+4.5)
Overall (Altitude) 233 141 92 60.5 39.5 N/A
ATP 2014 N/A N/A N/A 64.8 35.2 N/A

CONSIGLI AGLI AMATORI – Le condizioni di gioco (e ciò che ne deriva) sono piuttosto estreme rispetto ai tornei abituali, tali da giustificare queste importante variazioni. Dunque siete avvisati: se anche voi dovete andare a giocare in quota, salite qualche giorno prima e applicate le seguenti accortezze nel vostro gioco: corde più tese, in modo che la sensibilità ai colpi rimanga simile a quella “normale” e colpi in maggior top spin, in modo che scappino via meno colpi possibile.

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