Disastro! E’ la prima -e a dirla tutta anche l’unica- parola che ci viene in mente, alla notizia della positività di Nole Djokovic e signora al Covid 19: disastro per il tennis, per Serbia e Croazia teatro della nefasta Adria cup, per coloro i quali sono stati contagiati (al momento Dimitrov e Coric, più una serie di accompagnatori vari: ma tutto lascia ritenere che la… colonna infame possa allungarsi ulteriormente col passare dei giorni), per lo stesso numero 1 del mondo.
Nel momento in cui lo sport della racchetta tenta faticosamente di risollevarsi -a Todi, per dire dell’Italia, sta andando in scena una raffazzonata edizione del risorto Campionato italiano, senza big, con pubblico sparuto nonchè rigorosamente, si direbbe, ignaro delle norme sul distanziamento e sull’obbligo della mascherina, che molti a vedere le immagini in tv portano a mò di collare…-, arriva fra capo e collo questa mazzata: tale anzitutto perché coinvolge, in veste di organizzatore, proprio il massimo esponente di tale disciplina. Quasi tutti gli altri sport si sono bene o male rimessi in moto, con mille cautele (non sempre peraltro osservate: stendiamo un velo sui calciatori che si baciano ed abbracciano ad ogni goal…), comunque senza conseguenze, pare. Quanto meno non così eclatanti: già, perché il tennis, il gioco che rappresenta rischio zero o giù di lì -come sbandierano gli addetti ai lavori a destra e a manca- sbanda miseramente, ed esce fuori strada appena alla prima curva. Sì, proprio un figurone, con (possibili) conseguenze: gli Slam che hanno annunciato in pompa magna il loro prossimo svolgimento -meno quello principe: il più responsabile?…- che faranno adesso? C’è da credere che alzeranno il livello di guardia, col risultato di rendere la vicenda ancor più balbettante di quanto non apparisse già -porte chiuse, in campo solo i due giocatori e l’arbitro, nessun ‘tecnico’ al seguito fra massaggiatori, preparatori, allenatori e così via, etc. etc. etc-: sai che appeal, senza considerare che diversi fra i big specie per l’America hanno manifestato da subito forte scetticismo sulla propria partecipazione.
E vogliamo parlare dei due paesi slavi nei quali si è tenuto il triste evento? Il povero Djokovic, con la coda fra le gambe, si è affrettato a precisare come l’allegra brigata abbia osservato le regole in materia di contagio vigenti tanto in Serbia quanto in Croazia, notoriamente piuttosto blande: a parte che, si legge nei protocolli, il rispetto della distanza fra individui è ‘fortemente consigliato’, e negli happening vari pre, durante e post gli incontri tutti se ne sono bellamente strafregati… Bene, a parte ciò, non ne esce bene neppure un po’ l’immagine di due stati che prendono la cosa alla leggera: o per le regole stabilite in sé, o quanto meno nell’assenza di controlli ed ammonimenti verso coloro i quali di quelle regole poco conto hanno tenuto… Vabbè, affari loro.
Affari di Nole invece, sotto forma di volatili per diabetici a voler usare un’espressione poco elegante ma efficace, che già di suo appariva poco simpatico ad un gran numero di appassionati (e qui spezzo una lancia in suo favore: che colpa ne ha se si è insinuato, da padrone, nell’eterno duello fra Roger e Rafa?): ora è al minimo storico, perché tutta una serie di congiunture sfavorevoli lo hanno spinto improvvisamente in fondo al pozzo. Quell’aria da showman che spesso, forse ‘naturaliter’ rispetto agli altri due ben più sulle loro, esibisce, porta a pensare anche chi gli è favorevole che stavolta ha esagerato, fra notti in discoteca, contatti diretti troppo spinti, aggregazioni varie: come dire “sono bravo sono bello sono figo, che m’importa del virus: non può farmi, e farci nulla ormai”… Già: e se il bulgaro ed il croato positivi prima dell’amico di Fiorello già avevano scalfito la sua immagine, la notizia che lui e madame ci son caduti dentro con tutte le scarpe lo mette kappaò nella considerazione del mondo intero.
Capirai, quando una cade e fa il botto, viene facile pensare ai precedenti: le recenti dichiarazioni che vuol diventare il numero uno della storia (“presuntuoso”!), quelle ancor più peregrine del papà, habituè di cadute di stile reiterate nei confronti dello svizzero e dello spagnolo (Federer è ora che ti godi la pensione, dove vuoi andare a 40 anni, ha sproloquiato recentissimamente). E nei confronti delle quali il pargolo prediletto del rude Srdjan mai si è sognato di prendere in qualche modo le distanze: capisco pure il perché, cioè l’imbarazzo che decisamente prova, ma non me la sentirei di biasimare sino in fondo chi al contrario ritiene che stia zitto e muto perché in fondo condivide le parole di paparino… Insomma, tutto un vero disastro: ma un disastrissimo per Nole, che ora per riguadagnarsi qualcuna di quelle non eccessive simpatie di cui godeva, si troverà costretto a scalare l’ Everest a mani e piedi nudi. E non è detto che sia sufficiente.