David Ferrer, ¿qué pasa?

Il trentaquattrenne di Javea sta attraversando da almeno un anno un periodo molto negativo in termini di risultati. L'età certamente fa la sua parte, ma a cos'altro è imputabile un calo così netto delle sue prestazioni in campo?

34 primavere non sono certo poche per un giocatore di tennis ma quello che sta accadendo a David Ferrer ha qualcosa di insolito. Lo spagnolo infatti stenta a riprendersi da una crisi di risultati che perdura da ormai quasi due stagioni. L’ultimo titolo risale all’ottobre 2015, quando in terra viennese sconfisse Steve Johnson in tre set. Stagione, quella, che non sembrava preludere al calo avuto successivamente, visti i cinque trofei conquistati quell’anno.

2016 IN REVIEW – Dopo l’off season, però, il buio: 2016 con pochissimi acuti. Subito fuori a Doha, dove difendeva il titolo, ma sembrava comunque essere un episodio, visti gli onorevoli quarti di finale fatti registrare al successivo Australian Open. La parabola dei risultati è, però, tornata a scendere poco dopo, non attenuandosi neanche con l’avvento della stagione in “rosso”, per antonomasia la sua preferita. Solo ottavi al Roland Garros, dove qualche stagione prima conquistò la finale, e poi una sfilza di primi e secondi turni nei tornei successivi. L’erba, del resto, gli è quasi sempre risultata indigesta (“solo” quarti di finale come miglior piazzamento in carriera a Wimbledon). È il turno delle Olimpiadi, che lo vedono fuori dai giochi nel primo, secondo e terzo turno nelle tre discipline in cui è impegnato: doppio misto, singolare e doppio rispettivamente. Dopo US Open ancora sottotono, dove conquista comunque una bella vittoria contro Fognini, sembra poter risalire la china ottenendo semifinali a Shanghai e Vienna, dove in entrambi i casi perde da Murray (in Austria per ritiro). Chiude la stagione a Bercy, dove racimola solo un misero primo turno.

SLAM MANCANTE – 2017 che non comincia sotto una buona stella, tanto per citare un film di Verdone. A Brisbane perde dalla giovane wild card locale Thompson, mentre ad Auckland cede a Robin Haase al tie-break del terzo set. Le cartucce di Ferru sembrano essersi esaurite, quando oramai si trova alla soglia dei 35 anni. L’anno scorso cominciò da numero 7, oggi è fuori dalla top 20, ma capiamo benissimo che dopo oltre 16 anni di professionismo è lecito attendersi una flessione dei risultati. Vincitore di 26 titoli ATP, best ranking al numero 3 ottenuto nel 2013, finalista Slam e nelle Finals, e vincitore di ben 3 Davis Cup da protagonista, Ferrer ha contribuito a segnare un’epoca tennistica, nonostante non sia mai riuscito a superare l’asticella dei Fab Four definitivamente. L’impressione è che qualche nuova soddisfazione, specie nei tornei minori, sia in grado di togliersela prima che arrivi il giorno di appendere la racchetta al chiodo. Le sue “galoppate” kilometriche lungo la linea di fondo campo e la sua forza mentale sono le principali caratteristiche che molti gli invidiano e che magari sarebbero valse in altre situazioni molti più successi di quelli ottenuti durante la sua comunque brillante carriera. Ve lo immaginate un David Ferrer 20enne nel circuito odierno? Magari uno Slam sarebbe riuscito a portarlo a casa, l’unico grande trofeo che manca nella bacheca di un così grande tennista.

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