ESCLUSIVA- Giovanni Oradini si racconta a Tennis Circus “Stagione positiva. Sogno di giocare a Wimbledon”

Intervista in ESCLUSIVA a Giovanni Oradini

Nella stagione che si è conclusa da poco l’Italia si è resa protagonista sia nel circuito ATP, che nei circuiti minori. Uno dei ragazzi che si è maggiormente contraddistinto è Giovanni Oradini, il quale aveva iniziato la stagione fuori dalla posizione 1200 e l’ha conclusa a ridosso dei 300. Il venticinquenne di Rovereto ha accettato di raccontarsi in ESCLUSIVA qui su Tennis Circus.

Ciao Giovanni, grazie per aver accettato la nostra richiesta. Innanzitutto ti chiedo di fare un bilancio della stagione che si è appena conclusa.

“Sicuramente è stata una stagione molto positiva, ho iniziato l’anno con 5 punti, giocando le qualificazioni dei futures ed ho finito giocando praticamente solo challenger, quindi è stata una stagione sicuramente positiva in cui ho giocato tante partite. Sono sicuramente soddisfatto.”

Quanta consapevolezza ti hanno dato le settimane ad inizio anno a Sharm El Sheik, dov’è arrivato il primo titolo?

“Lì sicuramente 3 belle settimane, semifinale finale e vittoria, sono state 3 settimane positive. Devo dire che ho iniziato l’anno subito bene, con la finale in un 25.000 a Monastir e poi in Germania avevo fatto semifinale partendo dalle qualificazioni, in un 15.000 con livello molto alto. Lì sentivo che stavo giocando bene e che avrei potuto vincere un futures, non era successo in Germania, non era successo in Tunisia, comunque era uno dei miei obiettivi. Poi è successo a Sharm poco dopo, ben venga.”

Facciamo ora un passo indietro alle tue scelte giovanili, quando sei andato a frequentare un college americano, a differenza di molti giovani italiani ed europei. Da cosa è maturata questa scelta?

“Sicuramente è stata un’esperienza positiva che mi ha dato tante cose positive, perché comunque stare via di casa per 4 anni, essere lontano da tutti, in una cultura diversa dalla mia, perché sono andato a vivere in Mississippi, che sicuramente non è come andare a vivere a New York. È stata un’esperienza che mi ha dato tanto. Ho scelto di farla perché il mio maestro del tempo, che è lo stesso di adesso, il quale lavora per PTN (Pro tennis network), andava a lavorare in Federazione. Io non avevo ben chiaro cosa fare, avevo appena finito le superiori, avevo ricevuto varie offerte da diversi college e mi son detto perché non provare. Anche perché non avevo il livello per vincere ITF e non avevo punti, quindi non potevo ancora mantenermi con il tennis. È stata una scelta anche economica, e per vedere in un futuro un pó lontano, che mi avrebbe dato una possibilità in più di giocare anche dopo essermi laureato. L’ho sempre vista come una cosa per continuare a giocare e per migliorare, non per studiare e inserirmi nel mondo del lavoro.”

Pensi che rispetto ad altri giovani ti abbia dato qualcosa in più?

“Sicuramente si! Il coach della squadra ci teneva molto alla disciplina, sull’aspetto mentale e sull’atteggiamento in campo. Quindi quella cosa lì mi ha aiutato molto, perché ho lavorato per 4 anni su una cosa che prima di andare al college faticavo molto a fare. Non ero bravo a gestire le mie emozioni, a capire i momenti di difficoltà, cosa che spesso mi penalizzava. Adesso a livello di gestione delle mie emozioni mi sento molto più pronto in campo, adesso le reputo un mio punto di forza. Sicuramente questa esperienza mi ha dato molto in questo.”

Negli ultimi mesi di sei confrontato con giocatori come Sandgren, Thompson, Escobedo, anche con diversi successi. Credi di poter competere stabilmente con questi avversari, che già hanno giocato nel circuito ATP oppure pensi che ti manchi ancora qualcosa?

“Secondo me il livello è molto simile per quanto ho notato. Comunque giochi nei tornei ITF e trovi sempre 2/3 giocatori che hanno un livello molto alto, anche se magari il ranking non è nei primi 300, ma magari stanno salendo. Il livello challenger ovviamente giocano tutti bene, ma non c’è un alieno che serve solo ACE, o che fa solo vincenti. Insomma il tennis è quello, quindi penso che il livello sia simile. Penso che ho un gioco che può dar fastidio a tanti, quindi nelle giornate positive, ma anche solo quando riesco a giocare il mio gioco normalmente, posso competere con tutti. Poi sono anche consapevole che ci sono quelle giornate in cui non è proprio la tua giornata, quindi può capitare di perdere con uno più basso di ranking. La differenza secondo me è minima. Fino ad ora non ho mai visto giocare un giocatore 20/30 del mondo, ma nei challenger comunque ci sono giocatori 80/90, ma non vincono sempre. Può capitare anche che un giocatore sui 300 batta uno intorno al 120. Questo è anche il bello del tennis.”

A questo punto che hai fatto stesso tu questo collegamento ti rivolgo la domanda che ci è stata proposta dai nostri lettori tramite il gruppo telegram (p.s. se non ci siete ancora è il momento di unirvi): dal giocare il circuito ITF a quello Challenger è cambiato il tuo modo di preparare mentalmente una partita o una trasferta?

“A dirti la verità no. Dal punto di vista di preparazione alle partite non è cambiato niente. Poi si sa che i Challenger sono tornei in cui c’è un ambiente diverso, tante volte sono organizzati meglio, dipende sempre a che tornei lo paragoni, perchè ci sono tornei futures in Italia che sono bellissimi. Però sai nei challenger solitamente ci sono tanti campi di allenamento, tutti vogliono allenarsi, quelli dell’organizzazione sono tutti lì per te. È un ambiente diverso ed è anche bello stare in quell’ambiente lì, e ciò ti porta a dare il meglio di te stesso. Penso anche che giocando partite di alto livello tutte le settimane il mio livello di tennis si sia alzato, quindi quella cosa lì sicuramente aiuta.”

Sono consapevole che la stagione è finita da poco, ma già hai pensato quali potrebbero essere dei possibili obiettivi?

“No, non ci ho ancora pensato. Sicuramente giocare le qualificazioni di uno Slam, non so da quando. Secondo me già dal Roland Garros, potrebbe essere un obiettivo fattibile. Questo ho in testa io, visto che è stato sempre uno dei miei obiettivi. Ci sono lontano, ma non così lontano, anche se ci vogliono ancora tanti punti.”

Un obiettivo che hai detto hai da sempre è giocare le qualificazioni di uno Slam. Un sogno invece quale potrebbe essere? Un torneo che da sempre sogni di giocare e perché no anche di vincere?

“A me piacerebbe giocare nel tabellone principale di Wimbledon, poi vincerlo non so se ci credo veramente. Magari anche se si fa un quarto di finale non si butta. Un buon primo turno, una buona partita, un qualcosa… (ride n.d.r.).”

Grazie mille Giovanni per la grande disponibilità che hai mostrato, ed in bocca al lupo per tutto.

“Grazie a voi”

Se volete vedere il video dell’intervista cliccate qui:

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