Il circuito di tennis dal punto di vista di un fisioterapista

Pressione, responsabilità e ansia: non è semplice la vita di chi deve mettere in condizione un tennista di ritornare in campo in pochi minuti. Ce lo racconta Alejandro Resnicoff, intervistato da Tenis News.

Hanno a disposizione tre minuti per far tornare un giocatore in campo dopo che chiede il time out medico. Vivono un sogno, fanno un lavoro molto affascinante, ma altrettanto difficile. Per spiegare che cos’è quest’attività, il sito brasiliano Tenis News ha intervistato il fisioterapista Alejandro Resnicoff, presente la scorsa settimana all’ATP 250 di San Paolo. Resnicoff è uno dei 15 fisioterapisti che viaggiano per il mondo per prevenire, prendersi cura e occuparsi degli infortuni di tutti i tennisti del mondo.

Resnicoff, da 6 anni sotto contratto con l’ATP e da 19 nel mondo del tennis, è stato anche un giocatore amatoriale. Ha conseguito la laurea in fisioterapia ma senza l’obiettivo di lavorare nel tennis: “Ad essere onesti, non avrei mai pensato di lavorare nel tennis, nello sport, con i giocatori come ho fatto finora, ma è successo” – ha detto.

Parla portoghese, italiano e ovviamente spagnolo. E’ praticamente poliglotta come gran parte dei fisioterapisti del circuito, in modo tale da comunicare in maniere più facile con i giocatori che provengono da più parti del mondo.

Siamo fisioterapisti, in passato non era come adesso in ATP, eravamo solo ‘trainers’. In TV dicono sempre ‘trainer’ quando ci inquadrano, ma non è più così. Siamo differenti” – ha chiarificato riguardo il suo ruolo.

Abbiamo a che fare con i giocatori prima, durante e dopo i match. Sia per prevenire infortuni che per risolvere un problema che può esser venuto fuori. Inoltre, valutiamo e creiamo piano di recupero per infortuni che avvengono a causa della debolezza fisica“.

Perciò c’è molto dietro le quinte. Il lavoro che i fan vedono è quello sul campo. L’argentino ha parlato anche della pressione che sentono quando sono sul terreno di gioco: “C’è sempre pressione, dobbiamo seguire regole che dobbiamo valutare il più presto possibile. C’è un altro giocatore dall’altra parte, che deve stare fermo il meno possibile. E’ in quel momento che decidiamo se cominciare con il trattamento o no. Ci sono infortuni che possono essere attutiti e altri che no. Perciò bisogna valutare con attenzione“.

Secondo Alejandro, i tre minuti di MTO sono abbastanza, e in più, gli infortuni che possono essere curati sul campo sono quelli che migliorano in minor tempo. I fisioterapisti giocano un ruolo più o meno importante quando il giocatore non sa se continuare a giocare o ritirarsi, ma “la decisione finale spetta al giocatore. Tu gli dici sempre quali sono i pro e quali i contro. Quando un tennista non riesce a comprendere la situazione, c’è uno staff ATP che decide al di sotto dei fisioterapisti“.

Infine riguardo la vita dei fisioterapisti, che viaggiano per 30 settimane all’anno, ha affermato: “E’ bellissima ma stancante. Tutti noi dell’ATP abbiamo le stesse difficoltà di chi viaggia, la maggior parte di noi ha famiglia, perciò è difficile. Ma abbiamo una buona relazione gli uni gli altri. Lavoriamo in un buonissimo team e ci aiutiamo per fare in modo che vada tutto bene. In qualsiasi ambiente di lavoro, se c’è un clima positivo, le cose vanno sempre bene“.

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