I gladiatori del Foro Italico

Si concludono dei quarti di finale stupendi nel tabellone machile. Sarà derby elvetico tra Federer e Wawrinka nella parte bassa. In alto, Djokovic attende da favorito Ferrer.

hanno proposto agli appassionati quattro match veri, in cui il livello della sfida, dell’agonismo, non ha avuto nulla da invidiare alla tensione degli Slam. Nessun riferimento alla querelle sul “mini-slam”, lasciamo ad altri questo non-tema. Piuttosto parliamo di tennis.

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Il match tra Ferrer e Goffin appariva come il quarto più debole, tennisticamente. La tigna di Ferru contro l’eleganza del giovane David. Un match sicuramente sorprendente per la capacità del belga di resistere ad un primo impatto devastante dello spagnolo, che martellava con continuità nei due angoli del campo, scambiando da fondo e mettendoci dentro molte gambe. Goffin, incassata la sconfitta del primo set, reagiva con decisione usando il servizio in modo vario ed efficace, senza disdagnare degli splendi ricami, specie dalla parte sinistra, che hanno mandato in visibilio il pubblico romano. Ferrer però non ci sta, riprende a martellare cercando però di verticalizzare di più, in modo da non dare angolo al belga. La maggiore esperienza nel giocare al limite e sicuramente un terra romana più favorevole all’iberico portavano il match dalle parti di Madrid. Punteggio bugiardo invece tra Federer e Berdych.

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Gran tennis, pochi errori, variazioni e potenza, precisione balistica e verve fantasiosa. Insomma, questi temi ci dicono che questo match è stato un confronto di stili ma di livello altissimo. Un quarto di finale che ci restituisce un Federer decisamente in versione deluxe, candidato ad una vittoria a Roma che manca nella sua bacheca-armadio (a quattro ante). Certo, il ceco era nervoso, polemico (anche lo svizzero, ma per altri motivi con il giudice di sedia) e insicuro negli appoggi per via della scelta di non annaffiare il campo al termine del primo set, rendendo così decisamente più veloce la terra del Foro.

Djokovic, nel terzo quarto di finale, ha lottato davvero come un gladiatore contro il suo doppio. Se è vero che lo stile di Dimitrov sta a quello di Federer per movenze, è altrettanto vero che Nishikori pare la versione asiatica del serbo. Gambe, timing pazzesco, tattica sempre lucida, risposte che leggono il servizio con rara astuzia. E non poteva che finire al terzo set, dopo una battaglia vera il quarto di finale tra questi due giocatori speculari. La chiave di lettura sta nelle statistiche, con una compensazione tra la maggiore redditività della prima di servizio del serbo e della seconda del giapponese: mentre la maggiore capacità di non concedere break-points del serbo e di difenderli gli consente di avere la meglio sul giovane Kei, il quale a fronte delle 6 palle break concesse, ne difende solo 3. Tutta là, segno di un equilibrio davvero rimarchevole e di un livello alto, altissimo.

Nadal-Wawrinka-diretta-Internazionali-2015-Roma
Nel match notturno si sfidano due modelli diversissimi. Nadal, re di Roma e di qualsiasi luogo in cui la terra sia di colore rosso, contro Wawrinka, genio e sregolatezza (o svogliatezza?) del tennis moderno. Un primo set intensissimo, break e contro break. Grandi top della maiorchino, anticipo e verticalizzazioni (molto vicine alle righe) per l’elevetico. E’ Nadal a rompere gli equilibri nel fatidico settimo game, ma per ben due volte Stan rintuzza e porta il match al tie-break, che è da cineteca. Nadal si porta agevolmente in vantaggio fino ad issarsi a 4 set point, ma a quel punto gli dèi del tennis rivolgono il loro sguardo verso la Svizzera. Ben 7 scambi in cui Wawrinka inchioda sulla prima fila Nadal, costretto a remare da fondo, e nonostante la magistrale difesa spagnola, Wawrinka riesce a portare a casa la prima frazione. La musica non cambia nella seconda frazione.

Nadal prova a fare qualcosa, ad essere più propositivo, ma gli manca un metro, forse un metro e mezzo nella profondità dello scambio, la sua palla liftata non fa più male come una volta e le contro misure di Stan funzionano. Tutte. Sembra un remake di Melbourne 2013, ma con la differenza che quel Nadal era più efficace. Wawrinka resta lucido, non perde la fiducia nel su servizio, chirurgico quanto potente, il dritto d’attacco va puntualmente nell’ultimo metro utile di campo e Nadal è costretto a gettare il cuore nelle sue scarpe per rimandare di là le bordate rosso-crociate. Il match offre emozioni nel settimo game, quando Wawrinka è costretto ad annullare 3 palle break con altrettanti vincenti e poi nulla, se non registrare una prestanzione monstre dell’elevetico che lo proietta con un 7-6 6-2 in semifinale contro Federer.

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